Guai gridare «Al lupo, al lupo»

Guai gridare «Al lupo, al lupo» AVVISTAMENTI DI FINE ESTATE Guai gridare «Al lupo, al lupo» CARLO GRANDE L'«allarme lupo» era di nuovo scattato alla fine di agosto, con notizie rimbalzate su quotidiani, periodici, radio e tivù dai toni anche drammatici: «I lupi hanno divorato centinaia di pecore». E ancora: «I branchi si moltiplicano sulle Alpi e sugli Appennini». In provincia di Torino, l'ultimo attacco è avvenuto im paio di settimane fa: una trentina di pecore sbranate nel vallone del Fréjus, sopra Bardonecchia. Pochi giorni e il pastore le avrebbe fatte scendere a valle, al termine della stagione sugli alpeggi in quota. Non ha fatto in tempo: carcasse e bestie ferite (parecchie) sono stati trovate la mattina, sui prati ripidi sopra la conca. Lupi o cani randagi? «E' ancora difficile da stabilire», dice Federico Kurschinski, una delle guardie salite fin lassù. Di prove a carico del lupo non ce ne sono. La ricercatrice Paola Bertotto era con lui ed è d'accordo: «In genere - spiega - il lupo attacca in modo mirato, colpisce pòche bestie alla volta e lascia sul campo pochi feriti. I cani feriscono di più perché non sono altrettanto capaci di uccidere con un colpo solo». Inoltre, spiega Kurschinski, non c'erano indizi del «grande colpevole»: «Di solito U lupo consuma la preda subito, anche se in natura non ci sono regole rigidissime. Il terreno era secco, non abbiamo visto impronte. E tanto meno s'è visto il lupo, sempre molto elusivo. Molto più dei cani, che hanno maggiore confidenza con l'uomo». Di lupi che attaccano le greggi, per la verità, i pastori non ne hanno colti sul fatto: «Nessun allevatore ci ha segnalato di averli visti direttamente attaccare gli animali» dice Claudio Gola, coordinatore della «sezione ovicaprina» dell'Apa di Torino, l'Associazione provinciale allevatori. E' lui che raccoglie le denunce e le smista alla Provincia, per i rimborsi. MegUo essere prudenti e non gridare «Al lupo»: aspettiamo le prossime settimane, consiglia Kurschinski, per vedere se ci sono altre segnalazioni. I rendiconti si fanno a gioco lungo. Per tutta l'estate, aggiunge la guardia (la sua «squadra» è coordinata dal brigadiere Aldo Tolosano, della Provincia di Torino) la zona di Bardonecchia è rimasta tranquilla. Quello del Fréjus - l'Alta Valle di Susa, in provincia risulta in genere la più bersaghata - è l'ultimo attacco registrato. Segnalazioni di attacchi, invece, c'erano state a Cesane Torinese, Bobbio Pellice, Pragelato e Fenils di Cesana. Nel Comune di Giaglione, in luglio, erano state uccise una quarantina di pecore. Ma da due cani «spinoni», i cui proprietari sono stati multati. Nessuna situazione catastrofica, dunque, o di allarme: certo i pastori non dormono sonni tranquilli, da quando il grande predatore è tornato. Giuseppe Canavese, dirigente del Parco naturale Alpi Marittime, ci fornisce le presenze sulle Alpi occidentali: un branco di 4 animali nell'area della Valle Stura di Demonte; altrettanti tra le valli Pesio, Corsa- glia e Alta Val Tanaro (ma qui, quest'anno, sono stati trovati due giovani lupi morti); un branco di due adulti più tre piccoli che si riproduce regolarmente nel parco del Gran Bosco e gravita sulla dorsale dell'Assietta; un gruppo di due-tre ammali tra le valli Chisone e Germanasca e un branco simile che fa la spola tra il Queyras e l'alta valle Pellice. Senza dimenticare, in vai Fredda e intomo a Rochemolles per la Provincia di Torino e in aree marginali della vai Gesso, alcune individui che possono sconfinare anche in Francia. Il rimedio più efficace (oltre ai cani da pastore con collare chiodato) sono i recinti e i rimborsi, ràpidi e soddisfacenti: 120 mila lire se il capo è morto e 50 mila se è ferito, a condizione che veterinari pubblici, guardie forestali o guardaparco compilino un verbale, e che l'animale sia identificabile da un orecchino o da un tatuaggio. I soldi provengono da un fondo nato nel '97 su iniziativa del Wwf e dell'Associazione provinciale allevatori (Apa) e finan- ziato dalla Provincia di Torino. Dall'anno scorso, però, l'Apa si è dotata di un gregge proprio, dal quale in futuro sarà possibile attingere per risarcire direttamente gli allevatori con un animale. La convivenza tra lupi e pastori, checché ne dicano «gli esperti da osteria», è possibile: «Però bisognerebbe forse fare un passo indietro - ha scritto Elio Pulzoni, direttore del Parco del Gran Bosco di Salbertrand e tornare ai pastori veri, ai cani da custodia, ai recinti per la notte, che il parco mette gratuitamente a disposizione degli allevatori», e non lasciare gli animali allo stato semi-brado. Spesso, ribattono i pastori, non vale più la pena pagare una persona per seguire pecore che non valgono la «drapunà» di fieno che mangiano. E allora? Di certo non si possono più sterminare i lupi, come un secolo fa. E poi il lupo è come l'acqua, che come dice un. vecchio proverbio dij Salbertrand «ogni cent'anni ritoma sul suo | percorso naturale». Dopo le numerose segnalazioni di agosto, sopra Bardonecchia sbranate alcune pecore Le guardie: «Potrebbe trattarsi di cani selvatici» upo» i Torino. l'Apa si proprio, possibie diretta con un upi e paano «gli ossibile: rse fare a scritto del Parco ertrand ri, ai cani i per la e gratuine degli ciare gli mi-brado. tori, non are una core che punà» di allora? Di ù stermicolo fa. E c. j | «In genere - spiegano gli esperti - Il lupo attacca in modo mirato, colpisce poche bestie alla volta e lascia sul campo pochi feriti Icani feriscono di più perché non sono altrettanto capaci di uccidere con un colpo solo» «In genere - spiegano gli esperti - Il lupo attacca in modo mirato, colpisce poche bestie alla volta e lascia sul campo pochi feriti Icani feriscono di più perché non sono altrettanto capaci di uccidere con un colpo solo»