Una discesa agli Inferi con i fantasmi di Celan

Una discesa agli Inferi con i fantasmi di Celan Una discesa agli Inferi con i fantasmi di Celan UNA poesia oltre la soglia del dicibile quella dell' ebreo romeno Paul Celan, in una lingua tedesca raggelata dal dolore, frantumata. Un lungo, ossessivo epicedio. Una musica da requiem, con bagliori sinistri, atonali, e l'eco di una voragine che ha inghiottito il passato e reso inerte e vuoto il futuro. Quella voragine è l'Olocausto, quel passato l'estinzione della propria famiglia: padre e madre trucidati in un lager dell' Ucraina nel 1942. Paul Antschel (questo il suo vero nome) ha venti-' due anni: d'ora in poi inseguirà ombre e fantasmi nella sua incessante discesa agli Inferi con le silla¬ be di una poesia che si avvita sul proprio dolore. Il suo sguardo si è arenato nella stagione dell'orrore nazista e della cieca follia. «Il tempo è ciò che ieri udimmo digrignare», si legge nella lirica «Da erbe piccanti» che apre il volume di poesie inedite scritte fra il 1948 e il 1969, Sotto il tiro di presagi, proposte ora nell'incisiva e talvolta vertiginosa versione di Michele Ranchetti e Jutta Leskien. L'impresa era disperata, ma il risultato è apprezzabile. Anche se le parole composte di Celan sono già nell'originale metafore audaci e incompatibili amalgami verbali, o gli aggettivi sostantivati, di cui il tedesco fa spesso uso, si sottraggono a plausibili traduzioni, scivolando in astruse lontananze. Mai forse come in questi testi, enigmaticità ed ermetismo intralciano il percorso anche del più agguerrito lettore attraverso gli anni parigini del grande lirico, fino al suicidio nelle acque della Senna nell'aprile del 1970. A Parigi, dove ottiene la cittadinanza francese, Celan arriva nel luglio del 1948. Studia alla Sorbona e insegna tedesco all'École Normale. Si sposa con la disegnatrice grafica Gisèle de Lestrange, di antica e nobile famiglia cattolica, da Cui ha un figlio, Eric. Sono gli anni dei RECENLu Paul Celan Sotto il tiro di presagi trad. di Michele Ranchetti e Jutta Leskien, Einaudi, pp. 500. L. 36.000 P O E S I E RECENSIONE Luigi SIONE gi riconoscimenti ufficiali: il prestigioso Premio Buchner e quello della Città di Brema. Gli anni delle traduzioni, dell'ideale dialogo con anime affini: Mandel'stam e Rimbaud, Apollinaire e Blok, Valéry e Char. Ma è anche il tempo in cui il poeta, a varie riprese, soggiorna in cliniche psichiatriche, vittima di fantasmi che non riemergono dal loro oblio. Quello della madre, ad esempio, nella splendida poesia «Bacca di lupo». Nello spazio di Parigi e in quello della propria anima Celan declina nella lacerante disarmonia di un linguaggio che si sfalda e rattrappisce fino all'afasia, tutte le sfumature della sua ossessione e delle sue cicliche crisi. Forse questi versi così tesi poco aggiungono all'opera complessiva (Mondadori, 1998), ai temi e alle dissonanze di Celan. Eppure la raccòlta, sciolta da ogni progetto di organizzazione formale, appare come la grande metafora di una vita disarmonica e straziata. Dove nessuna immagine, nessun richiamo alla propria origine ebraica, nessun presente possono lenire o frenare la lenta, inarrestabile marcia vèrso le sue ombre. «Il vento alle spalle,/ 'recita una quartina - io mi addentro alla morte/nel grande aliseo -/e per questo ora vìvo». E da quella vita scaturisce una musica assoluta, in cui la parola originale si scioglie; una melodia agghiacciante che si spinge fino all'indicil/ile..

Luoghi citati: Parigi, Ucraina