Mosca : l'aiuto deve essere reciproco di Anna Zafesova

Mosca : l'aiuto deve essere reciproco Mosca : l'aiuto deve essere reciproco «L'America ci fornisca le sue informazioni sulla Cecenia» Anna Zafesova MOSCA «La Russia è un alleato affidabile dell'Occidente nella lotta al terrorismo». Nelle ultime ore della sua visita in Germania, già definita da Gerhard Schroeder come un «impressionante successo personale del presidente russo», Vladimir Putin è tornato ancora una volta sull'argomento delle nuove relazioni internazionali. Durante la sua prima uscita all'estero dopo la dichiarazione di solidarietà con l'America, il padrone del Cremlino elenca quello che secondo lui dovrebbe cambiare nella nuova intesa con l'Occidente e soprattutto con gli Stati Uniti: trattamento da partner da parte dell'Unione Europea e della Nato e uno stop alle critiche per la guerra che i russi conducono in Cecenia. Il presidente russo, accompagnato dalla moglie Liudmila, ieri è arrivato a Dresda, dove aveva trascorso quasi cinque anni come ufficiale della «residenza» del Kgb in Germania Est. «Non è più un segreto - ha commentato - e per noi si tratta di ritornare in un luogo che ci è caro». La «macchia» del Kgb nel suo passato sembra non imbarazzare più nessuno, e ieri nella piazza centrale di Dresda Putin si è intrattenuto a lungo con i passanti, distribuendo autografi e pacche sulle spalle, ridendo e facendo battute in tedesco e in russo. Il cancelliere Schroeder, secondo i russi, ha già smorzato le sue critiche alla guerra in Cecenia, e il presidente americano George Bush mercoledì ha incluso i guerriglieri ceceni nella «rete» di Bin Laden, chiedendo la loro «consegna alla giustizia». Il portavoce della Casa Bianca ieri ha smentito l'esistenza di un patto tra Putin e Bush in base al quale il primo offre appoggio agli Usa in cambio dell'abbandono delle critiche da parte di Mosca per «uso sproporzionato della forza militare». Ma finora le cancellerie occidentali non avevano mai accettato la retorica del Cremlino, che ha giustificato l'invasione della Cecenia con la necessità di spegnere un focolaio di estremismo islamico. Un cambiamento che è stato rilevato anche dal ministro della Difesa russo Serghej Ivanov, in visita a Bruxelles, al quartiere generale della Nato. Considerato l'uomo più fidato di Putin, il ministro ha parlato esplicitamente di un «sostegno» della comunità internazionale all' operato russo in Cecenia. E ha rimproverato agli americani di non aver risposto adeguatamente all'aiuto fornito dai servizi segreti di Mosca negli ultimi giorni: «Lo scambio di informazioni non deve essere una strada a senso unico. Noi abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere a Washington informazioni su varie zone, compresi l'Afghanistan e la Cecenia». I russi ancora prima degli atti terroristici dell'I 1 settembre avevano trasmesso agli Usa un memorandum sui legami tra i guerriglieri del Caucaso e Bin Laden, affermando anche che nei campi d'addestramento sul territorio afghano il terrorista numero uno ayeva accolto 2500 ceceni. Gli indipendentisti ieri hanno negato: «Non abbiamo più alcun contatto con Bin Laden ha dichiarato il vicepremier Akhmed Zakaev - anche se manteniamo relazioni diplomatiche con i taleban». Zakaev non ha escluso però che Bin Laden possa essere in contatto con Khattab, comandante ceceno di origine giordana che con i suoi attacchi nel '99 ha provocato l'offensiva di Mosca nel Caucaso. Sul fronte personale della sua guerra all'estremismo Putin per ora ha riportato ima sconfitta. Lunedì scorso era intervenuto con un messaggio televisivo alla nazione per spiegare la sua solidarietà con l'America e lanciare alla guerriglia un ultimatum minaccioso: deporre le armi entro 72 ore. Il termine è scaduto ieri sera, ma l'amministrazione filorussa in Cecenia ha riferito sconcertata che in tre giorni si è vista consegnare solo sette armi: 4 lanciagranate, due pistole e un kalashnikov, tutti portati da civili e non da guerriglieri. «Poche armi sono sempre meglio di niente», ha commentato con ottimismo Serghej Ivanov. Non è chiaro se, allo scadere del termine per la resa, l'ex Armata Rossa passerà all'offensiva nel Caucaso. L'ultimatum di Putin infatti non prevedeva alcuna rappresaglia. Il difensore dei diritti umani Serghej Kovaliov ha denunciato bombardamenti massicci in Cecenia, smentiti però dai militari. E il vicecapo dell'amministrazione del Cremlino, Dmitrij Kozak, ha fatto marcia indietro, spiegando che quello del Presidente .«non era un ultimatum ma solo un invito alla pace». jl presidente russo Vladimir Putin con il cancelliere Schroeder durante la sua visita in Germania che si è conclusa ieri