I taleban prigionieri a Mazar-i-Sharif

I taleban prigionieri a Mazar-i-Sharif I taleban prigionieri a Mazar-i-Sharif Tagliate le strade, è incominciata la riscossa del mujaheddin reportage uesa CHARIKAR (Afghanistan) LA campagna dell'aria si va intensificando di ora in ora. Kabul è stata bombardata ieri notte con un'intensità ecceziona¬ le. Per ore e ore, fino alle cinque del mattino, ondate di bombarda¬ menti e di missili hanno colpito «a Est, a Nord, a Sud, nel centro della città». La voce dell'uomo di Emergency che chiama da Ka¬ bul, via satellitare, è venata di stanchezza. E di paura. Come stai? «Bene, grazie al-cielo, ma è stato terribile, per me e per i miei bambini». La mattina è pungente, l'au¬ tunno sta per andarsene definiti¬ vamente. H sole brilla in un cielo limpido, ma il vento è già quello [...tagliente dell'Hindukhqsh inver- nale escivolatranugtSdi polve¬ re densi come ifébbia'yersò-il ^«adodella valle; Jlai-^feto nièn- Tfé? Obiettivi colpiti, morti, feri¬ ti? A Kabul hanno ragione ad avere paura. Passano solo alcu¬ ne óre e, in pieno pomeriggio, ecco di nuovo i cacciabongaardie- ri americani. Sono quattro. Bril¬ lano di un colore metallico, sem¬ brano bianchi nella luce accecan¬ te, restano altissimi e si avventa¬ no sull'aeroporto di Kabul, in coppia: due scendono da Est verso Ovest, gli altri due sorvola¬ no la pista in direzione opposta. Più tardi arriveranno gli Stealth, gli aerei "invisibili". Li si vede, a tratti, dalla piana di Shomali, prima che sparisca- . no dietro i contrafforti montuosi che ci separano da Kabul. Le esplosioni non si sentono, ma si immaginano con un brivido. Sa¬ premo poi che hanno usato grap¬ poli di bombe a frammentazio¬ ne. Dunque gli obiettivi non sono più soltanto le installazioni mili¬ tari, i radar, i ripetitori radio. Sono le truppe, forse concentra¬ te nelle caserme che si trovano a fianco alla pista. E' cominciata la fase dell'attacco delle fanterie taleban. Il bilancio delle vittime, come al solito, risulta diametral¬ mente opposto a seconda delle fonti d'informazione. Che sono solo due: gli americani, che non possono controllare sul terreno, e quindi affermano "non colpia¬ mo intenzionalmente vittime ci¬ vili, ma non possiamo smentire che ce ne siano". Gli afghani, che ora, dopo qualche giorno di silen¬ zio, cominciano a emettere bol¬ lettini terrificanti. Ieri il loro bilancio, riferito alle sole vittime civili, era salito a 300 morti. Qui, nella pianura di Shomali, il nu¬ mero dei mqjaheddin aumenta di ora in ora. Più di ieri certamen¬ te. Molti hanno ora la divisa militare nuova di zecca, e si può giurare che è made in Russia. Sono finiti i tempi dei sans culot- tes scalcagnati, coperti si stracci e con le scarpe da ginnastica. Adesso sono scarponi neri d'ordi¬ nanza e i kalashnikov sono spes¬ so nuovi fiammanti. C'è anche una ragione pratica per queste nuove divise, anzi praticissima: bisogna che le trup¬ pe alleate, se e quanto scenderan¬ no sul terreno, siano in grado di riconoscere i taleban e di distin¬ guere questi dai mqjaheddin. Im¬ presa difficile, che solo gli afgha¬ ni risolvono al volo. Loro non si sbagliano mai. Ne va della vita. La vera notizia è l'arrivo nella valle del Panshir di due uomini chiave dell'Alleanza del Nord sen¬ za i quali non è possibile un'offen¬ siva: il nuovo ministro della Difesa, colui che ha sostituito il comandante Ahmed Shah Mas- sud, generale Muhammad Ko- sim Fakhim, e Muhammad Jou- nus Oanouni, colui che svolse funzioni di ministro degli Interni con Massud e ancora le svolge. Un'offensiva senza di loro, sul terreno, a fianco dei loro uomini, sarebbe impensabile. Massud an¬ dava in combattimento, Fakhim, se vuole guadagnarsi i galloni di condottiero, deve fare altrettan¬ to. Viaggio tremendo: volo da Du- shanbé a Faizabad, poi venti ore di macchina su strade innomina¬ bili, da lassù alla valle del Pan¬ shir. Niente elicottero neanche per loro: troppo pericoloso alzar¬ si in volo in mezzo a una tempe¬ sta di fuoco che non cessa ormai un istante. Il loro arrivo indica, con alta probabilità, l'imminen¬ za di un attacco su Bagram e poi verso Kabul. Qui nella valle si dice che è questioJTf, al massimo, di due otre giorni. I segnali di un'offensiva più vasta dell'Alleanza del Nord si vanno moltiplicando in queste ore. Ismail Khan ha lanciato l'attacco su Herat, catturando due città molto importanti, vici¬ no ai confini iraniano e turkme¬ no: Kushk e Gorhyan. Non più di quaranta chilometri da Herat, e l'avanzata sarebbe in corso. Il generale uzbeko Dostum annuncia, trionfalmente e perso¬ nalmente, via radio, alle 15:50 ora locale, che 4000 taleban sono passati, armi e bagagli, dalla sua parte. Mazar-i-Shanf è isolata. La strada principale che la colle¬ ga a Est con il passo di Salang, a Ovest con Herat, è caduta in entrambe le direzioni in mano ai mujaheddin. I due centri di Balkh - direzione Ovest - e di Samangan - direzione Sud-Est - sono sotto il controllo dell'Allean¬ za. Il che significa che i taleban, che controllavano il capoluogo strategico, la seconda città alf- ghana, non possono ora ritirarsi. Sintomi di un possible sgreto¬ lamento dell'armata degli «stu¬ denti», che però non debbono essere presi troppo alla lettera. La storia della lunga guerra af¬ ghana è trapuntata di passaggi di fronti improvvisi. Ce ne furono ai tempi dell'invasione sovietica, fu situazione tipica durante il regime di Najibullah, si ripetè all'infinito nella lotta all'ultimo sangue tra mujaheddin, ed è stata la costante dell'incredibile avanzata dei taleban. Chi ha più soldi e può offrire mighori prebende, si compra - puramente e sempicemente, i comandanti militari locali. Se non sono i dollari, lo stesso risultato si può ottenere con la paura e le minacce. E nessuno meglio di questi predoni di mon¬ tagna è costantemente informa¬ to dell'evoluzione della situazio¬ ne politica. Le radio le sentono anche loro e sicuramente non è loro sfuggito il rumore delle bom-, he. L'America sarà anche, per molti di loro, un Satana mostruo¬ so, ma se dimostra di essere forte, allora la sua voce romban¬ te può diventare più suadente di quella roca dei mullah. Bisogna dunque prepararsi a situazioni paradossali, anche a quella - chissà? - di vedere qual¬ cuno degli attuali leader taleb dentro un futuro governo di coa¬ lizione a Kabul. Perché no? In fondo sarebbe imo dei modi pos¬ sibili con cui soddisfare le richie¬ ste di «protettorato parziale» che Musharraf vuole mantenere sul futuro Afghanistan. C'è solo un problema non piccolo da risolve¬ re: l'Alleanza del Nord non ne vuole sapere di dover di nuovo fare i conti con Islamabad, da cui sono partiti i killer kamikaze che hanno ucciso Massud . E poi chissà se, quando i vincitori arri¬ veranno a Kabul e occuperanno Kandahar, il generale-presiden¬ te Musharraf sarà ancora al suo. posto a dettare condizioni. E, nel caso non fosse più nel •suo meraviglioso palazzo da mil¬ le e una notte, allora tutte le coordinate politiche per la solu¬ zione del problema Afghanistan cambierebbero di segno e di dire- ,zione. Forse è anche per questo che diventa importante chi met¬ terà piede per primo a Kabul. E dunque, dietro la brutale partita della forza annata, se ne sta giocando un'altra, più sottile, altrettanto cinica e brutale, per decidere, ancora una volta, chi avrà in mano le sorti di questo paese. Prese due città determinanti per l'avanzata su Herat Annunciate quattromila defezioni tra gli «studenti» Nel Panshir sono arrivati il successore di Massud e il ministro degli Interni della Alleanza. E nuove divise russe . Qui sopra, un carro armato dell'Alleanza del Nord avanza verso il fronte. A destra, la preghiera dei mujaheddin vestiti con le nuove divise