Publico impiego, protesta anche An

Publico impiego, protesta anche An Publico impiego, protesta anche An Oggi il confronto sul lavoro. Il governo cerca un'intera globale i* ^ "' 5 ROMA Non sarà certo un vero pericolo per la tenuta della manovra, ma indubbiamente è un segnale. Dopo la levata di scudi da parte dei sindacati del pubblico impiego, che hanno proclamato la mobilitazione della categoria per protesta contro l'insufficienza degli stanziamenti nella Finanziaria, anche nel governo e nella maggioranza c'è qualche mal di pancia sull'argomento. In particolare, è Alleanza Nazionale a far capire che in qualche modo bisognerà evitare di andare a uno scontro con i dipendenti pubblici. E non è un caso che sia proprio il sottosegretario alla Funzione Pubblica Learco Saporito (oggi di An, per molti anni democristiano) a chiedere a Tremonti di allargare i cordoni della borsa, ed evitare scioperi e conflittualità. «I sindacati - osserva Saporito - lamentano il fatto che con le risorse messe a disposizione nella Finanziaria per i rinnovi contrattuali non si garantisce neppure la difesa del potere d'acquisto delle retribuzioni. Il Tesoro dimostri che questi calcoli so- no sbagliati». Se invece i soldi non ci fossero davvero, per il sottosegretario «sarà necessaria da parte del governo una maggiore sensibilità alle preoccupazioni poste dai rappresentanti dei lavoratori visto che la richiesta non riguarda ulteriori miglioramenti economici, ma la salvaguardia del potere d'acquisto dei salari». Oltre a quello del pubblico impiego (e della scuola), l'altro fronte rovente che si annuncia nel rapporto tra governo e sindacati sarà quello delle pensioni e della flessibilità. Oggi pomeriggio al ministero del Welfare comincia il confronto sul mercato del lavoro, con la presentazione del «libro bianco» preparato dal ministero; domani sarà la volta della discussione sulla previdenza. Ieri, il ministro dell'Economia Tremonti ha affermato di «sperare» in un'intesa con i sindacati sulla previdenza, affermando che (da forma giuridica per l'avvio della riforma» è ancora da valutare. Per ora le premesse non sono però le migliori. Ieri, infatti, Cgil e Cisl hanno reagito molto criticamente all'intervista rilasciata al nostro giornale dal ministro Roberto Maroni. E la Cisl di Savino Pezzotta - sulla carta più disponibile alla trattativa rispetto al sindacato di Cofferati - ha sostanzialmente bocciato la Finanziaria nel suo complesso. Sulla manovra 2002, il sindacato di via Po promuove solo (e con riserva) detrazioni per i figli e pensioni minime. Ma boccia il fatto che «il riorientamento delle scelte di politica economica» sia avvenuto «al di fuori di ogni schema concertativo»; giudica «complessivamente debole» il sostegno alla domanda; chiede un tavolo specifico sul Mezzogiorno». H «no» è assoluto su ima nuova rifonna delle pensioni, a maggior ragione per delega legislativa. Da Modena, Pezzotta ha affermato così che «delega 0 non delega, o l'accordo si fa con il sindacato oppure le pensioni non si toccano». «Sulle pensioni - ha aggiunto - andiamo alla verifica della riforma Dini, sapendo quello che abbiamo sempre detto, al di là di tutti i "Soloni": che ha funzionato, e questo è un fatto positivo. Per¬ tanto riteniamo che sul sistema in senso strutturale vi sia ben poco da fare. Valuteremo alcuni correttivi durante il confronto. Invece, ciò che va fatto con urgenza è il rafforzamento dei fondi di previdenza integrativa anche con l'utilizzo di parte del Tfr». A Maroni, che aveva proposto di dimmuire il peso della previdenza pubblica e aumentare quello della previdenza privata, ha replicato duramente il responsabile Cgil delle politiche sociali. Beniamino Lapadula. «L'equilibrio tra previdenza pubblica e privata individuato con le riforme degli anni '90 - ha detto Lapadula ~ non si deve modificare, pena entrare in rotta di collisione con il sindacato. La previdenza già dopo la riforma Dini non è più basata sul 10007o pubblico: si tratta soltanto di sbloccare il tfr per sviluppare i fondi pensione, Se, invece, Maroni pensa di ridurre ulteriormente la copertura pubblica per affidare al mercato la tutela dei futuri pensionati troverà il sindacato a sbarrargli la strada. L'equilibrio tra pubblico e privato - conclude non si deve toccare». [r. gì.) Pezzetta: «Delega 0 non delega, l'accordo si fa con il sindacato oppure le pensioni non si toccano» La Cgil: «Se il ministro pensa di ridurre la copertura e di privilegiare il privato ci troverà pronti a bloccarlo»

Luoghi citati: Modena, Roma