Ultima offerta dai taleban di Giovanni Cerruti

Ultima offerta dai taleban Ultima offerta dai taleban «Fermate il blitz, rilasceremo gii occidentali» Giovanni Cerruti Inviato a ISLAMABAD La troupe della Bbc l'ha aspettata fino alle sei del pomeriggio, quando dal Khyber Pass sono scesi a peshawar il buio e le ultime voci dall'Afghanistan: raccontano ancora una volta che i Taleban sono allo sbando, temono un attacco, e una prova sarebbe proprio quella telecamera della Bbc in attesa dal mattino. Aspettano Yvonne Ridley, 46 anni, la giornalista del «Sunday Express» arrestata a Jalalabad il 28 settembre. L'«Aip», l'agenzia di stampa che raccoglie e trasmette le ultimissime dai Taleban, alle otto del mattino ha ricevuto una nota «autorizzata» dal Mullah Omar. A sorpresa, si legge che «il leader dei Taleban, il Capo dei Credenti, ha dato l'ordine di rilasciare, oggi o domani, la cittadina inglese Ridley Yvonne». Non è stato sabato, almeno fino a notte, e forse sarà domenica. «Aip» aggiunge, clje questa, la liberazione di Ridley, era una richiesta di Londra. Come dire che sapno esser buoni. s Quando Muhammad Nagoub Sharafat, il direttore dell'agenzia Taleban, comincia a trasmettere i suoi dispacci in lingua hurdu di primo mattino, vuol dire che sarà una giornata di notizie da Kabul. Notizie, ieri, di disponibilità. O più che notizie proposte, tentativi di aprire trattative parallele, ipotesi di accordo. Alle nove ecco il secondo dispaccio, «Le condizioni per il rilascio degli otto occcidentali», gli otto volontari arrestati il 5 agosto con l'accusa di detenzione di Bibbia e «tentativo di conversione religiosa». Le condizioni sono una sola, come dice il ministro degli Esteri taleban, il Mullah Wakil Ahmed Mutawakel: «Se gli Stati Uniti pongono fine alla loro propaganda di massa su un'azione militare contro l'Emirato dell'Afghanistan e mitigheranno le sofferenze del suo popolo...». Insomma, se nessuno toccherà Kabul, «il governo provvedere al rilascio degli otto detenuti». I dispacci dell'oAip» si sono interrotti con la notizia della contraerea in azione sul cielo di Kabul. Forse non è un buon segno per chi è finito nella galere afghane e adesso sta nel piatto di questa trattativa. Yvonne Rydley doveva arrivare al confine del Khyber ieri pomeriggio, e non è arrivata. Gli otto -quattro tedeschi, due americane, due australiani- restano in attesa della prossima udienza, non si sa quando. Atif Ali Khan, 26 anni, barba da taleban, l'avvocato di Peshawar che li difende e si è già appellato «alla clemenza della Corte» è l'unico soddisfatto. «Potrebbe voler dire che si preparano ad una sentenza mite, e subito ci sarebbe la concessione della grazia. In ogni caso io non ho mai avuto la sensazione che li volessero trasformare in ostaggi». Sembra anche l'unico a non aver mai avuto questa sensazione. La Corte sarà e emente solo se non ci saranno attacchi né altre minacce «crudeli». A poche ore dalla contraerea su Kabul, il Mullah Omar e i fax della'agenzia «Aip» ci hanno provato. 0 una trattativa, oppure un'ennesima e scombinata corsa contro il tempo e le voci di imminente attacco. John Merger, il padre di Heather, una degli otto volontari dell'organizzazione tedesca «Shelter Now International», non può che trovare conforto dal fax dell'Agenzia di Peshawar: «Per la prima volta le parole "detenuti" e "liberazione" sono nella stessa frase», dice e toma dalla ex moglie Deborah, al loro tavolino del Marriott Hotel. Un buon segnale, anche per gli ex coniugi Merger, sarebbe 1 arrivo a Peshawar di Yvonne Rydley. A turno si alzano e salgono sul tetto dell'albergo, dove la Bbc è pronta alla buona notizia dal Khyber Pass. Se non amva nemmeno oggi, allora avranno ragione le cautele di Londra. E quelle del portavoce di Islamabad: «Noi non siamo così ottimisti». Aspettando Yvonne Ridley, nel pomeriggio, si registra il silenzio stampa dell'«Aip». Il Mullah Omar ora trascura il suo uomo a Peshawar e trasmette fax alle agenzie intemazionah. Dalla tattica alla propaganda. La solita. Osama Bin Laden non c'entra, i Taleban neppure, state lontani dall'Afghanistan e dall'Islam. «Nessuno si uccide per far piacere a qualcuno», scrive il Mullah, e dunque non può pensare che un musulmano s'in¬ venti kamikaze. «Ma se gli Usa dicono che loro i criminali sono quelli che sono morti alla guida degli aerei, cosa vogliono dall'Afghanistan?». Piuttosto, fa sapere, che il mondo si preoccupi dell'Afghanistan che soffre la carestia e la siccità e si prepara alle nevi dell'invemo. Le strade sono aperte per le Onu, per il cibo, le medicine e il petrolio/'Gli aeroporti no, dal cielo il Mullah deve temere l'attacco aereo degli infedeli. Anche a Islamabad temono che manchi poco. «Ormai non c'è più nulla da dire ai governanti di Kabul -ha risposto Riaz Mohammad Khan, portavoce del ministero degli Esteri- C'è solo da aspettare». Il presidente Musharraf ha voluto far sapere ai pakistani «che nell'interesse del mio Paese continuerò ad essere il capo della forze armate». Lo sapevano dal 26 ottobre '99, la notte del colpo di stato. Il Generale aveva promesso che dopo due anni avrebbe abbandonato quella carica, ma ieri ha deciso che questo non è proprio il momento. E' il momento della linea dura, degli 89 arabi delle «Organizzazioni umanitarie islamiche» ricercati o cacciati dal Pakistan, delle manifestazioni dei fondamentalisti appena tollerate e nascoste. Ieri il Mullah Fasul Rahman era a Peshawar, a gridare «Morte a Bush!, Morte a Blair!». Sempre più lontano. Da Islamabad e dal suo Generale. Le telecamere della Bbc hanno atteso invano a Peshawar il rilascio della reporter inglese come annunciato dal mullah Omar I sacchi di grano del World Food Program ammassati a Quetta, in Pakistan, vicino al confine afghano