LAMPI di genio dei ritratti di corte di Marco Vallora

LAMPI di genio dei ritratti di corte LAMPI di genio dei ritratti di corte STRANO destino dei nomi. Giovan Battista Lamp, nato nella Val di Non nel 1751 (occasione anniversaria, dunque) e italianizzato in Lampi, quando passa alla corte di Vienna (e lì un nome più italianisant forse può far gioco) con quel suo cognome corrusco e baluginante, effettivamente ebbe un destino curioso e tempestoso, variabile. Celebratissimo alla sua epoca, nel nevralgico passaggio tra il mondo tardo-barocco e le taglienti sagome del nascente gusto neoclassico, richiesto e conteso da tutte le corti più appariscenti,dell' Ancien Regime, è stato poi nei secoli a venire quasi completamente (trarrne gli studi pioneristici del Rasmo, nel 1950) cancellato dalla memoria dei posteri: e per dei motivi anche abbastanza incomprensibili. Perché mai dunque quest'oblio? Meritoria, a maggior ragione, e talvolta sorprendente, LA MODESETTMarco quest'ampia rassegna di ritratti d'apparat, che provengono da tutto lì mondo (soprattutto dalTErmitage e dagli imperiali musei di Vienna) e che grazie alla cura di attenti studiosi guidati da Fernando Mazzocca, vedi il documentato catalogo, traccia un ritratto completo di quest'artista non geniale ma potente ed efficace, che fu a lungo il prediletto di Caterina II, Imperatrice di tutte le Russie. Ma siamo corsi troppo veloci, e conviene seguire il percorso ragionevole della mostra, che partendo dagli esordi locali, tirolesi dell'artista, ci permette di megho ricostruire le tappe d'una carriera esemplare ed astuta ed il prototipo di un artista dall'ascesa irresistibile. Ed anche longevo creativamente, soprattutto quando, in vecchiaia (giunge sino al 1830) è capace di rinnovare il suo austero stile neo- STRA LA MANA allora classico, in corazza e belletti, con un tenero e sintomatico gusto domestico e Biedermeier. Potremmo osservare che il vero punto di frattura consiste nell'interessante ritratto di Canova, incrociato a Vienna mentre sta realizzando il magnifico monumento funebre a Maria Cristina d'Austria. E si direbbe che il ritrattista italiano riesca come a percepire quel brivido di terrore e di sgomento, che quell'abissale porta schiusa nel vuoto di marmo del monumento di Canova, comunicava ad un mondo avviato al capestro delle Rivoluzioni: il suo stile si fa più trepido e spoglio. Quello che del resto ha sempre colpito, anche le arincipessine più capricciose e volitive, nel virtuosismo psicologico di questo maestro del racconto sociale, è la sua abilità nel dire la verità dipinta, senza offendere le suscettibilità, ma senza nemmeno imbellettare ogni cosa nella cosmesi falsa della cipria idealizzante, dell'imbottito cortigiano. Come dimostrano i suoi ritratti verissimi e parlanti, per esempio, dei principi rivoltosi polacchi, con i loro abiti etnici e la «protesta» dei costumi nazionali quali il kontusz, oppure i tratti paciosi e soddisfatti del self made man Joseph von Weinbrenner, prediletto da Maria Teresa, pioniere dell'industria manifatturiera degli Stati Ereditari, capace di passare dal tabacco alle pellicce ma anche al commercio e al raffinato collezionismo d'arte, rappresentato qui senza troppi orpelli di status sociale. Sin dalle prime stanze, quando Lampi è ancora un pittore di provincia, s'indovina subito il suo indirizzo estetico: concretezza, sensibilità psicologica, qualche vezzo di narcisismo virtuosistico (come quando dipinge una mosca sulle membra d'un potente prelato in vacanza in Tirolo, e tutti credono sia vera: memoria degli apologhi di Plinio). Grande apprezzamento da parte della figlia di Maria Teresa Imperatrice, Maria Elisabetta d'Asburgo, che come dice il suo nomignolo «Lisetta dal gozzo» non doveva proprio essere un vamp: ma il deheato ritratto che Lampi le riservò le piacque soprattutto per la sua onestà. E fu il successo: Lampi incomincia a correre di corte in corte, di successo in successo. Ha anche la fortuna che a Vienna, l'Accademia delle Belle Arti, sia presieduta da un connazionale tirolese, il prensile pittore Sperges, che lo nomina subito titolare della cattedra di Pittore di Storiarla più prestigiosa (anche se Lampi emergerà soprattutto quale ritrattista di parata e in costumi d'epoca, à la Versailles). Il divertente quadro di Guadai, La sala del Nudo all'Accademia di Vienna mostra quanto Lampi fosse riverito e quale autorevolezza, un poco magnetica, riuscisse a spandere intorno a sé. Del resto, in quegh anni, a parte Canova, i grandi pensatori o poeti, come Algarotti e Metastasio, i musicisti e i castrati, provenivano tutti dalla mitica terra d'Italia. Lampi, che aveva un carattere non facile, fraternizza in modo molto producente con la volitiva Caterina II, che ritrae maliziosamente con le sue guance pienotte, che tradiscono una certa consuetudine amichevole e riesce a destreggiarsi benissimo tra i suoi favoriti e i suoi amanti-ammiragli. Sono loro a raggiare il suo successo: per esempio Platon Zubov che lo introdurrà a Vienna, Poniatowski a Varsavia. Dove Lampi non si limita ai soli aristocratici: ma per esempio del letterato Potocki, autore del goyesco Manoscritto trovato a Saragozza riesce ad offrirci un ritratto intensissimo, con sfondi visionari di piramidi e molta atmosfera sognante. A TRENTO UNA GRANDE MOSTRA RENDE OMAGGIO AL MAESTRO DELLA VAL DI NON CHE FU IL PREDILETTO DI CATERINA II, IMPERATRICE DI TUTTE LE RUSSIE Un ritrattista nell'Europa delle Corti.Trento. Castello del Buon Consiglio. Tutti i giorni dalle 10 alle 18. Chiuso il lunedi. Fino al 30 settembre. «Ritratto di Stanislaw Potocki con i figli», conservato al Muzeum Narodowe di Varsavia LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Vallora