«L'appello dei giovani e Turlo dei poveri» di Alessandro Mondo

«L'appello dei giovani e Turlo dei poveri» A UN MESE DALL'ATTENTATO PI NEW YORK INIZIATIVA DEL SERMIG PER AVVIARE UN DIALOGO INTERNAZIONALE CON INIZIATIVE CONCRETE «L'appello dei giovani e Turlo dei poveri» Olivero: infrangere l'assordante silenzio fra diverse culture intervista Alessandro Mondo BORSE di studio per i giova¬ ni provenienti da varie aree geografiche che abbiano aderito all'inedita «Carta» ela¬ borata dal Sermig come docu¬ mento di riconoscimento fra persone accomunate da iden¬ tità e valori condivisi, soste¬ nute da un fondo costituito da enti, fondazioni ed impre¬ se. Sono le coordinate della nuova sfida nella quale si è buttato a capofitto Ernesto Olivero, che del Sermig è il fondatore, com'è nel suo sti¬ le: annunciata in vista del¬ l'apertura del «Mondiale dei giovani» organizzato fra le mura dell'Arsenale della Pace e a un mese dall'abisso nel quale, oltre alle svettanti Twin Towers, sembra essere precipitato il mondo che cono¬ sciamo. «Mondiale dei giovani»: di cosa si tratta? «E' l'avvio di un dialogo fra culture e religioni destinato a responsabilizzare innanzitut¬ to i giovani, carta vincente sulla quale abbiamo scommes¬ so da tempo. Si aprirà al Sermig fra pochi giorni, il 20 ottobre, concludendosi nel 2002: un anno per ascoltarsi e confrontarsi, elaborando pro¬ poste che incrinino il muro di distrazione e di indifferenza al di là del quale i ragazzi sono stati confinati. Tutto questo a Torino, città simbolo nella cultura della giustizia sociale e della solidarietà». D'accordo. Ma chi è, o dovrebbe essere, la con¬ troparte? «I governanti di tutti gli Stati del mondo, non solo gli "Otto grandi": a loro sarà diretto il documento nel quale conflui¬ ranno l'appello dei giovani e l'urlo dei poveri, che sono poi due facce della stessa meda¬ glia. Obiettivo: infrangere l'assordante silenzio su certi temi. Le nostre non saranno solo parole, ma iniziative con¬ crete: le borse di studio, aiuto a ragazzi di tutte le latitudini per conquistare la formazio¬ ne indispensabile a trasfor¬ marli nella classe dirigente del domani, sono solo un esempio». A quale condizione? «Che si riconoscano nei nostri valori. I valori dell'uomo: pa¬ ce, speranza, tolleranza, desi¬ derio di dialogo sempre e comunque». Concetti che nel panora¬ ma internazionale sem¬ brano a corto di spazio. «Stiamo vivendo una lunga notte: la notte della ragione e per molti della speranza. Co¬ sa penso della guerra in cor¬ so? Che gli stessi risultati potevano essere raggiunti con altre strade. Allo stesso modo, non condivido chi con¬ danna la risposta armata ti¬ rando in ballo le centinaia di migliaia di bambini iracheni morti per l'embargo: le vitti- me non si pesano al chilo, la "matematica dei morti" non appartiene al Sermig». Resta il problema di come uscire da questa spirale perversa, ammesso che vi sia un'uscita. «Per esserci c'è. Sempre che non si voglia continuare a chiudere gli occhi, salvo sgra¬ narli di fronte ad immagini atroci come quelle che la tv ha portato nelle nostre case un mese fa. Certo, è una strada in salita: significa deci¬ dersi ad ascoltare le ragioni dei poveri, ritenere inaccetta¬ bile che la vita media di un africano arrivi ai 40 anni, capire che spesso dissipiamo 300 litri di acqua al giorno mentre interi popoli devono arrangiarsi con mezzo litro... Mai come oggi serve reciproci¬ tà fra culture in nome della tolleranza. Non significa cede¬ re il passo, ma interagire sulla base di regole rispetta¬ te». Reciprocità spesso disat¬ tesa dagli stessi stranie¬ ri, accusano molti. «Su questo sarò chiaro: si deve impedire che i nuovi arrivati portino nei Paesi ospi¬ ti ogni volontà di sopraffazio¬ ne. Per svoltare occorrono severità e saggezza, unite a tanta diplomazia: anche per questo serve un Onu rinnova¬ ta, in grado di mediare a garanzia dei diritti di libertà di tutti i popoli. Ed eccoci tornati al punto di partenza, il cerchio si chiude: non c'è reciprocità senza dialogo e non ci sarà mai dialogo senza la disponibilità, propria dei giovani, a considerare le ra¬ gioni altrui. Per questo, a un mese dagli attentati, vorrei invitare tutti ad abbassare i toni e ad ascoltare: riascolta¬ re il silenzio di Manhattan». «Occorre fornire aiuto ai ragazzi di tutte le latitudini» |^c Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, si è gettato a capofitto in una nuova sfida dopo l'attacco terroristico a New York

Persone citate: Ernesto Olivero, Olivero, Towers, Turlo

Luoghi citati: Manhattan, New York, Torino