Tupolev, mistero senza fine di Aldo Baquis

Tupolev, mistero senza fine Tupolev, mistero senza fine Unica traccia un grido agghiacciante del pilota Aldo Baquis TEL AVIV Rischia di non essere mai risolto il mistero del Tupolev delle linee aeree della Siberia esploso giovedì nel Mar Nero, mentre era in volto fra Tel Aviv e Novosibirsk con 78 persone a bordo, in prevalenza ebrei russi. In condizioni atmosferiche avverse, ieri sono proseguite le ricerche nel luogo del disastro. Ma proseguiranno, secondo la televisione russa, ancora un giorno o due. Dopo di che calerà definitivamente il sipario sulla tragedia. Per comprendere le origini della esplosione, sarebbe necessario recuperare la scatola nera del Tupolev. Ma in quella zona il mare è profondo duemila metri: una fossa proibitiva anche per il Tryton, il piccolo sommergibile telecomandato della marina russa, dotato di telecamere video e di potenti riflettori che da quattro giomi scandagha la zona. Per proseguire le ricerche con mezzi ancora più sofisticati si dovrebbero investire cifre consistenti, nell'ordine di molti milioni di dollari, secondo l'israeliano Avi Ben David specializzato in recuperi sottomarini. Ma anche investendole, sarebbero necessari mesi di lavoro e non ci sarebbe alcuna certezza di poter recuperare né la scatola, né i 60 cadaveri andati a fondo. Dopo disastri del genere, secondo Ben David, i corpi vengono a galla nelle prime 24 ore. Se ciò finora non è avvenuto, conclude, è perchè i passeggeri erano legati ai loro sedili con culture di sicurezza. E quindi sono andati a picco. Ieri decine di congiunti delle vittime sono giunti da Tel Aviv a Sochi (Mar Nero) per il riconoscimento "delle vittime' e dei resti recuperati dal mare. Con loro sono giunti rabbini, esperti della polizia israeliana e alcuni esperti mihtari israeliani. Questi ultimi hanno voluto vedere in parti- colare i relitti della carlinga che presentavano fori simili a quelli diproiettih. Finora nemmeno loro sono riusciti tuttavia a farsi un'idea precisa delle ragioni dell'esplosione. Secondo un modello matematico messo a punto a Mosca, non si può escludere che l'aereo sia stato distrutto da un razzo S-200 sparato dall'esercito ucraino durante esercitazioni mihtari seguite via satellite dagli Stati Uniti. Kiev per ora smentisce, ma con minore sicurezza che nei giomi passati. Altre ipotesi parlano di un guasto tecnico, o di una raffica di mitragliatore sparata da un aereo da combattimento, forse turco. Un grido agghiacciante è ciò di cui dispongono gli investigatori russi, un grido che viene adesso analizzato dagli esperti secondo quanto ha rivelato ieri il viceministro russo per i trasporti Aleksandr Neradko. La registrazione dell'esclamazione atterrita del pilota è stata recuperata ieri da una torre di con- trollo. Adesso si cerca di verificare se un rumore di sottofondo possa fornire indicazioni addizionali. Anche l'ipotesi dell'attacco terroristico non viene ancora accantonata. Secondo il sito israeliano di intelligence Debka gli investigatori propendono adesso per l'ipotesi che il Tupolev sia stato sventrato da un ordigno nascosto nell'abitacolo dei viaggiatori, dietro i pannelli del soffitto. In una ricostruzione romanzesca - che non ha trovato finora alcuna conferma ufficiale Debka ha affermato che l'attentato è maturato mercoledì all'aeroporto di Novosibirsk, dove il Tupolev in partenza per Israele è stato esaminato dai tecnici della compagnia aerea. Ma dopo che questi si sono allontanati sarebbe giunto un misterioso elettricista che avrebbe spostato i pannelli del soffitto e deposto un ordigno collegato a un apparecchio radio e a un telefono cellulare. Giunto a Tel Aviv, l'aereo è stato ispezionato e trovato regolare. Quando poi ha sorvolato il Mar Nero, qualcuno - secondo Debka - ha composto il numero del telefono cellulare, provocando la deflagrazione. Nei mesi passati questo sito internet ha saputo talvolta fomire anticipazioni precise ed esclusive, ma si è anche esibito nella pubblicazione di informazioni fantasiose che hanno messo in dubbio la sua attendibilità. La scatola nera, a duemila metri di profondità nel Mar Nero, è praticamente irraggiungibile persino per il sub Tryton Un pezzo del Tupolev esploso sul Mar Nero e recuperato da una nave ucraina viene scaricato nel porto di Soci

Persone citate: Aleksandr Neradko