«Londra o Roma da colpire col cianuro» di Vincenzo Tessandori

«Londra o Roma da colpire col cianuro» «Londra o Roma da colpire col cianuro» «Sunday Times»: era il piano dei terroristi presi a Milano Vincenzo Tessandori BOLOGNA Tocca ai britannici, per voce del domenicale «Sunday Times», ca¬ lare Tasso pigliatutto nelle accu¬ se ai cinque islamici arrestati a Milano e dintorni per legami col Già, gruppo islamico armato. Informazioni, queste, smentite ieri pomeriggio dalla Procura milanese. Insomma terroristi, presunti, finché condanna so¬ praggiunga. Secondo il giornale avrebbe¬ ro progettato un attacco al cia¬ nuro contro un'ambasciata sta¬ tunitense: Londra o Roma. Dieci minuti per una strage. Tutto in fumo, però, perché il gruppetto si sarebbe rivelato troppo ciar¬ liero e le conversazioni sono state intercettate fra aprile e maggio su ordine del pubblico ministero Stefano Dambruoso. Inoltre, sostiene il giornale, c'è «un testimone addestrato in un campo di Bin Laden che ha detto di aver ricevuto istruzioni su come mettere il cianuro nel sistema di ventilazione dei pa¬ lazzi». Il gruppetto avrebbe atte¬ so ordini dal o «sceicco del terro¬ re», la conversazione più inquie¬ tante, aggiunge il «Sunday Ti¬ mes», fra Ben Heni Mohamed Lased, 32, libico, finito in manet¬ te a Monaco di Baviera la setti¬ mana passata, e Essid Sami Ben Khemais, 31, tunisino, indicato come il leader della cellula italia¬ na, sospettato di aver incontra¬ to Mohammed Atta, uno dei kamikaze delle Torri di Manhat¬ tan: in galera da aprile. Lased spiegherebbe come nascondere una bomba in uno stereo portati¬ le. E l'altro: «Mi piacerebbe imparare come usare la medici¬ na, mi piacerebbe vedere l'effet¬ to che ha quando qualcuno la respira. Il libico ha la formula, è un professore di chimica». Voce sconosciuta: «Mettete giù i fuci¬ li e prendete i prodotti industria¬ li?» Risposta attribuita a Lased: «C'è un liquido che è estrema¬ mente efficace perché soffoca la gente. Lo vuoi provare?». Questi terroristi, secondo ac¬ cuse rimbalzate dagli Usa, avrebbero avuto un preciso pun¬ to di appoggio nella moschea di viale Jenner, a Milano. Un'accu¬ sa difficile da fronteggiare ma Abdelhamid Shaari, il presiden¬ te del centro culturale islamico, insiste: «Come in una chiesa, chiunque può entrare nella mo¬ schea e io non conosco tutti». Ma perché proprio quella che dipende dal suo centro, e non un'altra, viene additata come una base del terrore? «Perché è sempre stata in prima linea, in particolare nella guerra della Bosnia. È la più grande ed è stata Tunica ad aver dato mano ai fratelli che soffrivano tramite spedizioni di alimentari, medici¬ ne, vestiti. Ma non eravamo soli: con noi c'erano la Caritas, le Nazioni Unite, altre organiz¬ zazioni internazionali. Il fatto è che forse qualcuno vuol farci pagare tutto questo attivismo, che era fnitto di volontariato». I musulmani d'Italia si sono riuniti ieri all'hotel Boscolo di Bologna nel primo precongresso dell'unione delle comunità isla¬ miche italiane (Ucoii): 48 asso¬ ciazioni, 150 delegati, qualcuno con delega di altri, insomma, osserva Abdelhamid, era rappre¬ sentato il 90 per cento dei musul¬ mani d'Italia che sono «parec¬ chie centinaia di migliaia». Una giornata di lavoro, dice Abdelha¬ mid, per «dare una direttiva alle associazioni più piccole che, alle volte, rimangono un po' smarri¬ te da tante notizie. Per questa volta abbiamo toccato i temi più attuali: la guerra, Bin Laden. Tutti hanno sottoscritto la con¬ danna totale del terrorismo, ab¬ biamo però condannato anche il bombardamento del popolo af¬ ghano: abbiamo chiesto la cessa¬ zione di questi bombardamenti. Non giustifichiamo in nessun modo atti ostili né da parte del terrorismo contro l'America né da parte dell'America, come ven¬ detta, contro un popolo afghano che con questa guerra non c'en¬ tra». Nel documento conclusivo si legge come ci sia oltre un miliardo di credenti che «non sta né con Bush né con Bin Laden». Qual è, per voi, «il» il proble¬ ma, in questo momento? «Far arrivare una voce unitaria alla società italiana, in maniera che non ci siano interpretazioni, o che qualcuno metta nella nostra bocca parole che noi non abbia¬ mo detto o pensato. Nello stesso momento spiegare allo Stato e alla società italiana chi siamo, cosa vogliamo, cosa possiamo offrire. Insomma, farci capire». Come musulmani, che cosa chie¬ dete? «Più visibilità, particolar¬ mente nei media; che siano rispettati i nostri diritti come cittadini italiani di religione isla¬ mica, diversa dalla cattolica o ebraica; interlocutori validi per quanto riguarda il dialogo con noi; poter discutere insieme sia l'integrazione nostra in questo Paese». E che cosa avete da offrire? «Intanto risolviamo mol¬ ti problemi riguardanti la produ¬ zione economica in Italia, l'in¬ cremento demografico. Siamo attivi nel processo industriale e nel processo economico, c'è, tra noi, tanta gente preparata, che può essere utile anche come cerniera con i nostri mondi ara¬ bo e musulmano», La Procura di Milano, però, smentisce Secondo il domenicale inglese i fondamentalisti intendevano attaccare l'ambasciata americana collocando il veleno nel sistema di ventilazione Il Congresso dell'Unione delle Comunità Islamiche: né con Osama né con Bush L'ambasciata americana a Roma: secondo II «Sunday Times» era nel mirino dei terroristi arrestati a Milano

Persone citate: Abdelhamid, Abdelhamid Shaari, Bin Laden, Boscolo, Bush, Mohammed Atta, Stefano Dambruoso