Rifiutò di convertirsi airislam, oggi sarà Beato
Rifiutò di convertirsi airislam, oggi sarà Beato Rifiutò di convertirsi airislam, oggi sarà Beato Agli onori degli altari il vescovo Ignazio Maloyan, vittima dello sterminio degli armeni Marco Tosarti CIU A DEL VATICANO Si potrebbe-anche interpretare come una risposta alle sbalorditive accuse di Baget Bozzo: oggi Giovanni Paolo II eleva agli onori degli altari un vescovo cattolico che nel 1915 fu martirizzato perché rifiutò - insieme ai suoi fedeli e sacerdoti, quattrocentodiciassette in tutto - di convertirsi all'Islam. Il primo martire cattolico dello sterminio di mr"sa armeno; meno di un secolo fa, storia di ieri, ma ancora attualissima, nei suoi risvolti religiosi. Ignazio Maloyan era il vescovo armeno-cattolico di Mardin, ed è citato fra l'altro nei documenti inediti che uno storico italiano. Marco Impagliazzo, ha trovato negli archivi dei domenicani di Parigi, e da cui ha tratto un'opera illuminante, «Una finestra sul massacro». Nel giugno del 1915 era partito da due mesi quello che Giovanni Paolo II nel suo recente viaggio in Armenia ha definito «il primo genocidio del secolo», ad opera dei turchi, e anche la comunità cristiana di Mardin, una cittadina dell'Anatolia restò stritolata in quell'ingranaggio. In quel giugno gli uomini cristiani di Mardin furono divisi in tre convogli, per un totale di circa duemila persone. Monsignor Maloyan, secondo quanto recita la sua biografia, edita dalla Congregazione di Bzommar, in Libano, era incatenato insieme a dodici dei suoi preti diocesani, un cappuccino, padre Leonardo, e quattro sacerdoti siro-cattolici. «Usciti da Mardin, nessun cristiano seppe esattamente dove giunsero. Gli unici testimoni oculari furono dei curdi e dei soldati della milizia». Due sacerdoti, un domenicano e un siriano, cercarono di raccogliere in seguito qualche elemento. Secondo la ricostruzione, i cristiani furono massacrati vari chilometri da Mardin, nelle grotte di Cheikan, profondissime. Ma mons. Maloyan fu condotto ancora più avanti, fino a Kala a Zarzawan. Racconta padre Isacco Armale: «Mons. Maloyan, che aveva le catene alle mani, ai piedi e al collo cadde a terra. Un gendarme, colpendolo alla schiena gli disse: "non avresti fatto meglio a diventare musulmano? Ti avremmo fatto Imam". Mons. Maloyan gli rispose: "noi siamo gli agnelli di Cristo e il rosso che portiamo è segno della nostra volontà di versare il sangue per Cristo"». Don Armale ebbe testimonianza dell'uccisione del vescovo da un certo Bachou Sarrage, che faceva parte della gendartheria. Il capo della polizia, Mamdouh chiese a Maloyan: «Non vuoi proclamarti musulmano»? «E' strano che tu mi ripeta questa domanda. Ti ho già detto che vivo e muoio per la mia religione». Mamdouh allora sfoderò la pistola e sparò contro l'anziano presule. Aveva quarantasei anni, e quattro d'episcopato; aveva rifiutato di rifugiarsi presso gli Yazidi, i cosiddetti «adoratori del diavolo», nelle montagne di Sinjar, o di andare ad Aleppo, per non abbandonare i suoi fedeli. Il certificato ufficiale di morte parlò di «embolia coronarica».
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