Un matrimonio di guerra

Un matrimonio di guerra Un matrimonio di guerra Il «sì» con l'incubo dei bombardamenti e l'avventuroso viaggio di nozze a Stresa IL mio sposo - racconta Gemma Bianchi Carpinte- rì - aveva occhi bellissimi e mi amava tanto. L'avevo cono¬ sciuto all'Ufficio delle Imposte di Torino, che in tempo di guerra era in via Roma. I direttori aveva¬ no assunto un bel gruppo di studenti (ed io con loro), perché parte dei dipendenti erano stati richiamati al fronte o erano bol¬ lati. Questo ingresso di gioventù negli uffici severi aveva recato ima grande ventata di allegria, malgrado l'orrore dei tempi e i pericoli sempre incombenti. Come si temeva, anche l'Uffi¬ cio delle Imposte ima notte fti sinistrato nel corso di Un bombar¬ damento, parecchie stanze diven¬ nero inagibili e noi ci restringem¬ mo: dove prima lavoravano due persone, ne misero quattro, dove c'era un impiegato solo, ne collo¬ carono due. Così, in ima piccola stanza venne aggiunto un tavoli¬ no per me. Mi sentii smarrita... La persona con cui avrei dovuto lavorare mi provocò subito un profondo disagio. Io ero vissuta in un ambiente strettamente tori¬ nese, lui era nato in Sicilia. Poi¬ ché le grandi migrazioni interne non erano ancora avvenute, non riuscivo nemmeno a capire le poche parole che mi rivolgeva. Supplicai il direttore di assegnar¬ mi un altro posto, ma invano. Così, dopo qualche lacrima, mi rassegnai. All'inizio fummo entrambi freddamente cortesi; ma presto avvenne qualcosa di sorprenden¬ te: nacque una sincera amicizia, che non tardò a trasformarsi in amore. Enzo, meno giovane di me, aveva fretta di sposarmi: non fu possibile convincerlo ad attendere ancora un poco. Così; mentre la gente fuggiva dalla città e gli alloggi si svuotavano, preparammo la nostra dimora alla Crocetta, luogo sempre caro al mio cuore. Il 15 giugno 1944 c'incontram¬ mo alla mia parrocchia (gli Ange¬ li Custodi) per la cerimonia nuzia¬ le. Sento ancora oggi l'acuto pro¬ fumo dei gigli benedetti che il mio Padre spirituale, frate Cele¬ stino, mi aveva inviato dalla chiesa di S. Antonio da Padova. Il mio cuore batteva, batteva, sia per l'emozione sia per il timore che la cerimonia venisse guasta¬ ta dall'allarme-bombe; invece il Cielo ci concesse serenità e gioia. Però io ero circondata da parenti e amici ih festa;" invece Enzo, poverino, era completamente se¬ parato dai suoi cari, alcuni al fronte, altre bloccati in Sicilia a causa degli evénti bellici che dividevano l'Italia in due. Furo¬ no momenti indimenticabili, in cui. la letizia si mescolava alla nostalgia e, per il mio sposo, ad ima commozione profonda, che gli rigava di lacrime il viso... Ma, dopo i fatidici "Sì", tutto si tra¬ sformò in festa. Riuscimmo persi¬ no ad offrire dei dolci avuti a "borsanera"... Malgrado i pericoli, avevo chiesto con insistenza il classico viaggio di nozze. E, come sem¬ pre, Enzo, benché titubante, ave¬ va acconsentito. Scegliemmo una meta vicina: Stresa, sul lago Maggiore. Prenotammo all'hotel Regina, il migliore del lago. Il viaggio fu più lungo del previsto. Malo feci col capo appoggiato sul petto di Enzo, e sentendomi finalmente rilassata e serena: Mentre il sole stava per tramon¬ tare, raggiungevamo finalmente l'hotel. Sì, ma non potemmo acce¬ dere ad alcuna camera: proprio in quei giorni l'hotel era. stato requisito dagli ufficiali tedeschi! Peregrinammo di albergo in al¬ bergo, scendendo sempre più in basso. Ma non c'era posto, nessu¬ no ci volle ricevere. Sembrava¬ mo Giuseppe e Maria nella vana ricerca di un giaciglio... Io stavo per scoppiare in lacrime. E intan¬ to era imminente il coprifuoco... Non ci restava che tornare in fretta a Torino! Purtroppo, nel frattempo, i binari dei treni erano stati par- j zialmente distrutti dai mitraglia¬ menti. Fummo costretti ad alter¬ nare il percorso sulla vettura ferroidana con lunghe marce sui ciottoli dèlia massicciata. Con l'aiuto di Dio, mentre ormai era sceso il buio e la città pareva morta, riuscimmo finalmente a raggiungere la nostra casa bene¬ detta. Appena entrati, senza par¬ lare mi lasciai scivolare lungo la parete fino a terra, distrutta. Enzo, più forte di me, saggiamen¬ te volò dalla custode, l'ottima signora Celestina: ella stava per mettersi a letto, ma fu così genti¬ le che, con quel poco che aveva, riuscì a prepararci un'indimenti¬ cabile frittata di zucchine. Enzo adagio adagio mi mise in bocca il cibo a pezzettini come fossi una bambina. Infine, rispettando la mia enorme stanchezza, mi depo¬ se deheatamente sul letto a dor¬ mire da sola. Poi fu la vita insieme, nel bene e nel dolore, sempre uniti.. Fu quel sentimento meraviglioso che non è la passione che divora e si spegne, ma è dolcezza, amo¬ re, rispetto, sohdarietà, tenerez¬ za... Quel grande cuore fu sem¬ pre il mio porto sicuro, malgrado i tanti dolori che il tempo non ci risparmiò. Ancora adesso, quan¬ do guardo' alla televisione i bei film con Montalbano e la SicUia, risento quella voce antica e pian¬ go di nostalgia...». 1945. Enzo Carpinteri e la moglie Gemma Bianchi il giorno delle none

Persone citate: Ange, Custodi, Enzo Carpinteri, Gemma Bianchi

Luoghi citati: Italia, Padova, Sicilia, Stresa, Torino