Missione europea in Pakistan «Volete le prove? Le avrete»

Missione europea in Pakistan «Volete le prove? Le avrete» SOLANA, MICHEL E PATTEN HANNO INCONTRATO IERI IL PRESIDENTE MUSHARRAF E IL MINISTRO DEGLI ESTERI SATTAR. OGGI COLLOQUI A TEHERAN Missione europea in Pakistan «Volete le prove? Le avrete» Mario Sensini inviato a ISLAMABAD Volete le prove? Se è questo che volete, le avrete. La diplomazia europea è pronta a fornire ai Paesi islamici che sta cercando di coinvolgere nella coalizione contro il terrorismo gli elementi che attestino la responsabilità di Osama bin Laden negli sconvolgenti attentati dell'11 settembre contro gli Stati Uniti. La stessa richiesta è stata fatta ieri alla delegazione di altissimo livello dell'Unione Europea dal presidente pakistano Parvez Musharraf, e dal ministro degli esteri iraniano Khamal Kharrazi incontrando il capo della diplomazia britannica Jack Straw. Due incontri storici perché la Uè non aveva mai intrattenuto rapporti con il governo del Pakistan salito al potere con il colpo di stato del '98, e perché da addirittura venti anni un ministro inglese non veniva ricevuto a Teheran. La tattica della pressione continua, già messa in atto in Medio Oriente dalla diplomazia europea, prosegue dunque nel profondo del mondo islamico, perché «dobbiamo evitare che T'operazione infinita" contro il terrorismo possa essere percepita - dice il "ministro degli esteri" della Uè, Javier Solana - come una guerra dell'Occidente contro quei popoli, quella religione, e quella cultura, cosa che non è affatto». Con il Pakistan Javier Solana, il ministro degli esteri belga Louis Michel, presidente di turno del Consiglio Uè, e il Commissario agli affari intemaziona11 dell'Unione Chris Patten, sembrano esserci riusciti. Anche se Islamabad, che dopo la condanna degli attentati è pur sempre l'unico Paese islamico a mantenere ancora un canale aperto con il regime taleban di Kabul, si trova in una situazione delicatissima e non rinuncia a manifestare la sua preoccupazione e a lanciare avvertimenti. «E' fondamentale che in questo momento tutto il mondo comprenda l'Afghanistan. Il suo popolo - ha detto ieri il ministro degli esteri pakistano Abdul Sattar, dopo aver incontrato la delegazione europea - ha sempre protetto con grande fierezza la propria indipendenza, e la gente afghana non ha mai accettato un governo fantoccio imposto dall'esterno. Chi è intervenuto in passato in questa regione ha pagato un prezzo altissimo per questo errore di enormi proporzioni». Come dire: i criminali responsabili degli attentati che il mondo cerca in Afghanistan vanno puniti, ma guai a fare il passo più lungo della gamba, ad avviare un'azione militare che potrebbe destabilizzare l'intera regione e lo stesso Pakistan. Qualcuno, dice Sattar, ha in mente manovre pericolose. Gli Stati Uniti perché ne hanno bisogno per stanare Bin Laden, la Russia, l'Iran, il Tagikistan, l'Uzbekistan e l'India per assestare un colpo mortale a Kabul e uno a Islamabad, tentano di utilizzare i guerriglieri pakistani antigovemativi dell'Alleanza del Nord per rovesciare il regime dei taleban a Kabul. «Siamo preoccupati perché questi gruppi armati hanno chiesto l'assistenza mihtare di Paesi stranieri. Temiamo che la decisione di offrire sostegno all'una o all'altra parte produca un solo risultato: causare altre terribili sofferenze ai nostri fratelli afghani». E senza accennare ai perico¬ li che corre il suo Paese, il ministro aggiunge che, in ogni caso, un eventuale attacco militare alle basi dei terroristi della rete afghana «al Qaeda» di Bin Laden non determini vittime tra la popolazione civile, «perché sarebbe molto duro da digerire per l'opinione pubblica del mio Paese». Sattar e Musharraf, che chiedono di tener conto anche delle simpatie suscitate nel proprio Paese dal fondamentalismo, camminano sul crinale di una montagna avvolti da una nebbia divenuta fittissima dopo quel tragico 11 settembre. Da ieri, tuttavia, potrebbero aver trovato nell'Unione Europea una mano che, se non altro, li aiuti a raggiungere un terreno più sicuro. Bruxelles è pronta a versare immediatamente 40 miliardi per gli aiuti umanitari, ma promette anche di approfondire le relazioni economiche, un miglior accesso al suo mercato, e un intervento sull'Emi e la Banca Mondiale. In cambio la Uè chiede al Pakistan una vera democrazia, ma per ora si accontenta dell'appoggio alla guerra contro il terrorismo, cominciando dallo scambio di informazioni di intelligence, la stessa cosa che Straw ha chiesto agli iraniani. La diplomazia dell'Unione è ripartita da Islamabad convinta di aver fatto centro. Su Musharraf e Sattar, quasi commossi alla fine dell'incontro, hanno pesato le parole di ammirazione «per il coraggio dimostrato esprimendo solidarietà agli Usa» di Michel, quelle di Solana e gli aiuti promessi da Patten. «Ci ha fatto molto piacere - ha detto Sattar - che gli europei abbiano escluso qualsiasi possibile equazione tra il terrorismo e il mondo islamico, la sensibilità per il problema dei profughi, il coraggio che hanno avuto a venire qui oggi. Siamo d'accordo: la lotta al terrorismo richiede una cooperazione a lungo termine, perché solo così se ne possono estirpare le cause, perché il terrorismo si alimenta dalla grandi crisi politiche, come quella del Kashmir e della Palestina». Oggi a Teheran la delegazione europea si sentirà esprimere da Kharrazi e Khatami, che considerano l'occupazione d'Israele come la cause di tutti i mali del mondo, gli stessi concetti ma con molta più forza. Assicurarsi l'appoggio dell'Iran senza irritare Sharon sarà il nuovo duro banco di prova che attende le feluche comunitarie. Bruxelles porta aiuti in cambio di collaborazione Straw in Iran, il primo britannico dopo 20 anni L'alto rappresentante dell'Unione europea, Javier Solana, e il ministro belga degli Esteri Louis Michel durante l'incontro di ieri con il ministro degli Esteri pakistano Abdul Sattar (di spalle)