Pavarotti, non e un evasore

Pavarotti, non e un evasore Pavarotti, non e un evasore La difesa: è cittadino del mondo, paga le tasse dove canta Raffaella Quaquaro MODENA Per il fisco era colpevole, per la giustizia no. E anche se, due anni fa, ha dovuto firmare un assegno da 24 miliardi come «patteggia¬ mento» per i circa 40 miliardi non dichiarati negli anni 1989-1995, dal punto di vista penale è senza macchia. Luciano Pavarotti è stato assol¬ to ieri dall'accusa di «dichiarazio¬ ne infedele dei redditi», cioè eva¬ sione fiscale, ipotesi di reato per la quale era sotto processo a Modena. Assolto «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato». «La legge è veramen¬ te uguale per tutti, e mi fa piacere che sia così» ha commentato il tenore quando ha saputo dagli avvocati il verdetto emesso dal giudice Carla Ponterio. E con questo, pareggia i conti con il pubblico ministero Manfredi Luongo, che durante la fase istruttoria aveva detto che «la legge è uguale per tutti, ma per Pavarotti è un po' più uguale», frase che aveva irritato non poco il cantante, spingendolo a parlare di «persecuzione». Tutto è bene quel che finisce bene, dunque. ((Anche se - ammette Pavarotti - lo scorno più grosso è quello di essere stato in tribunale, seduto sulla stessa sedia dove stanno gli assassini. Un'amarezza difficile da dimenticare». Prematuro parlare di festeggia¬ menti, anche perchè facilmente l'accusa impugnerà la sentenza. Aveva chiesto 18 mesi di condan¬ na con i benefici di legge, il pubblico ministero. Ma si sarebr je accontentato anche di meno, anche una condanna simbolica a un mese, «perchè in un paese dove la furbizia e il raggiro sono considerati un merito - aveva detto nella requisitoria il pm Luongo - vogliamo affermare il mncipio che la mancanza di egalità e di senso dello Stato vanno censurate. Perchè chi si sottrae al pagamento del dovuto costringe gli altri cittadini a paga¬ re di più». L'accusa era di aver evaso il fisco grazie alla residen¬ za fittizia a Montecarlo. In real¬ tà, secondo i pubblici ministeri Luongo e Margiocco il domicilio reale, cioè il cuore degli interessi economici, affettivi e sociali del tenore era proprio a Modena, dove vivevano la moglie (prima della separazione, avvenuta pro¬ prio nel 1995), le figlie, i genitori e dove Pavarotti possiede diverse proprietà immobiliari. Per dimo¬ strare quanto la residenza mone¬ gasca fosse fittizia, l'accusa non ha risparmiato le cartucce, produ¬ cendo persino un filmato in cui «Le iene» mostrano al tenore un'immagine della sua casa nel Principato senza che lui la ricono¬ sca, e testimonianze di suoi vici¬ ni di casa che giurano di non averlo mai visto. Per la difesa, invece, il tenore è un «cittadino del mondo», che paga le tasse nei Paesi dove canta, ma l'Italia è tutt'altro che al primo piano nella sua scala di importanza. Prima vengono New York dove passa metà dell'anno (per l'esat¬ tezza 179 giorni, non uno di più altrimenti scatterebbe la residen¬ za negli Usa, che lui non vuole), poi Londra dove ha sede la casa discografica Decca, e Montecar¬ lo. Ma non Modena, dove non ha neppure una casa in cui abitare. Tant'è che, quando va a trovare i parenti, alloggia in casa dell'ami- co-dietologo Andrea Strata. Ed ecco perchè - sostenevano i difen¬ sori - mancavano i presupposti per fargli pagare le tasse in Italia. Sul processo gravava però il clamore del patteggiamento col Fisco, quei 24 miliardi consegna¬ ti pubblicamente all'allora mini¬ stro Del Turco, con conseguente impegno a presentare il modello Unico a Modena, cosa che Pava¬ rotti fa dall'anno scorso. Un'im¬ plicita ammissione di colpa o, semplicemente, una linea difensi¬ va consigliata dai legali per non incorrere in guai peggiori? Certo quel patteggiamento economico, e il fatto che il tenore si sia messo finalmente in regola con il Fisco italiano, devono aver suggerito al giudice che non era il caso di infierire. Tanto, una «punizione» era già venuta dal processo stes¬ so, che ha messo a nudo la vita privata di «big Luciano» tirando in ballo addirittura la sua relazio¬ ne extraconiugale con Nicoletta. Un'umiliazione che, in fondo, ave va. già da sola il sapore della condanna. Per l'accusa era fittizia la residenza a Montecarlo «I suoi vicini di casa non l'hanno mai visto» Il tenore Luciano Pavarotti