Accordo con gli Usa: più soldati italiani nei Balcani

Accordo con gli Usa: più soldati italiani nei Balcani NELLE ZONE CALDE DELI/EX JUGOSLAVIA Accordo con gli Usa: più soldati italiani nei Balcani Il sottosegretario alla Difesa americano Paul Wolfowitz: «In quell'area stiamo sentendo molta pressione». Partiranno probabilmente altri tremila uomini per rimpiazzare una parte dei militari di Washington Francesco Grignetti ROMA L'Italia incrementa la sua pre¬ senza militare nei Balcani. In quell'area martoriata da guer¬ re e criminalità i soldati italia¬ ni sono ormai di casa. E ieri, a Washington, prima il sottose¬ gretario alla Difesa Paul Wol¬ fowitz, poi direttamente Berlu¬ sconi e Bush, hanno annuncia¬ to j&e. ^iresercit,ft.tricolor^è. stato chiesto di coprire il buco che verrebbe da uno sposta¬ mento jleL so Jdati americani. Ei&'ttBirariav-Da ok è ufficftf" le. Si parla di circa tremila professionisti per rimpiazzare i marines. Dovranno tenere aperti gli occhi per una minac¬ cia terroristica che nei Balcani è ben presente. Sono quasi novemila i solda¬ ti statunitensi presenti oggi nei Balcani. «E lì stiamo sentendo una certa pressione», ha spiega¬ to Wolfowitz. Ottomila gli ita¬ liani, seconda forza per nume¬ ro di effettivi, primi tra gli europei.'Uno sforzo economico e umano non indifferente per le nostre forze armate. Adesso si farà di più. Non che i mari¬ nes mollino del tutto. E' sconta¬ to che una presenza militare a stelle e strisce resterà nei Paesi dell'ex Jugoslavia. Non foss'al- tro per rispettare gli impegni presi da Washington con i vari governi locali. Il mediatore americano in Macedonia Ja¬ mes Pardew, per dire, che in questi mesi s'è mosso sempre in coppia con il rappresentante dell'Unione europea Francois --Leotard, .harjìotuto offrire ga¬ ranzie al governo di Skopje come ai ribelli albanesi solo ,, grazie alla forza militare di. cui. gli Usa dispbngono neiràrea;-": E poi, lo dicono gli esperti, gli americani sono sempre indi- spensabiji nelle operazioni del¬ la Nato.iGli europei, anche a mettere insieme tutte le loro forze, non sono in grado di sostituirli nel trasporto aereo, nell'intelligence, nelle capaci¬ tà di telecomunicazioni, nel¬ l'appoggio elicotteristico. Que¬ stione di soldi e di scelte fatte nel tempo. L'Italia finora ha fatto egre¬ giamente la sua parte. Nell'am¬ bito del contingente Kfor sono ben 5650 i militari del Belpae- se, divisi tra Kosovo (4300), Macedonia (200) e Albania (1150). A Pec c'è di stanza una brigata, la «Garibaldi», tutta di bersaglieri. Li comanda il brigadiere generale Viricerizo Lops. Hanno il loro daffare cercando di frenare ogni tipo di traffico losco, dalle armi fino alla legna tagliata abusi¬ vamente. Il loro .lavoro, archi¬ viata la guerra, è di ridare serenità e trabquillità alla po¬ polazione civile. Qualche gior¬ no fa hanno inaugurato a Pec un asilo e un centro polifunzio¬ nale, costo un miliardo, pagati con generose donazioni italia¬ ne e montati dai soldati. In Macedonia è rimasto un pezzo del reggimento «Sassa¬ ri» dopo che è finita la missio¬ ne «Essential Harvest» ed è stata avviata un'operazione di più modesta entità. L'hanno battezzata «Amber Fox», vol¬ pe ambrata, per garantire la sicurezza degli osservatori in¬ ternazionali. Fino a una setti¬ mana fa erano settecento fanti alla guida del colonnello Salva- tore Centonze, che ancora qualche giorno fa non si sape¬ va se sarebbe rientrato in Sardegna o rimasto in terra di ex Jugoslavia. In Albania, tra Durazzo e Valona, ci sono i carristi della «Pozzuolo del Friuli» che devo¬ no proteggere, con mezzi blin¬ dati leggeri, i convogli logistici che da circa due anni fanno la spola tra la costa e la regione interna del Kosovo. Anche se un po' dimentica¬ ta, infine, c'è sempre in corso l'operazione intemazionale in Bosnia. I soldati della Nato (e non solo) arrivarono dopo gli accordi di pace firmati a Dayton. Restarono lì anche du¬ rante la guerra contro la Serbia di Milosevic. E' indispensabile che restino lì perché i gruppi etnici potrebbero ricominciare a farsi la guerra. A Sarajevo per anni gli ita¬ liani hanno inviato una briga¬ ta. Oggi che la presenza è stata ridotta a Gruppo di combatti¬ mento, ci sono 1400 uomini. E' il 7" reggimento alpini al comando del colonnello Luigi Epifanio che si prepara ad affrontare un ennesimo inver¬ no balcanico. Altre forze verranno presto destinate per andare a sostitui¬ re gli americani. E una volta di più il ministro della Difesa, Antonio Martino, potrà dire che è una fortuna aver avviato la trasformazione delle nostre forze armate da obbligatorie a volontarie, potendo contare su un gruppo di brigate (dieci a regime) di professionisti. Sen¬ za dimenticare, però, che si ricorrerà ai soldati di leva per quei quattromila militari che il govemo ha mobilitato a sup¬ porto della polizia. «Le nostre forze armate - diceva ieri orgogliosamente il generale Carlo Gabigiosu, ex comandante della Kfor e attua¬ le capo del Comando operativo di vertice interforze - sono efficienti e perfettamente in grado di dare il loro contributo per cielo, mare e terra. Dal punto di vista dell'addestra¬ mento e della preparazione, le nostre forze speciali non han¬ no nulla da invidiare a quelle degli altri Paesi. Neppure a quelle degli Stati Uniti». in Kosovo All'interno della K-For, la Forza della Nato perii Kosovo i militari italiani, divisi in tre diverse aree: rék 4300 in Kosovo, Ih Macedonia Nella nuova operazione della Nato Amber Fox (sostanzialmente finalizzata a garantire sicurezza ai 120 osservatori Osce e Uè inviati dalla Comunità internazionale) circa 160 militari In Albania In Bosnia All'interno dell'operazione Nato Sfor-Joint Force: i Circa 1400 uomini, ai quali se ne devono aggiungere altri 35 che partecipano alla International police task force (20) e alla European union monitoring mission (15) poco meno di 800 uomint| 20 uomini nella Die (Delegazione italiana esperti) ©U*! 280 (28" Gruppo navale) w 370 (dispositivo d'altura) # 115 (operazione Albit) C l f ddilbi Nel contingente Kfor sono quasi seimila i militari Italiani, divisi tra Kosovo, Macedonia e Albania