Il mistero di Tolosa Azienda e sindacati «E'un attentato» di Cesare Martinetti

Il mistero di Tolosa Azienda e sindacati «E'un attentato» Il mistero di Tolosa Azienda e sindacati «E'un attentato» «E' l'unica spiegazione per l'esplosione del nitrato di ammonio stivato nei magazzini». Ma molti parlano di frequenti incidenti Cesare Martinetti Inviato a TOLOSA Sotto questa terra nera sparsa di rottami, sotto questi pilastri spezzati, questi fasci di ruggine ripiegati, queste tonnellate di rovine e di dolore, sotto la pioggia che cade fine, in mezzo a quest'odore di chimica, di gas, di ammoniaca e di morte giacciono ancora cinque dispersi e un gigantesco mistero. Perchè l'Azf di Tolosa è esplosa? Cos'ha trasformato in una bomba un silos con trecento tonnellate di nitrato d'ammonio? Sono passati tre giorni, ventinove bare aspettano sepoltura, centinaia di feriti sono ancora in ospedale, ma si comincia a ragionare. Se gli inquirenti non dicono nulla, sindacati e azienda sembrano invece d'accordo: può essere s ato solo un attentato. Non si parla naturalmente di nulla che abbia a che fare con gli islamici o Bin Laden. Ma qualcuno o qualcosa ha alterato lo stato di stoccaggio in cui era conservato il nitrato d'ammonio che è sì un potente esplosivo (il terrorista americano Timothy McVeigh l'aveva inserito nel cocktail impiegato nel '95 a Oklahoma City per uccidere 168 persone), ma non nella condizione di sicurezza in cui era messo nell'AZF di Tolosa. L'incidente infatti non è avvenuto in un processo di lavorazione, ma nel magazzino. Solo un fortissimo surriscaldamento può aver provocato l'esplosione. Ma cosa ha provocato il surriscaldamento? Dopo tre giorni di chiacchiere e di fumo, azienda e sindacato dicono: attentato. Naturalmente da una parte e dall'altra, azienda e sindacato hanno tutto l'interesse a sostenere la tesi di un atto criminale. L'azienda deve dimostrare che l'AZF, per quanto a rischio massimo secondo la "direttiva Seveso", era gestita con criteri di sicurezza. Il sindacato, invece, se da una parte attacca la direzione AZF per riduzioni d'orga- nico, dall'altra deve difendere il lavoro anche in una "zona Seveso" ad alto rischio come quella di Tolosa. Scomparsa la AZF, sono state chiuse a tempo indeterminato anche le altre due aziende a rischio della zona: la Tolochimie ed la SNPF, dove oltre al carburante per i missili Ariane si fabbrica anche il "phosgene", un "gas de combat". La loro guerra gli abitanti di Tolosa l'hanno già chiusa e non sembra il caso di rischiarne un'altra. Ma se per l'ambiente tutto ciò è rassicurante, per l'occupazione non lo è per niente. Nella pioggia che si mescola a un'atmosfera che sembra di fumo e di nebbia, settecento pompieri lavorano con zelo newyorchese per dare un senso al sottilissimo filo di speranza di poter trovare ancora vivo qualcuno dei cinque dispersi. "Venerdì sera abbiamo liberato una ventina di sopravvissuti sotto le macerie - dice il colonel Claude Donin, comandante dei pompieri di Tolosa -. Poi nessun altro. Ma il nostro dovere è continuare a sperare: sacche di aria potrebbero consentire a qualcuno di sopravvivere". E' difficile, naturalmente, ma non impossibile. Qui si ricorda che in Turchia, nell'ultimo terremoto, si trovarono sopravvissuti a una settimana di distanza. Si lavora, con poco aiuto dei cani da ricerca perchè le emanazioni di gas e l'odore di fertilizzanti che si producevano all'AZF disturba e disorienta l'olfatto degli animali. A Tolosa si tenta di tornare alla normalità. Ma non è facile. Si raccolgono i vetri rotti e curano le ferite. Ma ci vorranno mesi. Un centinaio di scuole oggi non aprono, nemmeno le linee telefoniche sono ancora state rimesse in condizioni normali. Si lavora, con civilissima solidarietà con chi è stato colpito, ma anche con la rabbia di chi ha visto arrivarsi addosso una tragedia fin troppo annunciata. Che sia stato un attentato oppure no. Si raccolgono testimonianze. Un uomo che ha lavorato per 34 anni all'AZF racconta alla radio che le "fughe" di gas, di ammoniaca, di nitrati, di altro erano abbastanza comuni. Francine Pascual, una donna di 77 anni (tanti quanti ne aveva l'azienda esplosa) ha raccontato al "Depeche" che i disastri sono cominciati negli anni 70 quando nel giardino della sua casa vicino all'Azfi lillà hanno smesso di crescere: "Niente più fiori nelle nostre case, le piante appassivano, i fusti degli alberi si spaccavano, le foglio di insalata avvizzivano". Eppure intorno a quella fabbrica e alle altre, si moltiplicava la città, cresceva il quartiere di Mirali che adesso sembra un sobborgo di Grozny dopo l'arrivo dei russi, si aprivano negozi, boutique persino. Un'economia cresceva e si sviluppava. Alla salute nessuno badava, alla sirena che ogni mercoledì suonava nel quartiere per l'esercitazione di allerta, nessuno faceva più caso. Dalle "autorità" arrivano comun•que, ora, messaggi tranquillizzanti. Nessun segno di tossicità nell'atmosfera, le acque della Garonna hanno evidenziato un aumento della con' centrazione di ammonio, ma "non si segnalano morie di pesci". Dunque, è tutto normale, possiamo stare tranquilli. Si cercano ancora cinque dispersi ma le emanazioni di gas e l'odore dei fertilizzanti disorientano i cani Le autorità tranquillizzano «Nessun segno di tossicità nell'atmosfera» «Gravi effetti sulla salute Sostanze cancerogene causa di tumori leucemie e danni al sistema nervoso» Allarme per il futuro degli impianti dismessi e le opere di bonifica La Azf, la fabbrica chimica distrutta da un'esplosione a Tolosa

Persone citate: Bin Laden, Claude Donin, Depeche, Francine Pascual, Garonna, Mirali, Timothy Mcveigh