«A giorni la verità sulla morte degli alpini»

«A giorni la verità sulla morte degli alpini» «A giorni la verità sulla morte degli alpini» Lo annuncia il ministro Martino. Un ordine sbagliato dietro la tragedia in Kosovo Mario Sensìni inviato a CERN0BBI0 La verità sulla morte dei due alpini precipitati all'inizio di agosto da un elicottero della Marina durante una missione di addestramento in Kosovo, è ormai molto vicina. «Questa settimana avrò finalmente un quadro preciso degli elementi emersi dalle indagini e dalle perizie svolte. Dati che ci consentiranno di accertare la dinamica dell'incidente in cui hanno perso la vita Giuseppe Fioretti e Paolo Nigro e che ci aiuteranno a chiarire le eventuali responsabilità», spiega il ministro della Difesa, Antonio Martino, costantemente aggiornato sugli sviluppi delle indagini condotte in modo coordinato dalla Procura militare, dalla Procura della Repubblica di Roma e dallo stesso ministero della Difesa. «C'è un fatto nuovo, ed è rappresentato dai tre avvisi di garanzia emanati dalla Procura della Repubblica nei confronti dei militari della Marina che facevano parte dell'equipaggio dell'elicottero. Le indagini, che prima spaziavano a trecentosessanta gradi, ora hanno preso una direzione più precisa», aggiunge il ministro della Difesa. L'ipotesi di reato sulla quale sta lavorando la Procura della Repubblica è quella di omicidio colposo: Fioretti e Nigro si sarebbero lanciati nel vuoto, da un'altezza di oltre 50 metri, dopo aver avuto un ordine impartito dall'equipaggio della Marina. Le perizie sull'elicottero SH-3D della Marina sono già state completate e, secondo le indiscrezioni giunte anche ai legali di parte civile, avrebbero dimostrato che sul Sea King, in quella drammatica notte sul passo di Morines, al confine tra Kosovo e Albania, tutto funzionava perfettamente. Tanto che lo stesso elicottero è stato utilizzato, immediatamente dopo l'incidente, per il recupero dei due cadaveri. Anche le autopsie sui corpi dei ragazzi sono state effettuate: l'anatomopatologo incaricato dalla Procura di Roma sta per depositare formalmente i risultati, ma il medico di parte civile che ha assistito agli esami non ha il minimo dubbio sul fatto che Fioretti e Nigro siano morti sul colpo. I corpi dei due militari presentavano lesioni gravissime e molteplici, ciascuna delle quali, da sola, sarebbe stata in grado di procurare la morte immediata dei due alpini. Particolare importante, questo, anche ai fini delle indagini: i ritardi che ci sono stali quella notte nel recupero dei corpi, in questo caso, diverrebbero inin¬ fluenti. Una volta ricevute le perizie il sostituto procuratore della Repubblica di Roma, Emma D'Ortona, dovrebbe procedere agli interrogatori dei tre «avvisati», il comandante Guglielmino, e gli speciahsti Perrone e Bianchi. Gli avvisi di garanzia, infatti, erano scattati solo sulla base delle dichiarazioni rese spontaneamente dai tre militari. «Siamo molto soddisfatti della celerità con cui si stanno svolgendo le indagini e apprezziamo il lavoro del ministro della Difesa e dell'Esercito che si stanno adoperando per arrivare alla verità», dice l'avvocato Maria Teresa Torricella, che insieme con Alberto Rossi tutela gli interessi delle famiglie dei due alpini. «Siamo sempre più convinti che l'incidente sia stato causato da un tragico errore umano, o meglio da una serie di errori e di negligenze. Il comando di sbarcare che è stato dato a Fioretti e Nigro è stato senz'altro un errore. Ma c'è stata gran¬ dissima superficialità anche nella fase precedente, cioè nella preparazione della missione. Nel briefing non fu fornito alcun particolare: la Marina rimandò tutto ad una spiegazione a bordo dell'apparecchio che non c'è mai stata», aggiunge la Torricella. «Le famiglie dei due alpini aspettano solo di sapere la verità. Non chiedono punizioni esemplari per gli eventuali responsabili, ma che siano giustamente puniti, questo sì», dice l'avvocato, che sta completando le pratiche per ottenere l'indennizzo promesso dal ministro della Difesa, 500 milioni a famiglia. «Le cose si stanno muovendo rapidamente anche in questo caso. I 500 milioni - dice Torricella - sono un attestato di solidarietà che le famiglie apprezzano, anche se noi legali stiamo facendo pressioni per ottenere qualcosa di più. Ma è ovvio che neanche 500 miliardi basterebbero per compensare la perdita di due ragazzi di ventitre anni». Il rientro in Italia delle salme degli alpini Giuseppe Fioretti e Dino Paolo Negro, precipitati da un elicottero durante una missione addestrativa la notte del 9 agosto

Luoghi citati: Albania, Italia, Kosovo, Roma