«L'Irlanda del Nord fotocopia della Palestina»
«L'Irlanda del Nord fotocopia della Palestina» FRED HALUDAY DELLA LONDON SGHOOLOF ECONOMICS: LO SLANCIO DEL «GOODFRIDAY» E' ANDATO SPRECATO «L'Irlanda del Nord fotocopia della Palestina» Lo studioso dei conflitti etnici: per la pace si è perso il momento giusto intervista dal corrispondente da tONDRA QUELLO del professor Fred Halliday lo si potrebbe definire un moderato pessimismo. Le gravi intimidazioni alla Holy Cross School, il riaccendersi in questi giorni della violenza in Irlanda del Nord lo portano a concludere che il processo di pace è lontano da venire e nello stesso tempo irreversibile. Il professor Halliday insegna Relazioni Intemazionali alla London School of Economics e ha sviluppato un interesse particolare per i conflitti che, dopo un libro sulla guerra fredda e uno sulle recenti «rivoluzioni» nella politica mondiale, lo ha spinto ad approfondire le guerre a sfondo etnico, a cominciare dalla situazione in Irlanda del Nord. In un saggio scritto per un libro collettivo sulla situazione in Irlanda del Nord dopo gli accordi del Good Friday (((A Farewell to Arms?»), HaUiday compara la guerriglia irlandese a quella palestinese, basca e degli indipendentisti corsi. La situazione che più si avvicina a quella irlandese è quella palestinese, anche se quest'ultima è stata senz'altro più condizionata dai rapporti intemazionali. Ma, tra le cose in comune - nota Halliday - c'è il fatto che «lunghe guerrighe hanno creato un ceto paramilitare che, per quanto minoritario, resisterà fino alla fine alla pace, avendo conosciuto la guerra come unico modo di vivere». a A cosa è dovuto, secondo lei, il recente riaccendersi della violenza in Nord Irlanda? «Lo slancio a favore della pace creato dagli accordi del Good Friday è andato evaporato. L'impeto, il "momentum", come diciamo in inglese con una parola latina, si è perduto. Questa è la semplice ed evidente ragione di quello che sta succedendo. Adesso, in una situazione come questa, le minoranze di entrambe le comunità che non volevano l'accordo di pace colgono, o tentano di cogliere, l'occasione per farlo saltare completamente». Quindi lei ritiene che la causa di tutto, in ultima analisi, sia una carenza della politica, un deficit di iniziativa... «Non c'è alcun deficit di iniziativa, visto l'impegno della Gran Bretagna, della Repubblica Irlandese, dell'Europa. C'è molta iniziativa, forse tardiva, ma abbondante. Il punto è che è stato perso il momento giusto. C'è stata un'impotenza, o forse una sottovalutazione. Ma il risultato di questo è stato che i moderati di entrambi gli schieramenti si sono indeboliti e i fanatici, che erano stati messi in difficoltà dagli accordi, hanno ripreso forza. Non bisognava lasciarsi sfuggire il momento giusto. In vicende di questo tipo, l'atmosfera che si crea attorno ad esse, l'insieme delle aspettative suscitate, sono molto importanti». A chi attribuirebbe le maggiori responsabilità per la situazione che si è creata? «L'ho detto, entrambi i gruppi di fondamentalisti sono responsabili. E' a causa loro che sono andati persi trent'anni per fare una pace che era già matura allora. E così è successo quello che succede in Palestina: che entrambe le parti rispondono alle paure delle loro popolazioni. Io critico l'Ira per non aver fatto di più sulla restituzione delle armi e gli unionisti per essere stati troppo intransigenti, consentendo agli estremisti di alimentarsi a vicenda». Quali le paiono adesso le . prospettive del processo di pace? Definitiveunente compromesso? Riaggiustabile? Non c'è dubbio che adesso - e mi riferisco proprio alle vicende di questi giorni, alle bambine della Holy Cross e alle bombe c'è molto meno ottimismo. Bisogna ricreare l'atmosfera che c'era prima, ma non sarà facile e ci vorrà tempo. Nel frattempo il processo di pace rimarrà a lungo paralizzato, anche se non credo a una riespolosione di violenza su larga scala». E se il processo di pace resterà paralizzato, che fine faranno le istituzioni autonome create dagli accordi? «Io credo che presto apparirà inevitabile una reimposizione del controllo britannico». Perché ritiene che la violenza comunque non riesploderà? «La violenza non è spontanea, è guidata. E i anche i capi estremisti non voghono una violenza ad alto livello». «Paralisi significa altri bambini con brutti ricordi e una pacificazione più diffìcile in futuro...» «Giusto, ma lei lo sa che solo l'l0A dei bambini nordirlandesi va alla scuola integrata? là comincia la ferita da cicatrizzare, il resto si aggiunge dopo». Ip. pas.l Un soldato Inglese appostato dietro una camionetta presso la scuola cattolica
Persone citate: Cross, Fred Halliday, Fred Haluday, Friday, Halliday, London
Luoghi citati: Europa, Gran Bretagna, Irlanda Del Nord, Nord Irlanda, Palestina
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