Missili e bombardieri contro le basi afghane di Maurizio Molinari

Missili e bombardieri contro le basi afghane Missili e bombardieri contro le basi afghane Americani e britannici dalle portaerei nel Mare Arabico e da Diego Garda Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK L'attacco contro il regime dei taleban e le basi di Osama bin Laden in Afghanistan è arrivato dal mare quando a Kabul erano le 21.00 e a Manhattan le 12.30 di ieri, 26 giorni dopo gli attentati kamikaze contro New York e Washington. Missili e aerei degli Stati Uniti e della Gran Bretagna hanno colpito difese antiaeree, postazioni di missili terra-aria, radar, piste di aviazione e centri di comando dei taleban, il campo del leader afghano Mullah Omar e centri di addestramento dell'organizzazione Al Qaeda. L'operazione «Libertà Duratura» è continuata a ondate consecutive per oltre sette ore, fino all'alba di oggi. Il primo colpo è arrivato con una pioggia di cinquanta missili cruise lanciati da tre cacci^torpediniei;e, da bombardieri B-2 arrivati due'sòttòmànim uno inglése e uno americano, posizionati nelle acque intenjazionali davanti al Pakistan. venticinque cacciabombardieri levatisi in volo dalle portaerei americane «Uss Enterprise» e «Uss Cari Vinson» nel Mare Arabico e di quindici bombardieri B-IB e^-54 decollati dalla base britannica di Diego Garcia nell'Oceano Indiano affiancati dai B-2. Gli aerei partiti dalle portaerei e da Diego Garcia hanno sorvolato il territorio del Pakistan prima di entrare da Sud e da Est sui cieli dell'Afghanistan per piombare sui loro obiettivi. La scelta dell'attacco aereo dal mare é stata obbligata: nessuno dei Paesi confinanti con l'Afghanistan né alcun Paese arabo del Golfo ha concesso la possibilità di far decollare gli aerei dalle loro basi. Gli angloamericani potranno però contare sulle basi in Uzbekistan, Tagikistan, Kazakhstan e Russia come supporto per le «operazioni umanitarie», ovvero il grande ponte aereo con cui il Pentagono farà arrivare dentro i confini tonnellate di cibo e medicinali per spingere la popolazione ad abbandonare i taleban. Kabul è stata la prima città investita: almeno dodici missili e un numero imprecisato di bombe «intelligenti» - guidate via sateUite - hanno colpito l'aeroporto, il ministero della Difesa, depositi militari, postazioni dei taleban a Nord del a capitale e Radio Shariat, l'emittente dei taleban, che ha subito interrotto le trasmissioni. Nessuna bomba ha colpito il centro della capitale, ma migliaia di civili sono in fuga. In tutto il Paese l'attacco si é concentrato sulle difese antiaeree, i centri di comando dei taleban e sugh aeroporti, per impedire ai Mig ex sovietici di decollare. Bersagliate a ripetizione le difese radar ed anti-aeree: grappoli di bombe, anche di tipo tradizionale sono cadute a Kandahar, nel Sud, Mazar-i-Sharif e Konduz, nel Nord, Herat e Shindand, ad Ovest, e Jalalabad, ad est. Il controllo dei cieli serve al Pentagono per tre scopi, illustrati dal segretario alla Difesa Donald Rumsfeld: rovesciare l'equilibrio di forze e favorire l'offensiva di terra degli anti-taleban per rovesciare il regime, rendere possibili interventi di terra di forze speciali ed eliminare i rischi di portare aiuti umanitari - cibo, vaccini e medicine - alla popolazione civile. Neanche sessanta minuti dopo l'inizio dell'attacco le forze anti-taleban dell'Alleanza del Nord hanno incominciato a martellare le posizioni avversarie nella pianura di Shomali, 50 chilometri a nord della capitale, con obici da 122 millimetri con l'obiettivo di sfondare le linee e puntare su Mazar-iSharif. Il compito spetta a un veterano della guerra contro l'Urss, il generale uzbeko Dustum, incaricato di costrigere i taleban adabbandonare la regione e ripiegSe verso Kabul pe^combattèifiTF la battaglia decisiva. Una prima rivolta anti-taleban è iniziata nelIsg notte a Ziraaj, jcapoluogq^djr etnia belusci nelSud-Ovest. Bombardato a Kandahar il campo dove vive il clan tribale del Mullah Omar, leader dei taleban. Aerei e missili hanno investito il complesso ripetendo quanto fecero le forze alleate all'inizio della guerra del Kosovo, colpendo l'abitazione di Slobodan Milosevic. Nu¬ merose e forti esplosiosi sono state ascoltate a distanza, ma Omar aveva da tempo lasciato la zona e "Kabul ha annunciato che '«é"al sicuro» così come Osama^bin Laden. Le basi di «Al Qaeda» investi- -te-^daglii; attacchi sono state : il grande complesso di Darimta a Jalalabad, vicino al Khyber Pass, e i centri di addestramento di terroristi a Khost, Mazar-i-Sharif, Kandahar e a Ovest di Kabul. Allarme lungo i confini dell'Afghanistan. Il timore dei Paesi confinanti è di infiltrazioni dei taleban sostenute da gruppi fondamentali¬ sti locali. In Tagikistan il presidente Emomali Rakhmonov ha messo in stato di allarme le truppe mentre i ventimila soldati russi presenti nel Paese sono stati schierati poco lontano dal lungo confine con l'Afghanistan. Anche l'Uzbekistan ha inviato le proprie truppe ai confini, per fronteggiare la minaccia di diecimila taleban mobilitati da Kabul nelle ore precedenti all'attacco. L'unico vicino dell'Afghanstan che ha condannato l'attacco é stato l'Iran, definendolo «inaccettabile» e ammonendo gli alleati a «non violare lo spazio aereo». Anche l'iracheno Saddam Hussein é solidale con Kabul: «E' un'aggressione a tradimento». Da Teheran è giunta la notizia di un aereo Usa abbattuto, ma Washington non ha confermato. Per il Pentagono l'attacco all'Afghanistan rientra nel capitolo delle «guerre umanitarie» perché «dalla fine della Guerra Fredda gh Stati Uniti si sono impegnati in Kuwait, •Iraq del'TWlrd, Somalia, Bosnia e Kosovo - ha detto Rumsfeld - per aiutare le popolaszioni a liberarsi della tirannia». Nella ^guerra- al terrorismo Washington avverte i suoi nemici: «Tutti i nostri strumenti militari sono in campo», dice il Capo degli Stati Maggiori Congiunti Richard Myers. E' la frase convenzionale che il Pentagono usa per far capire che potrebbero , anche essere usate le armi nuclea- Il primo colpo con cinquanta cruise e con B-2 arrivati dal Missouri Colpite le postazioni antiaeree e le difese radar a Kabul, Kandahar, Mazar-i-Sharif e Konduz Da Baghdad e Teheran gli unici moniti contro l'azione militare Washington mira al controllo dei cieli, poi toccherà alle forze di terra dalle repubbliche ex sovietiche. Anche l'Alleanza del Nord, ai comandi del generale Dustum, ha cominciato a martellare le posizioni avversarie