Erika e Omar, insieme una coppia diabolica
Erika e Omar, insieme una coppia diabolica Erika e Omar, insieme una coppia diabolica I periti del gip: non sono pazzi, sapevano bene cosa stavano facendo Brunella Giovara TORINO Due ragazzi normah, una coppia terribile. Sono Erika De Nardo e Omar Favaro, nel ritratto consegnato dai tre periti del giudice che dovrà decidere sul loro destino. E questa è la perizia fondamentale, la vera pietra miliare dell'inchiesta. Perché richiesta dal gip Cesare Castellani, e perciò arricchita da un valore aggiunto: è «super partes», proprio perché il giudice è al di sopra delle parti della difesa e dell'accusa. E allora: gh esperti Gustavo Charmet e Adolfo Ceretti, assieme alla cohega Alessandra Simonetto, hanno concluso che Erika e il fidanzato Omar sono capaci di intendere e volere. Di conseguenza sono punibili, possono cioè venire processati per l'omicidio di Susy Cassini e Gianluca De Nardo, la mamma e il fratello di Erika. Un giudizio che non si scosta molto da quello già espresso dai consulenti del pm Livia Lecci, che hanno concluso che i ragazzi sapevano benissimo cosa stavano facendo, la sera'del 21 febbraio scorso, e le conseguenze del loro gesto. Susy Cassini e Gianluca De Nardo, mamma e fratello di Erika, non vennero cioè uccisi durante un raptus di follia, ma restarono vittime di due menti in grado di distinguere tra bene e male, tra la vita e la morte. Due ragazzi che progettarono l'omicidio (è la tesi della premeditazione, supportata dal rapporto dei carabinieri del Ris), e che pur potendo sceghere di lasciare in vita almeno Gianluca, decisero comunque di uccidere anche lui. I tre esperti del gip, nelle 400 pagine del documento da loro firmato (basato sulla sbobinatura di 50 ore di colloquio con i ragazzi), spiegano che Erika ed Omar risultano «affetti da disturbi della personalità» tali da renderli «persone disarmoniche». E la loro personalità è definita come forte e «complessa». Questi disturbi non sono però tali «da rendere in grado di non vivere adeguatamente la loro vita». Perché dall'analisi del contesto in cui sono vissuti fino alla sera del 21 febbraio emerge che entrambi erano ben inseriti nella scuola (dove avevano risultati anche buoni), nelle amicizie (non erano cioè solitari, o oppressi da sensi di inferiorità o inadeguatezza) e nella famiglia (con rapporti che sono definiti nella norma, con i normah alti e bassi che si vivono in tutte le famiglie in cui ci sono adolescenti). Inoltre, «nelle loro biografie non si trovano traumi evidenti», cioè episodi in grado di pesare sul loro sviluppo psicologico. Nella storia di Erika si riscontra solo un breve ricovero in ospedale, ma per un problema di lieve entità, e che nulla c'entra con quanto è successo dopo. Detto questo, i tre esperti concludono che «il disturbo della personalitànon è eoa grave da interferire con la capacità di intendere e volere». Disturbati sì, ma sani di mente e consapevoli, padroni delle loro azioni. Due ragazzi norniah, o quasi. Anche bravi ragazzi, forse. Ma in coppia, ima coppia capace di uccidere. E proprio sul capitolo deUe dinamiche di coppia, i periti sottolineano come risulta che Omar abbia sviluppato una certa «dipendenza» dalla ragazza. Ma questo non gh ha impedito di mantenere un'indipendenza di giudizio e un'autonomia decisionale in più di ima occasione. L'ultima è proprio della sera del 21 febbraio: subito dopo l'uccisione di Susy e Gianluca De Nardo, ai due ragazzi non resta che aspettare l'anivo di Francesco De Nardo. I due hanno infatti deciso di sterminare l'intera famiglia, compreso quel padre che senza nulla sospettare è andato a giocare a calcetto con i suoi amici. Ma ecco che Omar decide di tirarsi indietro: «Di tuo padre non ne voghe sapere. Sono stanco, ho le mani stanche, che mi fanno persino male. Ferniiamoci qui». Una frase che rappresenta ima scelta precisa di dissociazione seppure tardiva - dal progetto iniziale, egualmente condiviso. Tutto chiaro, quindi. Meno il punto del movente, che pure i periti affrontano. Di sicuro, la signora De Nardo e suo fighe non vennero uccisi perché la ragazza voleva più libertà (l'aveva, la famigha le lasciava ampio respiro su amicizie e fidanzati), e nemmeno per un motivo riconducibile al bisogno di soldi. Non è insomma ima storia alla Pietro Maso, che uccise i genitori perché voleva fare la bella vita e sperava di incassare l'eredità. La perizia è stata consegnata al pm e acquisita dai difensori, che le hanno quindi passate ai rispettivi consulenti (Picozzi, Perduca e Valente Torre per la ragazza; Lussago, Vesana e De Fazio per Omar). Le esamineranno e studieranno per la settimana circa che resta loro prima dell'appuntamento del 6 ottobre, l'incidente probatorio nel quale si deciderà la sorte dei due accusati. «Il ragazzo dipendeva dalla fidanzata ma era anche capace di decidere da solo Infatti si tirò indietro e non uccise De Nardo» «I due adolescenti hanno disturbi della personalità ma non cosi gravi da incidere sulla capacità di intendere e di volere» Erika e Omar all'uscita dalla villetta di Novi Ligure
Luoghi citati: Novi Ligure, Torino
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