Martini: «A Linate errori, negligenze e fatalità»

Martini: «A Linate errori, negligenze e fatalità» Martini: «A Linate errori, negligenze e fatalità» Messa senza bare nel Duomo. Alla cerimonia Ciampi e Berlusconi Fabio Potetti MILANO Non bastano le preghiere. Non ba¬ stano ai cinquemila milanesi venuti in Duomo per una messa senza bare e fiori, ai famigliari delle vittime arrivati con due aerei speciali dalla Norvegia e dalla Svezia che sono così tanti e non sanno dove metterli, agli operai di Linate che hanno la tuta arancione e gli occhi rossi, ai socconitori che prima hanno visto il fumo e le fiamme e poi hanno ascoltato le giustificazioni di chi poteva e ha fatto poco e male, per evitare 118 morti. Quasi non bastano anche al cardi¬ nale Carlo Maria Martini, che prima di affidarsi al Padre nei cieli, nel¬ l'omelia che ha scritto di persona, lancia un'accusa che sembra così terribile perché nella mente di tutti, così severa perché lontana dalle mille parole balbettate di questi giorni: «In quello che ritenevamo un aeroporto tranquillo, una tragica serie di errori, negligenze, fatalità, ci ha fatto entrare improvvisamente in una situazione di buio, di lacrime, di lacerazioni e di lutti». Lo ascoltano in fondo alla chiesa come nelle prime-file davanti all'alta¬ re, dove il Presidente Carlo Azeglio Ciampihal'espressione severa di chi ha appena visto il buco ancora nero in fondo a Linate, dove c'era l'han¬ gar in cui si è schiantato l'MDSO e adesso ci sono solo fiori. Lo ascolta¬ no Silvio Berlusconi con le mani giunte e gli occhi al cielo, lo sguardo commosso quando esce dal Duomo prima di infilarsi in una gioielleria di via Montenapoleone. E poi il presi¬ dente della Camera Pier Ferdinando C^ifii, il sindacò Gabriele Albertini, il Presidente della Regione Roberto Formigoni che fa la comunione subi¬ to dopo la signora Franca Ciampi. E Giorgio Fossa presidente della Sea, avviso di garanzia per disastro e omicidio colposo, che in Duomo arri¬ va alle 9 e mezzo del mattino quan¬ do non c'è ancora nessuno. Carlo Maria Martini lo ascoltano tutti, i potenti e i milanesi che alle messe in Duomo vengono dal 12 dicembre del '69, da quella strage di piazza Fontana per cui hanno dovu¬ to aspettare trent'anni per avere uno straccio di giustizia. L'arcive¬ scovo di Milano, lo ascoltano quan¬ do dice che «dal punto di vista umano emerge l'imperativo che tali errori mai più si ripetano e che un fatto così drammatico obblighi cia¬ scuno dei responsabili a un impé¬ gno solenne perché siano evitate in futuro simili tragedie». E quando dice che «non c'è ragione di una morte e di una tale morte, se non la nostra fragilità esistenziale e i no¬ stri errori». Carlo Maria Martini si rivolge poi in italiano e in inglese ai parenti sparsi sotto le navate del Duomo, ai tecnici della Sea che hanno perso quattro compagni di lavoro, ai pilo- ti della Sas in divisa blu che piango¬ no due di loro. A tutti quelli che in questi momenti fanno fatica ad accontentarsi delle parole umane: «Abbiamo bisogno di parole diver¬ se, come quelle di Gesù: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». E poi si rivolge a chi ancora sta vivendo un momento di buio, come il buio raccontato nel Vangelo di Luca quando mori Gesù: «Lo stesso buio che ha coperto con le sue tenebre, un mese fa, tanti nostri fratelli e sorelle negli Stati Uniti a causa di tragici attentati...». In questa chiesa immersa nel silenzio e con le bandiere a lutto, una per la nazionalità di ogni vitti¬ ma, alla presenza di pastori lutera¬ ni norvegesi e svedesi, di sacerdoti ortodossi rumeni, prende la parola dal pulpito anche l'arcidiacono del¬ la Chiesa anglicana Gordon Reid: «Il dolore e la disperazione sono gli stessi. Non importa da quali nazio¬ ni proveniamo, tutti percepiamo che il male può essere vicino a noi e tutti ricordiamo, anche se a volte ci sembra difficile crederlo, che Dio è davvero vicino a noi». C'è silenzio, quando i parenti delle vittime in fila come se fosse un fiume, attraversano la navata del Duomo per l'incontro voluto dal cardinal Martini. Un silenzio che finisce sul sagrato del Ducano, quan¬ do termina la cerimonia e riprendo¬ no le polemiche e le promesse. Con il vice presidente del Senato Rober¬ to Calderoli che chiede le dimissioni del presidente della Sea Fossa: «Gli avvisi di garanzia sono il minimo, era una tragedia annunciata». E il presidente della Provincia Ombret¬ ta Colli che lo difende: «La Sea non . ha responsabilità a 360 gradi». E poi ci sono i rappresentanti del governo, che in occasioni come que¬ sta fanno giuramenti a telecamere accese. Da Giuliano Urbani: «Il go¬ verno cercherà di capire le ragioni dietro a questa tragedia. Solo allora sapremo cosa fare. Di sicuro, dob¬ biamo fare molto». A Girolamo Sir¬ chia che guarda al destino e spera nei giudici: «C'è fatalità nelle cose umane, ma è dura da accettare». Un fiume di parole, così lontano dal silenzio del presidente Ciampi, alla fine l'unico ad essere applaudito. Oltre 5 mila persone si sono radunate ieri nel Duomo di Milano per (a celebrazione delle 118 vittime di Linate

Luoghi citati: Azeglio, Duomo, Milano, Norvegia, Stati Uniti, Svezia