AMERICA La sofferenza dei patrioti

AMERICA La sofferenza dei patrioti INTERVISTA CON L' ANTROPOLOGO CLIFFORD GEERTZ: COSÌ LA TRAGEDIA DELL'11 SETTEMBRE STA CAMBIANDO IL MIO PAESE AMERICA La sofferenza dei patrioti Maurizio Viroli PRINCETON «T-J O imparato almeno una ^-l A cosa nel corso del tentativo di costruire una carriera di studioso: tutto dipende dal momento». Così scrive Clifford Geertz, il maggiore antropologo vivente, in Antropologia e filosofia, il suo ultimo libro. Tutto dipende dal momento: e il momento attuale è la nuova guerra, la guerra americana contro il terrorismo. Abbiamo incontrato Geertz proprio alla vigilia dell'attacco. Professor Geertz, nel suo libro, ora tradotto in italiano, lei racconta che ha passato la vita ad interpretare la cultura dei dei popoli. Vorrei invitarla ad aiutarci a capire, questa volta, non un popolo lontano, ma l'America dopo 1' 11 settembre, la sofferenza americana che sembra contraddire l'immagine di paese pragmatico e individualista. «Era esagerata l'immagine di disgregazione che prevaleva prima così come è esagerata l'immagine di totale unità che prevale ora. Il dato essenziale è che la tragedia è avvenuta qui. Ricordò ancora Pearl Harbor. Avevo Sédici anni ed ero^tìcuol^. L'aijno .dopo ero arruolato volontàrio in Marina. Anche allora l'America era individualista, pragmatica e isolazionista. Eppure seppe unirsi perchpTatltacco era avvenuto quiz/Abbiamo vissuto la tragedia/nella sua immediatezza, come se fosse avvenuta nel nostro cortile. Credo che anche gli italiani avrebbero reagito nello stesso modo». E' rimasto sorpreso della reazione degli americani? «Gli americani sono capaci di compassione per le persone e le cose che sentono vicine, non per quelle lontane. Non ho mai pensato che gli americani siano persone insensibih. Forse è per questo che non sono rimasto sorpreso. Mi ha stupito piuttosto il comportamento dei leaders poUtici, in particolare Giuliani (anche se io non sono un suo sostenitore), che ha saputo dare l'esempio e governare bene l'emergenza. Per capire la sofferenza degli americani bisogna tenere presente che la tragedia ha colpito indistintamente privilegiati e semplici cittadini. Questo fatto ha prodotto un senso di soUdarietà generale al di sopra delle differenze sociali». E' giusto dire che in questa drammatica circostanza la religiosità, non questa o quella particolare confessione, ma il senso religioso in generale, ha aiutato gli americani ad unirsi nel dolore, a pregare, a cercare forza. «Proprio perchè l'America è un paese di grandi diversità, la religiosità degli americani è generica. La maggior parte degli americani, (cattohci protestanti, ebrei buddisti, musulmani) vivono un sentimento rehgioso generico. Possono cantare insieme God Bless America, e pregare insieme, ognuno il suo Dio, come hanno fatto allo Yankee Stadium. Gli americani sono religiosi, ma la religiosità non è il centro della loro identità, nella vita di tutti i giomi. E' una sorta di paradosso: l'America è probabilmente la più religiosa delle moderne democrazie, ma la religiosità non è di norma l'aspetto più importante della vita delle persone. Ma quando c'è una crisi è possibile fare appello a questa tradizione condivisa per avere un linguaggio comune, e inni da cantare insieme». E' impressionante vedere con quanta intensità gli americani hanno voluto esprimere la loro lealtà all' America, con le bandiere, le scritte sulle magliette e gli adesivi: anche il patriottismo è un'importante risorsa morale. «E' vero, ma il patriottismo c'era anche prima. La cosa che davvero mi ha colpito nella reazione degli americani di fronte alla tragedia è stata la loro pazienza, almeno fino ad oggi, e spero che continuino ad essere pazienti. La disperazione che abbiamo vissuto può portare ad azioni assurde. Per fortuna, tranne pochi leaders poUtici, gli americani in generale hanno dimostrato un notevole grado di pazienza. Bush e gli altri leaders dell'Amministrazione (che io non sostengo) hanno spiegato bene che non sarà possibile vincere la guerra contro il terrorismo in pochi giomi, che è difficile trovare i terroristi, che non si tratta di vendetta, ma di giustizia. Gli americani hanno capito. Non voglio dare giudizi prematuri, ma fino ad oggi gli americani si sono dimostrati cittadini responsabili.Ci sono state aggressioni contro i musulmani, ma nell'insieme si è trattato di episodi di poco conto (anche se sempre gravi), rispetto a quello che avrebbe potuto accadere. Ancora una volta il confronto con quello che accadde dopo Pearl Harbor è interessante. Anche allora gli americani furono pazienti. Volevano vincere, ma furono pazienti». Forse una delle ragioni che spiega il forte attacca- menttto degli americani all'America e ai suoi simbo- li è che essere americani non è un dato, ma un tra- guardo da conquistare, Quasi tutti gli Eunericani, o i loro genitori, o i loro antenati sono arrivati da altri paesi; sono diventati americani per scelta e sen- tono l'essere americani co- me una conquista pagata spesso a caro prezzo. «Essere americani non è un dato naturale. Devi imparare ad esserlo, anche se sei nato qui. Non puoi dire semplicemen- te «sono un americano». Devi capire che cosa vuol dire perché vivi fra persone che sono molto diverse da te ma sono anch'esse americane. Si può dire che essere americani riguarda l'immaginazione e le passioni? «Non sappiamo bene che cosa significa essere americani, ma abbiamo imparato a vivere come americani in ima società in cui convivono diverse culture. Ciò che ci tiene insieme è anche il senso della diversità». E' giusto dire che quello che è emerso in America dopo l'il settembre è la forza dei cittadini comuni? «Credo che ci sia in America un senso di speranza, anche se c'è una grande preoccupazione per il futuro. E' significativo quello che è avvenuto a New York. La gente ha fatto quello che doveva fare. E' stata ima reazione essenzialmente democratica, spontanea, venuta dal basso, anche se c'è stata certo una guida politica. Abbiamo l'idea che nelle nostre società tutto sia così strettamente connesso che se crolla un pezzo dell'insieme crolla tutto. Ma questo non è accaduto. Il colpo subito è stato enorme, ma la gente ha trovato il modo di reagire insieme senza bisogno di un grande impulso dallo Stato, dal centro». Quali sono stati i primi pensieri che lei ha avuto, dopo lo sgomento? «Il mio primo timore è stato che l'Amministrazione facesse qualcosa di sbagliato che avrebbe unito il mondo islamico attomo ai fondamentalisti. Il mio secondo timore è stato che la sinistra dicesse che la responsabilità della tragedia è degli Stati Uniti. Sarebbe stato un errore molto grave che avrebbe isolato la sinistra proprio ora che esiste una possibilità reale di iniziativa democratica. Per fortuna questo non è avvenuto, fino ad oggi. La situazione è aperta, e se la sinistra americana saprà rimanere vicina ai sentimenti degli americani nella lotta al terrorismo, potrà essere protagonista di una nuova fase di riforme. Lo spirito di unità e di solidarietà che si è affermato dopo l'il settembre potrebbe diventare il punto di partenza per una nuova stagione di riforme democratiche. Non è detto che sarà così, ma la possibilità esiste. Adesso, per fare un esempio, la convinzione prevalente è che chi è disoccupato merita di essere aiutato. Prima dell'I 1 settembre l'opinione prevalente era quella opposta. L'egoismo non è più il sentimento dominante. Potrà tornare ad esserlo, ma ora non lo è. Non so se la nuova mentalità si tradurrà in un programma pohtico. Dico solo che ci sono le possibilità per un cambiamento». Potrebbe dunque avvenire che da tanto male nasca qualche bene? «Non so se dal male nascerà qualche bene. Dico solo che la tragedia dell'I 1 settembre ha messo in movimento le energie migliori dell'America». Tradotto in italiano il libro autobiografico dello studioso: «Oggi negli Stati Uniti sono in movimento le energie migliori» AMERICA La sofferenza dei patrioti La bandiera a stelle e strisce piantata dai pompieri di New York In mezzo . alle macerie del World Trade Center: un'Immagine simbolo dell'orgoglio americano dopo la tragedia. In alto una manifestazione In ricordo delle vittime, Accanto al titolo Clifford Geertz

Persone citate: Bush, Clifford Geertz, Geertz, Giuliani, Maurizio Viroli, Paese America, Professor Geertz