Nasce un governo dì transizione

Nasce un governo dì transizione TRA DUE SETTIMANE NUOVO INCONTRO PER NOMINAREI120 MEMBRI PI UN «CONSIGUO SUPREMÒ»mGM USA: NON COLPITE IL NOSTRO POPOLO Nasce un governo dì transizione Accordo a Roma tra re Zahir, Alleanza del Nord e tribù il dopo-taleban le Novazio ROMA ZAHIR Shah e gli Stati Uniti convincono l'opposizione afghana: dopo tre giorni di colloqui l'ex sovrano, i rappresentanti dell'Alleanza del Nord (la coalizione che da 5 anni combatte il regime di Kabul e controlla oggi il 10 per cento del territorio) e una delegazione delle tribù afghane hanno raggiunto ieri un accordo che delinea il futuro politico del Paese: un Consiglio Supremo «rappresentativo di tutto il popolo afghano» (l'invito è esteso agli stessi taleban, puntando sulle divisioni che vanno delineandosi fra loro) convocherà la «Loya Jirga», l'assemblea dei capi tribù, che a sua volta eleggerà un capo di Stato e un governo di transizione. Il dopo-taleban nasce a Roma, dove Zahir vive in esilio dal '73 e dove nelle ultime tre settimane si sono susseguite visite di i^ngo: dal rappresentante Onu per l'Afghanistan, lo spagnolo Vendrell, a una delegazione di parlamentari americani guidati dal repubblicano Curt Weldon. Gli oppositori afghani torneranno nella capitale italiana fra due settimane per nominare i 120 membri del Consiglio supremo: «Nel frattempo lavoreremo per definirne la struttura», annuncia Younus Qanouni, che ha guidato a Roma la delegazione dell'Alleanza del Nord. «Spero di tornare con una situazione più chiara, ma di una cosa sono certo: presto vedrete i taleban fuori dall'Afghanistan». E' stato il consigliere del re, Sirat Abdulsattar, a spiegare i dettagli dell'intesa, alla quale si è associato dall'Iran il deposto presidente Rabbani: per ragioni di sicurezza, Zahir non ha partecipato alla conferenza stampa (i timori di attentato hanno convinto perfino a rimuovere l'impianto di irrigazione dal giardino della sua abitazione romana, jaU'Glgiata). Anche se la «Loya jirga» don potrà venire convocata, ha spiegato Sirat, il Consiglio «avrà comunque l'autorità di prendere le misure necessarie alla formazione del governo transitorio». Ma quale saranno le funzioni dell'ex sovrano nel dopo-taleban? Sarà Zahir ad assumere la guida del Paese, come gli Stati UnitL sembrano sperare considerandolo un importantissimo «fattore di unità», o il suo sarà soltanto un ruolo estemo? L'opposizione ha chiarito più volte anche durante i colloqui di Roma - di essere contraria a un ritorno della monarchia in Afghanistan. É da Londra l'ambasciatore Ahmed Wall Massoud, fratello del leader delle forze afghane che controllano la valle del Panshir e si oppongono ai taleban (il generale Massoud, ucciso alla vigilia degli attentati contro l'America) conferma: «Il ritomo di Zahir è impossibile», anche se «la sua influenza strategica è importante». Di certo, Zahir Shah sembra riuscito a sfruttare l'emergenza per ridare compattezza all'opposizione ai taleban e per definire insieme «i limiti» del-" l'intervento americano. «L'accordo segna l'inizio di una nuova era per l'Afghanistan», commenta Oanouni, che conferma: con Washington è stata raggiunta un'intesa per attaccare «in maniera congiunta i terroristi», anche se l'Alleanza del Nord non avrebbe ancora ricevuto aiuti materiali dagli Usa. Ma se gli Stati Uniti «hanno il diritto di punire i colpevoli delle stragi di New York e Washington - avverte l'ex braccio destro del generale Massoud - non accetteremo attacchi contro il popolo afghano». Dello stesso parere Sirat: «Washington deve rispettare l'integrità territoriale dell'Afghanistan e non dimenticarsi che gli afghani sono delle vittime». Da sinistra Younous Qanouni dell'Alleanza del Nord, Sirat Abdulsattare YusufNu rista ni consigliere di re Zahir