«E' ora' di riscoprire i fondamentali»

«E' ora' di riscoprire i fondamentali» CO^INUA A COLPIRE LA GLOBALIZZAZIONE PEI LISTINI. ADESSO SI PROFILA II RISCHIO PI UNCONFLITTO D'INTERESSE PER IL SISTEMA BANCARIO ' "fflm*——'■■•" —•r'»Witt*r.**-T-*TiS"-*:r-ii'f*i*q ■'- - ' -'t}u*mti..ilì ••mSy^tk.mrl'iiiifM^' -f " ll - l ^ynì^ ' ——^—- 1 :— 1.- - .■. , 1 ; ; -. i ii—i i. i .t—'.itjiii Wwt^rfcy i '. ■ ;A* «E' ora' di riscoprire i fondamentali» Si diffonde la paura del crollo, ma i piccoli tengono duro analisi MILANO DOPO l'ennesima giornata da dimenticare in Piazza Affari, anche qualche broker più avvertito incomincia ora a parlare di crazy selling. Vendite folli che non risparmiano nessuno: corsa a liberarsi dei titoli della nuova come della vecchia economia, senza risparmiare le banche che almeno in Italia, dove giocano più parti in commedia - debbono pur recitare qualche mea culpa per il disorientamento suscitato nel risparmio diffuso. Che ci sarà mai dietro questa sorta di psicodramma settembrino: panico diffuso da choc post feriale, raptus collettivo, o pigrizia mentale degli operatori non solo nostrani? Un po' di tutto questo, e forse altro ancora. L'unico elemento di confronto è che al preoccupante tonnentone non ha finora aderito il piccolo risparmiatore che sta incominciando a ragionare con la propria testa. A vendere infatti, almeno sinora, non è stato il popolo dei borsini che, invece, sta dimostrando una buona dose di sangue freddo davanti alle montarne russe del listino. Il risparmio diffuso (ma anche la stragrande maggioranza di detentori di quote di fondi di investimento), pur osservando con apprensione gli andamenti da cardiopalma di tanti titoli, dimostra di aver appreso la lezione fondamentale per chiunque decida di sperimentare in solitaria i brividi della Borsa senza rimetterci l'osso del collo: aggrapparsi saldamente alla bussola dell'orizzonte temporale del proprio investimento - che in altri termini significa privilegiare le logiche di medio lungo periodo - evitando accuratamentedi valutarne il rendimento giornaliero. La musica cambia, però, per tutti gli altri soggetti del mercato. Sarà anche vero, infatti che - come sottolinea Franco Aletti, direttore generale della Banca Edmond de Rothschild in Italia - il tiro al bersaglio che ha impallinato in questi giorni tanti titoli, a cominciare dai tecnologici (con netta preferenza per quelli ricollegabili a diverso titolo alle telecomunicaziom) è funzione diretta della «globalizzazione dei mercati» che, insieme alle opportunità, regala anche qualche bratta sorpresa. Ma i processi imitativi - che in Italia hanno assunto dimensioni parossistiche visto che ogni volta che il Nasdaq cade il listino italiano precipita e quando l'indice dei tecnologici a stelle e strisce sale il nostro corrispondente vola -eie pigrizie mentali che alimentano ogni imitazione, non vanno assolti con il motto del «mal comune mezzo gaudio». Il fatto è che, a livello intemazionale e non solo italiano, sui mercati stanno prevalendo la superficialità delle analisi e la frettolosità delle decisioni. Anche Aletti riconosce, del resto, che «sullo scacchiere mondiale si prendono decisioni che prescindono da una valutazione attenta dei singoli mercati e dei fondamentali delle aziende»; con il risultato che «titoli dotati di fondamentali più che interessanti, finiscono per essere sacrificati sull'altare dell'indicizzazione». Una beffa che viene ingigantita a dismisura dal proliferare efiuedge fund, derivati, e prodotti strutturati tanto che, se sino a non molto tempo fa si diceva che le bizze improvvise del mercato in qualche caso dipendeva dalle «scadenze tecniche», oggi è più corretto imputarle ai cosiddetti «tecnici», ossia a coloro che fanno operazioni di ingegneria finanziaria, approvvigionandosi sul mercato: soggetti - nleva Aletti - che si . muovono «esclusivamente con logiche di brevissimo periodo». Derivati e strutturati, insomma, hanno fatto crescere a dismisura la volatilità dei titoli. E, tuttavia, questi fenomeni non potrebbero influenzare in modo così vistoso il mercato se non si combinassero con il fatto che la maggior parte degli investitori istituzionale tradizionali fanno gestioni prevalentemente passive dei loro portafogli, perché sono indicizzati. Una gestione attiva del portafoglio, non avrebbe mai prodotto, infatti, quanto è successo mercoledì ai titoli della scuderia di Tronchetti Provera. Sarebbe bastato, infatti, che gestori di fondi, operatori finanziari e money manager italiani e stranieri valutassero attentamente la tipologia del merca- to italiano delle tic che, ancora oggi, nel fisso è quasi monopolistico e nel mobile è un oligopolio stretto, per cogliere la grande differenza di potenzialità rispetto ai mercati delle telecomunicazioni nei principali Paesi dell'Ue: ma questo vantaggio non è stato apprezzato. E la scuderia Tronchetti ha fatto il bagno. In altri termini, l'investitore istituzionale italiano (ma anche tanti europei) - non è chiaro se per pigrizia o per mancanza di sicurezza - deviato nel suo processo di investimento dal fatto estero per eccellenza (l'andamento del Nasdaq), sembra aver perso completamente quella che era la bussola dei suoi investimenti: «l'analisi - dice Aletti - dei fondamentali». A complicare le cose, in casa no¬ stra, c'è infine il molo, ambiguo delle banche che, come in nessun altro Paese, si sono appropriate di quasi tutta l'intermediazione e, rivestendo più parti in commedia - con il molo di advisor delle imprese per le quotazioni, digestori dei fondi di investimento, di consulenti dei rispanniatori con i report dei loro uffici studi - si trovano non solo ad operare spesso in palese conflitto di interessi; ma anche a ingenerare confusione con scelte contraddittorie. Un esempio? Le stesse banche che qualche mese fa consigliavano con i loro uffici studi di acquistare Seat a valori molto elevati, oggi vendono a mani basse con pesanti demoltiplicatori. Come uscirne? «Con un piano strategico che punti alla specializzazione», dice Aletti. I Marco ^Tronchetti Provera., .,,1,5M,.j numero uno di Telecom Italia e Pirelli Franco Aletti: sullo scacchiere mondiale si prendono decisioni che prescindono da una valutazione seria e attenta dei singoli mercati e delle singole aziende Prevalgono le logiche di brevissimo periodo Così i derivati e gli strutturati hanno fatto crescere a dismisura la volatilità dei titoli

Persone citate: Aletti, Franco Aletti, Tronchetti Provera, Witt

Luoghi citati: Italia, Milano