Jhon Fante E' ARRIVATA PRIMAVERA di Claudio Gorlier

Jhon Fante E' ARRIVATA PRIMAVERAJhon Fante E' ARRIVATA PRIMAVERA IL RITRATTO Claudio Gorlier UNO dei non pochi debi¬ ti che abbiamo contrat¬ to con Elio Vittorini, il Vittorini incalzante scopritore di scrittori stranie¬ ri, specie americani, riguarda John Fante, il narratore italo- americano letteralmente ripe¬ scato solo in tempi recenti negli Stati Uniti, purtroppo dopo la morte. Fu Vittorini a inserirlo nella ormai leggenda¬ ria antologia i4merica«a, fu lui a tradurre per Mondadori, ad¬ dirittura nel '41, uno dei libri fondamentali di Fante, Ask the Dust, del '39 con il titolo II cammino nella polvere. Ora il cerchio provvidamen¬ te si salda grazie alla ricca, vivace biografia di Fante, Una vita piena, opera di uno studio¬ so americano di ascendenza anglosassone - dunque, nessu¬ na forma di nostalgica rievoca¬ zione etnica - Stephen Cooper (pp. 400, L. 35.000, traduzione di Francesca Giametto e Ilaria Molinari, la pubblica la mar¬ cos y marcos di Marco Zapparo- li, editore che ha riproposto nel suo catalogo tutta l'opera di Fante n.d.r). Gli ambienti accademici americani, di cui pure Cooper fa parte, sono tuttora tiepidi nei confronti di Fante, bisogna sottolinearlo. Il suo più entu¬ siastico celebratore fu un altro scrittore a lungo misconosciu¬ to, e poi ipercelebrato, Charles Bukowski. Ma la ripresa di interesse per Fante è ormai un dato di fatto incontestabile nella patria amata e passional¬ mente maledetta da Fante. Ben venga la biografia di Cooper e la corrispondenza di Fante con Henry Louis Menc¬ ken, che sta per uscire con il titolo Sto sulla riva dell'acqua e sogno ("Lettere 1930 - 1952", a cura di Michel Moreau, tradu¬ zione di Alessandra Osti, in libreria per Fazi dal 2 novem¬ bre n.d.r.). Fante, di ascendenza abruz¬ zese, figlio di un emigrato che a sua volta si era trasferito negli Stati Uniti per raggiunge¬ re il padre, era nato nel 1911 a Denver, nel Colorado, un posto sciagurato per un italoamerica- no. Se l'esistenza dell'emigrato poteva a quei temili essere dura a New York o a Chicago, trovarsi nella capitale delle Montagne Rocciose significa¬ va sprofondare tra wasp puri, irlandesi, che per un daga o wop potevano manifestare sol¬ tanto un paternalistico disprez¬ zo'. Studiò allo elementari in una scuola di suore, e frequen¬ tò le superiori in un'istituzione di gesuiti. All'università falli: non era per lui. Si ridusse a fare il muratore con il padre, ma a un certo punto si mise on the road per la California. Credeva di farcela in due setti¬ mane, ci impiegò due mesi. Trovò lavoro in uno stabilimen¬ to per la conservazione del pesce, poi nel porto, toppo di nuovo gli studi universitari, nonostante un singolare idillio con un'insegnante. Ma gradualmente trovò atti¬ vità più consone ai suoi interes¬ si, senza mai veramente sfon¬ dare, come giornalista e come sceneggiatore a Hollywood, specie per film di serie B. Curiosamente - ci rammenta Cooper - nel '60 venne a Roma, scritturato da Dino de Lauren- tiis per scrivere il soggetto, pensate un po', di un film «su un brigante italiano». La vita familiare di Fante fu a suo modo tumultuosa, per gli scontri specie con il padre, ma la grande avventura della sua vita riguardava la vocazione a scrivere, costellata di insucces¬ si con gli editori, mentre egli conduceva a Los Angeles una vita di beat ante litteram. Fi¬ nalmente, nel '38, apparve Wait until Spring, Bandirli, tradotto in italiano da Giorgio Monicelli, Aspettiamo prima¬ vera, Bandini, e pubblicato da Mondadori nel '48. Con II cam¬ mino nella polvere questo ro¬ manzo rimane forse l'opera più significativa di Fante, e segna l'apparizione sulla scena letteraria americana del perso¬ naggio paradigmatico per ec¬ cellenza di matrice italiana. Il titolo del romanzo si pre¬ senta realistico e simbolico insieme. Per il muratore, la bella stagione è basilare, ma al rcana.ara, ce ssenen una terra di nessuno, né italia¬ na né americana. Da lei ha un figlio, Arturo, torturato anche lui dal complesso della doppia identità. Vorrebbe essere total¬ mente americano e chiamarsi John, ma poi grida a Rosa, la donna amata, che dopo tutto è italiano. A primavera, padre e figlio si riconcilieranno dopo molti scontri, e troveranno finalmente una sia pur inquie¬ ta identità. Arturo, in prospettiva sco¬ pertamente autobiografica, è il protagonista di Chiedi alla pol¬ vere, il cui titolo deriva da un passo di Hamsun. Ancora Ban¬ dini, s'intende, con una storia d'amore che si conclude amara¬ mente, i sogni e le ambizioni letterarie di Arturo. Alla stesu¬ ra del romanzo vegliò Joyce Smart, la donna che Fante aveva sposato contro il parere della famiglia; intellettuale raf¬ finata, poetessa di qualche me¬ rito, ma anglosassone. Scrittore prolifico e miscono¬ sciuto, Fante arricchì il suo canone fino alla morte, nel 1983, dopo molte sofferenze e alcuni dolorosi interventi chi¬ rurgici a causa del diabete. Ma almeno un altro romanzo, ol¬ tre ai racconti, merita attenzio¬ ne. The Erotìierhood of the Crepe, del '77, in italiano La confraternita del Chianti, tra¬ duzione di Francesco Durante, pubblicato nel '97 da marcos y marcos; ancora una coppia di italo-americani, padre e figlio, duramente antagonisti, che la morte imminente del genitore riavvicina, a esplorare l'essen¬ za dell'identità italo-america¬ na nelle nuove generazioni. L'odio e l'amore tra padri e figli rispecchia quello per la stessa America «la povera Ame¬ rica disperata» di Aspettiamo primavera, Bandini. Come spiegare il legame, la frequente consonanza, tra l'ita- lo-americano Fante, irregolare ma tradizionalista sempre più vicino al cattolicesimo, e l'ame¬ ricano di origine tedesca Hen¬ ry Louis Mencken? Le risposte sono almeno due. Una, la stima e la fiducia di Fante per il conservatore, temuto critico Mencken, capace di definire la scena letteraria del suo tempo «un Eden di pagliacci», ma disponibile ad ascoltare i giova¬ ni e, se necessario, incoraggiar¬ li. La seconda consiste in un nome, Nietzsche. Era stato Mencken a diffondere Nietz¬ sche negli Stati Uniti, e para¬ dossalmente il cattolico Fante aveva eletto l'autore di Cosi parlò Zarathustra a sua fonte privilegiata di ispirazione, a suo supremo modello. Mencken, nato nel 1880, morto nel 1956, è il primo autorevole codificatore del¬ l'inglese d'America, con il suo monumentale The American language; saggista, critico te¬ atrale, implacabile fustigato¬ re dei vizi e dei pregiudizi della borghesia puritana del suo paese ma avverso a ogni ideologia radicale o populi¬ sta. Non a caso Mencken, tra l'altro amico e consigliere di Pound, di T.S. Eliot, di Hemìn-; gway, di Fitzgerald, eTioryii-1 meno severo se necessario ' nei loro confronti, intitolò la sua raccolta di saggi Prejudi- ces, pregiudizi. Dotato di temi¬ bili strumenti satirici, sono tuttora memorabili talune defi¬ nizioni contenute epigrammati¬ camente nei suoi scritti. Ne cito due: «Vescovo: ecclesiasti¬ co di rango superiore a Gesù Crislp»; «Storico: romanziere mancato». VÌÌ rapporto tra Fante e Menc¬ ken sanziona un caratteristico incontro degli opposti, e la loro corrispondenza vale assai più di una semplice collana di docu¬ menti, di testimonianza. Essa costituisce un capitolo sotto mol¬ ti aspetti unico della cultura ame¬ ricana del Novecento. Due gran¬ di attori vi recitano la loro parte. SABATO 20 OrrOBRE 2001 LASTAMPA Un epistolario, e lettere scambiate dal 1930 al 1952 con il temutissimo critico Mencken: definiva un «Eden di pagliacci» la scena letteraria del tempo SABATO 20 OrrOBRE 2001 LASTAMPA Un epistolario, e lettere scambiate dal 1930 al 1952 con il temutissimo critico Mencken: definiva un «Eden di pagliacci» la scena letteraria del tempo Un disegno di Darlush per TTL-La Stampa La biografia di Fante è pubblicata da marcos y marcos; le sue lettere a Mencken sono in uscita da Fazi