nquietudine e tormento negli autoritratti di Munch di Francesco Poli

nquietudine e tormento negli autoritratti di Munch VERONA nquietudine e tormento negli autoritratti di Munch Francesco Poli DA una superficie dipin¬ ta con violente pennel¬ late brune rossastre, emerge un nudo in pie¬ di con la pelle accesa da bagliori di fuoco L'espressione del volto, è drammaticamente seria e esprime, attraverso gli occhi che ti fissano con incredibile intensità, una profonda e ^in¬ quieta tensione interiore. È il famoso Autoritratto all'inferno ( 1903) di Edvard Munch, uno dei ventisette autoritratti che forma¬ no l'asse portante della straordi¬ naria antologica curata da Gior¬ gio Cortenova e Ame Eggum alla Galleria d'Arte Moderna di Vero¬ na, dove sono esposte un centina¬ io di opere del pittore norvegese, precursore e maestro dell'espres¬ sionismo. La mostra è incentrata in modo specifico sui ritratti e autoritratti, ed articolata in tre sezioni che presentano quadri a ohe, litografie e xilografie, e un gruppo di foto che ritraggono l'artista (quasi tutte autoritratti) Il ritratto è stato per Munch, fin dall'inizio degh anni'80, una parte essenziale dei suo lavoro. Anche nei ritratti su committen¬ za, come quelli del dott. Jacob- son o di Gustaf Schiefler, dove l'impostazione formale è relativa¬ mente più controllata e raffred¬ data, Munch riesce a penetrare al di là dei caratteri fisionomici arrivando a evidenziare aspetti cruciah dell'identità psicologica del personaggio. Questa capacità di cogliere in profondità le valen¬ ze emotive e psicologiche del soggetto e dar loro corpo e vita nella materia stessa della pittu¬ ra, attraverso la fluttuante ener¬ gia segnica e cromatica deUe pennellate, diventa più intensa e estrema nella misura in cui au¬ menta il coinvolgimento perso¬ nale dell'artista. E questo avvie¬ ne quando i soggetti dei quadri sono le persone sentimentalmen¬ te più vicine come, per esempio. la sorella Sophie morta a quindi¬ ci anni il cui ricordo è alla base della angosciosa serie,di opere intitolate La bambina malata (in mostra c'è una belhssima litogra¬ fia del 1896), oppure la compa¬ gna Tulla Larsen, i cui ritratti diventano immagini emblemati¬ che dell'appassionato e contorto rapporto dell'artista con l'altro sesso. Naturalmente, la tensione espressiva e introspettiva rag¬ giunge il suo massimo grado nell'autoritratto, dove l'artista si trova solo di fronte a se stesso e all'enigma angosciante del senso dell'esistenza. Non a caso l'autori¬ tratto diventa per gran parte dei pittori espressionisti un tema centrale della loro ricerca: da Van Gogh e Munch fino a Koko- schka, Schiele e Beckmann. Tra gli autoritratti in mostra, oltre a quello citato, i più sconvol¬ genti sono quelli degh ultimi decenni come L'insonne ( 1923/24), Autoritratto con botti¬ glie ( 1940/44) e soprattutto auto¬ ritratto. Tra l'orologio e il letto (1940/44), in cui si vede la sua figura dritta e allucinata che sembra guardare in faccia la morte che sta arrivando. A Palazzo Forti quadri, incisioni e foto raccontano il lavoro del maestro norvegese «Autoritratto tra la pendola e il letto» (part.), 1940, di Munch Edvard Munch: «lo e gli altri» Cento capolavori Verona, Palazzo Forti Orario 9,30-20. Chiuso lunedì Fino al 6 gennaio 2002

Luoghi citati: Verona