Profumo, Gnutti e Ligresti svegliano a voglia di partnership delle banche di Valeria Sacchi

Profumo, Gnutti e Ligresti svegliano a voglia di partnership delle banche I NOMI E GLI AFFARI Profumo, Gnutti e Ligresti svegliano a voglia di partnership delle banche Valeria Sacchi Il bene rifugio più gettonato? Il mattone. Comphce anche la cartolarizzazione attraverso la quale il ministro del Tesoro Giulio Tremonti ha deciso di privatizzare il patrimonio immobiliare dello Stato, è il mattone a tenere banco. Sarebbero sei i gruppi finalisti in corsa per la prima tranehe di questa colossale operazione. Ma il mattone coire in generale, soprattutto quello itaUano. A Boraa la Deutsche Bank di Rolf Breuer e banche d'affari come Lehman, Morgan Stanley e Goldman Sachs si contendono pezzi di capitale. Nelle stime degli esperti, già da qualche tempo Milano e Roma stanno soppiantando Londra, Amsterdam e Stoccolma. Il Bel Paese ha superato, lo dicono le ultime rilevazioni, la Francia di Lionel Jospin. E l'attacco alle torri gemelle ha fatto 0 resto. Con i listini ondeggianti, il risparmio gestito in crisi, le grandi operazioni rallentate, ai potentati economici la solidità dei muri e dei terreni offre una accettabile via d'uscita. Il che coincide con le esigenze di un mercato nel quale alcuni grandi gruppi, come l'Alitalia guidata da Francesco Mengozzi o la Telecom passata sotto gli stendardi Pirelli, si preparano a far cassa cedendo le loro sedi. Lo sconquasso dell'attacco terroristico ha onde lunghe di cui ancora non si vede la fine. Basti per tutte quell'immagine della flotta Swissair a terra che, in quattro e quattr'otto, ha mandato in frantumi l'oi^oglio elvetico. Certamente la compagnia di bandiera svi2zera avrebbe avuto problemi anche senza Bin Laden, ma i piloti kamikaze hanno co¬ stretto il presidente Mario Corti ad una resa che, in tempi normali, avrebbe potuto essere mascherata con nuove linee di credito. Eccezion fatta per la Klm, non c'è compagnia europea che non abbia già messo mano a un taglio di personale o a una riduzione dei voli e dei piani di investimento. La crisi sta investendo anche il settore delle telecomunicazioni che, secondo alcune teorie, dovrebbe viceversa avvantaggiarsi da un mondo in guerra. Ma sui protagonisti dell'etere pesa un indebitamento salito oltre i livelli di guardia. Il patron di Alcatel, Serge Tchuruk, ha annunciato tremila licenziamenti, quello di Deutsche Telecom Ron Sonuncr metterà in vendita immobili del gruppo. In France Telecom ci sono ottomila posti a rischio, mentre la British Telecom di Peter Bronsfìeld ha deciso di rinunciare alla telefonia mobile in Italia e cederà quindi la sua partecipazione in Blue. In Spagna, Fernando Abril Martorell, direttore generale di Telefonica, sta mettendo a punto un piano di dismissioni. A Parigi il padrone del gruppo Vivendi, Jean-Marie Messier, se la cava grazie alle attività della old economy come aequa, rifiuti e servizi agli enti locali, ma approfitta del momento difficile per ricontrattare con lo stato il prezzo pattuito per ottenere la Ucenza Umts. Stando alle ultime notizie il ministro dell'Industria Christian Pierret, sollecitato in tal senso da altri operatori come il gruppo pubblico Cegetel e Bouygues, sembra disposto a ridiscutere la questione. E in Italia pure il ministro Maurizio Gasparri fa sapere di avere allo studio, per l'Umts, «misure compensative». Il capo di Bertelsmann Thomas Middelhoff è invece soddisfatto dei suoi presidi italiani, annuncia di voler crescere nel settore televisivo europeo, conferma la sua fede in Internet e non sembra preoccupato del calo pubblicitario, nonostante ammetta di dover rimettere in linea alcuni conti. Non tutti insomma sono pessimisti. Nonostante il duro colpo dello scandalo legato al Lipobay, farmaco anticolesterolo accusato di aver causato un eerto numero di decessi, un altro potente gruppo tedesco, la Bayer, conquista da Aventis la CropScienee, diventando il secondo operatore agrochimico del mondo. Mentre la spagnola Cuetrara (biscotti e riso) lancia un'Opa per conquistare Koipe, produttore spagnolo di olio del gruppo Eridania Beghin Say guidato da Stefano Meloni. I tempi difficili ridanno slancio a molti processi dormienti. Seguendo l'esempio di Intesa, l'amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo accelera la riorganizzazione del gruppo abbandonando lo schema federativo a favore del modello divisionale. Il piano è già all'esame dei presidenti delle tre fonda¬ zioni che controllano l'istituto: Paolo Biasi di Cariverona, Andrea Comba del Crt e Dino De Poli di Cassamarea. Anche la Popolare di Novara, che da due anni insegue una alleanza (che puntualmente, e misteriosamente, svanisce al momento di concretizzarsi) si è rimessa a caccia di un partner, questa volta su precisa sollecitazione della Banca d'Italia che a giugno ha concluso una lunga ispezione. Evidentemente il governatore Antonio Fazio non è del tutto tranquillo davanti alla prospettiva che la Novara, secondo il disegno del presidente Siro Lombardini, possa proseguire il cammino da sola. Resta sospeso il destino della Bibop, dove l'ingresso di Emilio Gnutti fr Co. (disposti a comperare un buon 200Zo) viene continuamente rinviato per la resistenza di Mauro Ardasi. E ancora in fase esplorativa appare la vicenda Sai-Fondiaria, con Salvatore Ligresti impegnato a discutere ima serie di soluzioni alternative tra cui quella di una possibile fusione Sai-Fondiaria-Toro che potrebbe costargli la perdita di controllo, prospettiva che sembra non gradire. Intanto tutti danno in movimento lo scacchiere Montepaschi di Siena presieduto da Pierluigi Fabrizi impegnato, a quanto si dice, a discutere una serie di progetti alternativi talmente intricata da apparire di difficile reahzzazione. E da far pensare che, all'interno del gruppo senese, non tutti i vertici siano sulla stessa lunghezza d'onda. Dopo la finanziaria e le rogatorie, arriva sul tavolo del govèrno la questione delle Authority. Se, ne occupa il ministro deDa Fun-' zione Pubblica Franco Frattini, intenzionato a sfoltire il gruppone. Perla verità, la discussione su queste autorità e sulla loro validità va avanti da tempo. Al centro il loro «potere» che alcuni identificano con un «contropotere». E dunque non è strano che, se le voci saranno confermate, Frattini pensi di salvarne, oltre alle due ormai storiche: Bankitalia e Consob, solo altre tre più recenti: Antitrust, Privacy e Telecomunicazioni. E pensi di cancellare quella che forse ha difeso meglio di tutte l'interesse dei cittadini: l'Authority per l'Energia presieduta da Pippo Ranci. Croce del presidente dell'Enel Franco Tato che puntualmente si è trovato, con Ranci, in rotta di collisione. ù