«Il volto di mio marito intatto chiedevo solo questo a Dio»

«Il volto di mio marito intatto chiedevo solo questo a Dio» STRAZIO E IMBARAZZO TRA FAMILIARI E POUYlCI «Il volto di mio marito intatto chiedevo solo questo a Dio» i parenti Brunella Giovara MILANO IL peggio deve ancora arrivare. «Il peggio è quando lo seppelliremo. E io non so se resisterò, quel giomo». La vedova di Angelo Scaburri, perito tessile di 41 anni impiegato al Linifi- cio-Canepificio di Milano, è ima pic¬ cola donna vestita di nero che cam¬ mina sbandando nel sole di piazza Fontana. «Oddio sviene, tenetela su». Ma lei resiste, riesce a salire su una macchina che la porta via men¬ tre lei fa un debole ciao agli altri parenti. La mamma di Scaburri, il papà, la sorella, i cognati. Chi sta peggio? Una madre, un padre, ima moglie. «Stiamo tutti così male che non c'è consolazione». Questa famiglia Scaburri ha appe¬ na incontrato l'arcivescovo, che (dia provato a consolarci, noi tutti che siamo venuti qui. Ma anche lui è un uomo, e noi eravamo così tanti». Milleduecento parenti, più o meno. Una colonna di persone che alla fine della messa è sfilata davanti all'alta¬ re del Duomo, è uscita in piazza e si è incamminata verso l'Arcivescovado. C'era un silenzio grandissimo. Fi¬ niti i canti, le preghiere, le lacrime, svaniti gli sbuffi d'incenso, è rimasto questo interminabDe camminare di donne e uomini che andavano a incontrare il cardinale. Tutti li guar¬ davano, nessuno ha osato dire nien¬ te. E poi fuori, nel sole caldo, tra la gente che dentro il Duomo non ci stava eppure voleva vedere questi nuovi morti di Milano. Ma non c'era¬ no bare da vedere, e per quasi tutti il momento più orrendo deve ancora venire, «quando si sente cadere la palata di terra, ecco, lì è il punto preciso in cui si sente che è finita». «Giovedì mi restituiranno gli ag¬ getti personali. Ma non mi hanno ancora restituito mia figlia. Dicono che ci vuole ancora un po'. Mah, cosa vuole che le dica... Io non mi sono ancora fatto una ragione». Sono ancora tutti così, i parenti delle vittime di Linate. Stupefatti, storditi da una messa solenne piena di canti e preghiere in inglese, di ; jente importante che ha stretto loro a mano, fatto condoglianze sincere o detto parole generiche, «mi spiace, sono addolorato, coraggio». Nei ban¬ chi di fianco all'altare c'è una fami¬ glia di padre, madre e figlia: «Abbia- mo perso il maschio, ci resta la ragazza ma è così profondamente addolorata che non so come ne usci¬ rà», dice il papà. Questa ragazza ha pianto per tut¬ to il tempo. Ha pianto quando un bambino del coro del Duomo ha intonato con voce chiarissima «con¬ templerò la bontà del Signore nella tetra dei viventi». Ha pianto quando è iniziata la lettura dall'Apocalisse, ((vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi...». Ha pianto quando l'arcivescovo ha detto che «alla notizia di una tale tragedia è sempre un perché ansioso e talora ossessivo: perché questo, perché pro¬ prio a lui, perché proprio a me?». La mamma la teneva abbracciata, il padre se le è portate tutte e due a fare la Comunione, «la facciamo insieme, così gli saremo un po' più vicini». Passano i parenti degli svedesi, passano i norvegesi. Con loro c'è Hanna Hagen, pastore della Chiesa luterana di Non/epa, una ragazza bionda con i capelS raccolti in una codina. E' abbracciata a una ragazza che ha perso il papà, come fosse sua sorella. «Io non ho visto niente. Mi han detto che c'era Ciampi. C'era Ciampi? Che bravo, è venuto fin qui...», dice piano la figlia di Luigi Motta. Maria Grazia Motta non ha visto quasi niente. Il vigile che è svenuto di stanchezza, proprio accanto alle ban¬ diere abbrunate. E l'operaio dell'Atm che ha gabbato il servizio d'ordine, le guardie del corpo, i carabinieri in borghese e gli uomini della Digos, per andare a salutare personalmente ((tut¬ ti questi Presidenti venuti a Milano». «Eh sì che fa piacere, vedere che il Presidente della Repubblica si è sco¬ modato anche per noi. Ma noi vor¬ remmo che Franco fosse vivo... Fran¬ co era così bravo, altruista... pensi che lunedì ha voluto cambiare turno per fare un piacere al suo collega», ed è morto così «Moscatelli Franco origi¬ nario di Grammichele in provincia di Catania, ma residente a Bollate, ope¬ raio Sea addetto al toboga». Lo pian¬ gono la moglie Santina, che hanno già portato via, «non bastava acqua e zucchero a tirarla su». La mamma, le sorelle, i cognati tutti vestiti di nero, «perché viviamo a Milano, ma da noi per il lutto si usa così». Esce una signora anziana, elegan¬ te in blu e collana di perle, dice piano «portatemi via» e due ragazzi la sorreggono, «su nonna, andiamo a casa». Maria Grazia racconta alla mamma di un altro morto che «mio papà stava andando in Lituania. Era con un suo amico che vende margari¬ na e un altro che costruisce impianti. Erano anche amici. Sono morti tutti insieme, con suo figlio». E la sempli¬ ce verità «gliela dico io che adesso sono una vedova: io mio marito non lo rivedrò più, mai più. E' sfigurato, irriconoscibile. Potessi vederlo anco¬ ra intatto... io chiedevo solo questo, a Dio». Un padre: «Mi resta una figlia, ma non so come uscirà da tutto questo dolore»

Luoghi citati: Bollate, Catania, Grammichele, Lituania, Milano