Il terrorismo degli arabi di casa nuovo fronte Interno di Israele

Il terrorismo degli arabi di casa nuovo fronte Interno di Israele IL VENTI PER CENTO DELMVPQPOLAZIONE DIVENTA UNA ICTENZI/UJ MINACCIA Il terrorismo degli arabi di casa nuovo fronte Interno di Israele analisi fiamma Nirenstein GERUSALEMME ISRAELE è diventato un campo di mine innescate: chi ci cammina, ovvero chi semplicemente ci vive, chi si avventura a viaggiare per la strada in macchina, oppure va in un negozio, oppure compie l'incredibile audacia di mangiare in un ristorante, lo fa a suo rischio e pericolo. Gli scoppi sono un rombo continuo di fondo e la giornata di ieri è stata vissuta come un altro anello nell'escalation del non ritorno. Di fatto vi è qualcosa di diverso nel contenuto politico delle bombe di ieri, qualcosa che porta i segni, proprio nelle ore in cui la diplomazia stava preparando l'incontro Peres-Arafat, di un ulteriore peggioramento delle cose. Gli ultimi cinque morti e 81 feriti prima di tutto sono stati sacrificati ai quattro angoli di Israele: diciamo che il terrorismo ha mostrato una potenza di fuoco varia (suicidi, bombe) dislocata geograficamente per ogni dove, e molto differenziata ideologicamente. Gli attentati sono rivendicati da Hamas, dalla Jihad islamica, persi- no, sembra, per la prima volta, dal Fronte Democratico della Palestina, un'oi^ganizzazione neomandsta che non ha niente a che fare con l'ideologia dello «Shahid», il martire suicida, islamico. Uno degli attentatori sembra provenire dal Libano con l'aiuto degli hezbollah. Infine, e certo questo è il punto più importante, l'attentato più sanguinoso è stato compiuto da un arabo israeliano. Questa minoranza all'inizio dell' Intifada aveva avuto tredici uccisi nel corso di dimostrazioni che erano di sostanziale solidarietà con Arafat e ha quindi coltivato sentimenti sempre più antagonisti nei confronti di Israele. I deputati eletti dal venti per cento della popolazione (a tanto ammontano gli arabi israeliani) alla Knesset non hanno perso l'occasione di ribadire, anche in termini molto aspri e in seno allo stesso Parlamento israeliano, la solidarietà con i loro fratelli palestinesi; tutti i problemi di discriminazione e di povertà sono improvvisamente diventati parte della lotta nazionale e religiosa in corso. Non soltanto: da settembre in poi non poche volte l'autista o il punto d'appoggio dei terroristi provenienti dall'Autonomia Palestinese è stato un arabo israeliano. Mai nessuno, però, aveva scelto personalmente la strada della cintura di candelotti. La novità di ieri promette tempi ancora più duri per Israele: l'attentato è stato il primo, ma non sarà certo l'unico. La strada è aperta per motivi ideologici e tecnici: la migliore conoscenza del terreno, oltre a una grande facilità a muoversi legata al fatto che non si possono fare nei confronti dei cittadini israeliani blocchi di controllo come agli incerti confini dell'Autonomia, moltiplica per mille la possibilità degli attentati. Un altro elemento di escalation è rappresentato dal profilo del terrorista diverso dal solito: Haj Shaker Hebeishi, 55 anni, marito di due mogli, padre di numerosa prole, proprietario di un negozio di materiali da costruzioni, candidato per il consiglio comunale. Insomma un insospettabile. Il lavoro della polizia diventa impossibile. L'anna del terrorismo suicida evidentemente è ormai considerata legittima da quasi tutto il campo arabo palestinese e da un'importante appendice arabo israliana. Ieri la portavoce palestinee Hanan Ashrawi ha detto: «Sharon capisce solo il linguaggio della forza». E non ha aggiunto una parola di dispiacere per l'accaduto, mentre i vari portavoce di Hamas parlavano alla tv del «diritto al terrorismo». Di condanne, di rincrescimento, nessuna traccia. Il gabinetto di Ariel Sharon è spaccato: da una parte c'è il partito della «risposta automatica», come quella dei missili su Ramallah, rappresaglie quasi profoima che puntano su edifici vuoti, mentre continua la caccia ai colpevoli - diretta e personale - che si concretizza in operazioni di eliminazione. E c'è il partito di Shimon Peres: niente rappresaglie, solo trattativa. Per ora sembra invece che la strategia di Arafat sia di cercare di induire Sharon a una reazione di Sharon più forte delle solite e arrivare così all'incontro con Peres avendo dalla sua la solidarietà intemazionale. Questo significa che Arafat ha indotto le azioni terroristiche di ieri? Quasi certamente non in maniera diretta. Non condanna, non si dispiace, ma non plaude. Si può pensare che il campo del terrore utilizzi una generica luce verde intermittente, che in certi gionii cruciali si spenge. In questo momento è ben visìbile e brillante: gli uomini del terrore non hanno da temere nessuna punizione all'interno del loro campo, come invece è accaduto efficacemente in altri momenti. E sempre di più si dà fuoco alla miccia di un'opinione pubblica araba estrema che si è mostrata a Durban e di cui adesso far parte è «politically correct» persino per gli egiziani, generalmente cauti con i movimenti islamici. Se tutti continuano a giustificare la violenza, la violenza rischia di dare fuoco, ramai, a tutto il Medio Oriente. Dopo il summit di Durban sul razzismo l'estremismo tra gli arabi sembra diventato «politicamente corretto» persino tra gli egiziani di solito molto cauti con i movimenti islamici Il lavoro della polizia diventa impossibile L'arma degli attacchi suicidi sembra ormai accettata da tutto il campo palestinese La Hashrawi: Sharon capisce solo la forza

Persone citate: Arafat, Ariel Sharon, Hanan Ashrawi, Hashrawi, Peres, Shaker, Shimon Peres

Luoghi citati: Gerusalemme, Hamas, Israele, Libano, Medio Oriente, Palestina