Così parlò BIN LADEN

Così parlò BIN LADEN ILLEADERPEGLI INTEGRALISTI ISLAMICI DAL SUO RIFUGIO SEGRETO Così parlò BIN LADEN L'inglese Robert Fisk è stato l'ultimo giornalista occidentale a raccogliere dichiarazioni dirette del leader integralista Osama bin Laden, In una remota zona montuosa dell'Afghanistan. Ripropone ora il contenuto di quell'intervista, aggiornato alla luce degli eventi di New York e Washington. Alcune della cose dette da Bin Laden suonano come una sinistra anticipazione di quanto è accaduto lo scorso 11 settembre. colloquio Robert Fisk NON ho niente contro il popolo americano - esordi Bin Laden - sono in lotta solo contro il suo governo». Molte volte avevo sentito esprimere questo concetto in Medio Oriente. Decenni di regimi dittatoriah hanno persuaso molti musulmani della regione che i governi non rappresentino i popoli. Cercai di spiegare a Bin Laden che non è così in Occidente. Il popolo americano, contro il quale dice di non avere nulla, ha un governo composto dai suoi rappresentati eletti. Egli non ripose su questo punto, se non per dire: «Siamo appena all'inizio della nostra azione militare contro le forze americane». Quando ho visto i due aerei di linea lanciati contro il World Trade Center mi sono ricordato di queste parole. E anche di un'osservazione ancora più inquietante: «Noi crediamo che Dio si sia servito della nostra guerra santi' ih Afghanistan per distruggere l'Armata rossa e l'U- nione sovietica. Lo abbiamo fatto su queste montagne e ora chiediamo a Dio di poter fare la medesima cosa ah'America, di ridurla all'ombra di se stessa. Crediamo anche che la nostra lotta contro l'America sìa molto più facile di quella contro l'Unione sovietica, perché molti dei mujaheddin che hanno combattuto qui in Afghanistan hanno partecipato anche alle operazioni contro gli americani in Somalia e si sono meravigliati del crollo del morale americano. Laggiù ci siamo convinti che l'America sia una tigre di carta». In occasione di un nostro precedente incontro, Bin Laden mi aveva raccontato che durante l'invasione sovietica in Afghanistan, nell'attacco a una base russa vicino a Jalalabad, nella provincia di Nangahar, un proiettile dì mortàio era caduto ai suoi piedi. Nella frazione di secondò seguita alla caduta, egli provò, mi disse, una grande calma, una sensazione di serena accettazione, che attribuì a Dio. Il proiettile, per la costernazione degh americani di oggi, non esplose. Qualche anno dopo incontrai a Mosca un ex ufficiale dei servizi di informazione sovietici che aveva trascorso diversi mesi in Afghanistan cercando di organizzare l'eliminazione di Osama bin Laden - proprio quello che gli americani cercano di fare adesso. Era stato costretto a rinunciare perché gh uomini di Bùi Laden non si lasciavano comprare. Nessuno lo aveva voluto tradire. «Era un uomo pericoloso, il più pericoloso per noi», commentò il russo. Bin Laden mi ha detto di non aver mai ricevuto neanche un soldo dall'Occidente: né denaro degh americani né dei britannici. Nel 1997 Bin Laden era accusato soprattutto di aver attaccato in più occasioni le forze americane nel Golfo. «Se liberare il mio Paese mi porta a essere bollato come terrorista, è un grande onore per me» mi disse, aggiungendo di non fare alcuna differenza fra il governo americano e quello israeliano, fra le forze armate israeliane e americane. Al contempo espresse stima per l'Europa, e in particolare per la Francia, perché prendeva spesso le distanze dal¬ l'America. Non fece commenti suUa politica francese in Africa del Nord e non nominò l'Algeria, benché avessi l'impressione che l'argomento gravasse su di noi come un fantasma per diversi minuti. Fra i combattenti che mi circondavano c'erano anche degh algerini. In un precedente incontro, nel 1996, Bin Laden mi aveva avvertito: tutte le forze armate occidentali nella regione del Golfo, comprese le truppe francesi e britanniche, erano nel mirino. Nel 1997 mi fece intendere che le sue minacce non erano più dirette contro Parigi e Londra. A quell'epoca Bin Laden aveva tre mogli. La più anziana era madre del suo figlio sedicenne Omar, ragazzo molto intelligente; la più giovane era ancora adolescente. Un altro figlio, Saad, mi venne presentato. Era palesemente eccitato di trovar- si m mezzo a uomini m armi. Tutta questa gente viveva con Bin Laden, assieme alle mogli e ai figli di altri mujaheddin, in un complesso alla periferia di Jalalabad. Bin Laden é alto e magro; i suoi occhi mi guardavano fissi mentre mi parlava della corruzione saudita. All'epoca il regime saudita era al centro della sua attività più degh stessi Stati Uniti. A suo parere il primo tradimento ai danni del popolo saudita si era consumato ventiquattro anni prima della sua nascita, quando Abdulaziz al-Saud proclamò il regno nel 1932. «Il regime si affermò sotto la bandiera dell'applicazione della legge islamica. Sotto quella bandiera tutto il popolo saudita lo aiutò a prendere il potere. Ma Abdulaziz non applicò la legge islamica; il Paese venne creato per il bene della sua famiglia. Dopo la scoperta del petrolio, il regime saudita trovò un nuovo strumento - il denaro - per tener buono il popolo arricchendolo e offrendogli servizi sociali e la vita che voleva». Per Osama bin Laden l'evento chiave è l'invasione del Kuwait nel 1990 da parte di Saddam Hussein. «Quando le truppe americane sono penetrate nella terra dei due Luoghi santi dell'Islam (La Mecca e Medina) gli ulema (autorità .religiose) e gli studiosi della "sharia" protestarono vigorosamente in tutto il Paese contro questa intrusione», mi disse Bin Laden. «Il regime saudita, commettendo il grave errore di accoghere le truppe americane, rivelò la sua doppiezza. Diede sostegno alle nazioni che combattevano i musulmani. I governanti sauditi avevano già aiutato i comunisti yemeniti del Nord contro i musulmani yemeniti del Sud (Bin Laden è nato in Arabia saudita da geni- tori di origine yemenita, ndr) e poi avevano aiutato Arafat a combattere contro Hamas (il movimento fondamentalista palestinese). Dopo aver insultato e arrestato gli ulema, il regime saudita ha perso ogni legittimità». Ben Laden crede che sia stato consumato un grande tradimento. «Il popolo saudita non dimentica quel che hanno detto gli ulema e si rende conto che l'America è la causa principale dei suoi problemi. L'uomo della strada sa che il suo Paese è il più grande produttore di petrolio del mondo, ciononostante deve pagare molte tasse e non fruisce che di scadenti servizi sociali. Il popolo ascolta quello che dicono gli ulema neUe moschee, cioè che il nostro Paese è diventato una colonia americana, e si dà da fare per cacciare gh americani. Quel che é successo a Riad e a Khobar (24 statunitensi uccisi da due bombe, ndr) è la prova manifesta dell'immensa collera del popolo saudita nei confronti dell'America. Il popolo saudita sa che il suo vero nemico è l'America». Gli investigatori americani sostengono che diversi dei pirati dell'aria della scorsa settimana fossero sauditi. Bin Laden mi disse cose che suonavano sinistre; «L'esplosione di 2500 chili di nitroglicerina a Khobar è la prova della resistenza del popolo saudita all'occupazione americana. In quanto musulmani, noi proviamo un forte sentimento di coesione. Condividiamo il dolore di nostri fratelli in Libano e in Palestina. L'esplosione di Khobar non è la conseguenza diretta dell'occupazione americana ma la conseguenza del comportamento americano verso i musulmani». Mi parlò anche delle migliaia di bambini che morivano in Iraq per colpa delle sanzioni dell'Onu. «L'uccisione di quésti bambini iracheni rappresenta una crociata contro l'Islam. In quanto musulmani non amiamo il regime iracheno, ma pensiamo che gli iracheni e i loro figli siano nostri fratelli e ci preoccupiamo del loro avvenire». Bin Laden è convinto che «presto o tardi» gli americani lasceranno l'Arabia saudita. «La guerra dichiarata dagh americani contro il popolo saudita significa guerra contro i musulmani in tutto il mondo. La resistenza all'America si diffonde nei Paesi musulmani. I capi in cui abbiamo fiducia, gli ulema, ci hanno consegnato una "fatwa" che ci impone di cacciare gh americani. La soluzione di questa crisi è il ritiro della truppe americane, la cui presenza è un insulto al popolo saudita». Nel 1996 avevo intervistato Bin Ladfen sull'uccisione di diciannove americani in un altro attentato in Arabia saudita; egh mi. disse che si trattava dell'inizio della «guerra dei musulmani contro gli Stati Uniti. Dell'attentato successivo, quello già citato che portò alla morte di altri ventiquattro americani, egh mi disse che si trattava di «un'azione magnifica, alla quale non ho avuto l'onore di partecipare». Negli anni seguenti il nostro ultimo incontro, Bin Laden ha formato il suo movimento «alQaeda» e ha dichiarato guerra al «popolo» americano, non più soltanto al governo e alle forze armate degh Stati Uniti. Poi ci sono state le bombe contro le ambasciate degh Usa a Nairobi e Dar-es-Salaam, quindi gh attacchi americani con i missih «cruise» sui campi di Bin Laden e l'affondamento evitato per miracolo della nave militare americana «Cole» nel porto di Aden. E infine gh attacchi su New York e Washington dell'I I febbraio. Copyright «Le Monde» Noi musulmani proviamo forti sentimenti di coesione Condividiamo il dolore dei nostri fratelli in Libano e in Palestina Le migliaia di bambini che muoiono in Iraq per colpa delle sanzioni dell'Onu sono le vittime di una crociata contro l'Islam Noi crediamo che Allah si sia servito della nostra guerra santa in Afghanistan per distruggere l'Unione Sovietica Lo abbiamo fatto su queste montagne e ora chiediamo ad Allah di poter fare la medesima cosa all'America: vogliamo ridurla all'ombra di se stessa Se liberare il mio Paese mi porta a essere bollato come terrorista, questo è un grande onore per me popolo saudita sa che 'America è la causa principale dei suoi problemi: a Riad, 'uomo della strada sa che il suo paese è il più grande produttore di petrolio del mondo, eppure deve pagare molte tasse e non fruisce che di scadenti servizi sociali. Anche per questo il popolo saudita sa che il suo vero nemico sono gli Usa e la resistenza agli americani si sta diffondendo giorno dopo giorno tutti i nostri paesi DEN rediamo Allah servito nostra n re etica atto ontagne mo oter fare cosa Se liberare il mio Paese mi porta a essere bollato come terrorista, questo è un grande onore per me popolo saudita sa che 'America è la causa principale dei suoi problemi: a Riad, 'uomo della strada sa che il suo paese è il più grande produttore di petrolio del mondo, eppure deve pagare molte tasse e non fruisce che di scadenti servizi sociali. Anche per questo il popolo saudita sa che il suo vero nemico sono gli Usa e la resistenza agli americani si sta diffondendo giorno dopo giorno tutti i nostri paesi Osama bin Laden In un disegno di Ettore Viola Nella foto a sinistra il corteo pro-talebani che si è svolto ieri nel porto pakistano di Karachi manifestanti esponevano cartelli con l'immagine del terrorista saudita Osama bin Laden In un disegno di Ettore Viola Nella foto a sinistra il corteo pro-talebani che si è svolto ieri nel porto pakistano di Karachi manifestanti esponevano cartelli con l'immagine del terrorista saudita