Una lite al giorno con gli Usa di Maurizio Molinari

Una lite al giorno con gli Usa Una lite al giorno con gli Usa Condannate «le bombe che uccidono i civili» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Tensione al livello di guardia fra Washington e Riad: il regno saudi¬ ta ha criticato ieri per la prima volta i bombardamenti angloame¬ ricani sull'Afghanistan, confer¬ mando la presa di distanza dalla guerra già emersa con la mancata concessione delle basi militari e la non collaborazione al congela¬ mento dei conti bancari coUegati a Osama bin Laden. La presa di distanza dall'opera¬ zione «Libertà Duratura» è giunta dal ministro dell'Interno saudita, Nayef bin Abdulaziz, che dopo aver incontrato a Riad il presiden¬ te austriaco, Thomas Klestil, ha dichiarato: «Sarebbe stato megho se gh Stati Uniti fossero riusciti a costringere i terroristi a lasciare l'Afghanistan senza fare ricorso a bombardamenti che provocano così tante vittime tra la popolazio¬ ne civile». Il riferimento ò ai duecento civili uccisi denunciati dai taleban nel vihaggio di Kadam ma smentiti ieri dal Pentagono, secondo cui si tratta di «bugie». Le parole di Nayef bùi Abdula¬ ziz hanno raggelato l'Amministrar zione proprio nel giomo in cui apprendeva che Riad aveva deci¬ so per il momento di non congela¬ re i beni finanziari e conti bancari di Abdullah al-Qadi, titolare della Fondazione Muwafaq assieme ad altri cinque preminenti figure di Gedda. Il ministero del Tesoro ed il Dipartimento di Stato avevano incluso il nome di Abdullah al-Qa¬ di nella lista diffusa la scorsa settimana dei 39 privati e organiz¬ zazioni accusati di essere legati finanziariamente a Osama hin Laden. «Si tratta di un'accusa assurda perché la fondazione è stata chiusa cinque anni fa, ha dichiarato Al Qadi al New Yoric Times, precisando che «quando un giornale britannico ci accusò di legami con il terrorismo perse la causa». La non collaborazione saudita alle iniziative di «guena finanzia¬ ria» deh'Amministrazione contro Osama bin Laden segue le tensio¬ ni registrate dopo gh attacchi terroristici a New York e Washin¬ gton deh'11 settembre a causa della decisione di Riad di negare a Washington l'uso delle basi aeree nella Penisola arabica per far decollare i cacciabombardieri alla volta deh'Afghanistan. Il diniego saudita ha obbligato il Pentagono a ridisegnare in fretta i piani di spiegamento di forze nella zona di operazioni. Fra l'amministra¬ zione Bush e la dinastia wahabita c'è tensione anche a livello di intelligence: l'Fbi sospetta che i colleghi sauditi abbiano tenuto nascosti i risultati deU'inchiesta da loro condotta sull'attentato del 1995 alla base americana di Dhahran in cui morirono 19 mari¬ nes. L'attacco con il camion bom¬ ba sarebbe stato realizzato da una cellula di hezboUah sauditi di cui Riad non vorrebbe svelare i nomi per non trasformare il Regno in un terreno di scontro fra agenti americani e fondamentalisti. In un crescendo di tensioni e incomprensioni la Casa Bianca fa fatica ad evitare di affrontare il nodo saudita. Il presidente ameri¬ cano; George Bush, ed il Segreta¬ rio di Stato, Colin Powell, conti¬ nuano a ripetere che «gli amici sauditi stanno collaborando» nel tentativo di non far precipitare i rapporti con il loro più importan¬ te alleato nel Golfo Persico, princi¬ pale esportatore di greggio verso gh Usa e dal cui territorio venne lanciata la «Tempesta nel Deser¬ to» per liberare l'Emirato del Ku¬ wait dall'invasione irachena nel 1991. La linea Bush ha colto un successo la scorsa settimana quando Riad ha spinto l'Oiganiz- zazione della Conferenza Islami¬ ca a evitare una condanna deUa guerra durante la riunione mjni- steriale svoltasi in Qatar. Ma gh screzi si susseguono. Dopo la decisione del sindaco di New York, Rudolph Giuliani, di rifiutare un assegno alla città di dieci milioni di dollari - oltre venti miliardi di lire - dal principe Al Waleed perché aveva criticato la pohtica americana in Medio Oriente, ieri l'ambasciatore di Riad a Washington, principe Ban¬ dar bin Sultan, ha protestato per lettera con il govemo Usa per r«eccesso di zelo delle agenzie di sicurezza nei confonti dei saudi- ti». I capillari controlli di polizia ed Fbi sono dovuti al fatto che otto dei diciannove dirottatori kamikaze dell' 11 settembre sono stati identificati come sauditi. Ma l'ambasciatore Bùi Sultan ribat¬ te: «Non abbiamo ricevuto ancor nessuna informazione ufficiale sul presunto coinvolgimento di connazionali negh attacchi, e co¬ munque a-bordo di quei quattro aerei c'erano oltre seicento pas¬ seggeri». ^eeSSStoJ; Un'altra immagine del principe Bandar bin Sultan, scattata nel 1999 con l'allora presidente sudafricano Nelson Mandela