E Venezia aspetta...

E Venezia aspetta... | TECNOLOGIA | UNA BARRIERA CONTRO IL MARE E Venezia aspetta... TRA QUALCHE SETTIMANA SI DOVREBBE DECIDERE SUL PROGETTO MOSE MACE' CHI SOSTIENE UNA TECNOLOGIA GIÀ ADOTTATA A ROTTERDAM Vittorio Ravìzza ECCO un altro autunno, e Venezia è sempre senza protezione contro l'acqua alta. Sul Mose, il gigantesco sistema di dighe progettato alcuni anni fa per chiudere la laguna all'assalto del mare, si dovrebbe finalmente decidere tra qualche settimana. Ma mentre si sta arrivando alla stretta finale, tornano alla carica i sostenitori di un progetto alternativo che, secondo i suoi proponenti, non avrebbe le controindicazioni che alcuni rimproverano al Mose: sarebbe infatti del tutto invisibile, di facile manutenzione e inoltre già sperimentato in altre situazioni. Il progetto - presentato neh' estate 2000 alle autorità veneziane dalla società norvegese Norconsult e dal coprogettista italiano, l'architetto Fernando De Simone, titolare della Eko di Padova - prevede tre dighe mobili all'imbocco deUe tre bocche di porto attraverso le quali l'acqua delle mareggiate entra in laguna, quelle di Lido (la più ampia, circa 800 metri), di Malamocco (canale petroli) e di Chioggia; in questo non è molto diverso dal Mose. Ciò. che dovrebbe fare la differenza è la caratteristica delle dighe: si tratterebbe disei elementi (due per ciascuna bocca) lunghi 200 metri ciascuno, che in condizioni normali dovrebbero scomparire in altrettante gallerie scavate ai lati delle bocche e che, in caso di minaccia di acqua alta, uscirebbero dai loro nascondigli per congiungersi al centro delle bocche, sbarrando la strada al mare. Un sistema analogo a quello già adottato dal gruppo norvegese per la protezione del porto olandese di Rotterdam, sia pure con alcune differenze importanti: qui le semidighe hanno una forma semicircolare e, soprattutto, non essendovi problemi di tutela del paesaggio già fortemente segnato dalle struture portuali, scorrono a cielo aperto. Nel progetto per Venezia le sei semidighe sono dei "cassoni" in acciaio inossidabile formati da una serie di sezioni incernierate le une alle altre in modo da costituire un corpo unico e resistente ma dotato di una certa flessibilità. Al momento dell'allarme nei cassoni, alloggiati nelle loro gallerie, viene soffiata aria compressa e subito dopo sono aperte le paratie stagne in modo da farli galleggiare; sopra ciascuno di essi è fissata una cremagliera lunga come il cassone stesso abbinata a un pignone situato nella galleria e mosso da motori elettrici; e poiché il cassone è pieno d'aria è sufficiente uno sforzo modesto per spingerlo fuori dalla galleria. Una volta all'esterno ciascuna semidiga incontra una base in cemento a forma di "elle" (rivestita di plastica come il fondo del cassone per rendere minimo l'attrito) che la guida mentre avanza galleggiando fino al centro del canale, dove si congiunge con la semidiga che arriva dalla sponda opposta. A questo punto i cassoni, riempiti d'acqua, sono fatti affondare in modo che il loro stesso peso li mantenga bloccati sul fondo contro la base in cemento formando una solida barriera. Tutta l'operazione richiede circa due ore. Cessata l'emergenza le semidighe sono svuotate e fatte rientrare nelle rispettive gallerie, le paratie stagne sono chiù- se e l'acqua è pompata fuori in modo che i cassoni restino all' asciutto fino al successivo impiego. Mantenere le dighe fuori dal contatto con l'acqua di mare preserva le dighe stesse dalla corrosione e consente di manterle pulite dagli organismi animali e vegetali, il cosiddetto fouling, che in acqua le ricoprirebbe in pochi giorni rendendo impossibile lo scorrimento. «Per questo - sostiene l'architetto De Simone - prevediano un costo di manutenzione di appena due miliardi l'anno contro i 20 o 30 del Mose. Un altro vantaggio della nostra idea dice ancora il co-progettista sta nella sicurezza di funzionamento; se anche il meccanismo che muove le semidighe dovesse incepparsi queste potrebbero sempre essere tirate fuori dalle gallerie con un rimorchiatore. Ultima considerazione: il nostro sistema è composto di soli sei elementi mobili contro gh 82 del Mose: le probabilità di avarie sono ridotte in proporzione». Secondo i proponenti il sistema di semidighe dovrebbe essere reahzzato solo dopo che fossero stati messi in atto tutti gli interventi ordinari possibili, tra cui la chiusura del canale petroli che rappresenta la principale via di ingresso dell'acqua di mare, e la riapertura delle valli di pesca abusive per restituire alle maree spazio per espandersi; inoltre lo stesso progetto prevede che la lunghezza degli sbarranenti sia contenuta quanto più possibile restringendo le tre bocche di porto a soli 400 metri con l'impiego della tema estratta con lo scavo delle gallerìe. Costi e tempi: 4000 miliardi di lire per cinque anni di lavoro, metà del quale, si dice, svolto da imprese locali. E' INIZIATO UN ALTRO AUTUNNO E LA LAGUNA E' SEMPRE ESPOSTA Al DANNI DELL'ACQUA ALTA: UNA SOLUZIONE CON TRE DIGHE A SCORRIMENTO : mp v—. .) m^m g^fe^flfe . ■""■;. 'if -' ' Una simulazione del sistema con dighe a scorrimento orizzontale adottato in Olanda al porto di Rotterdam e proposto nell'estate del 2000 per fermare l'acqua alta che sempre più spesso invade Venezia causando danni gravissimi

Persone citate: De Simone, Fernando De Simone, Rotterdam Vittorio

Luoghi citati: Chioggia, Olanda, Rotterdam, Venezia