Nuovo blitz in una villa Caccia a banda di slavi

Nuovo blitz in una villa Caccia a banda di slavi Nuovo blitz in una villa Caccia a banda di slavi Cresce in Veneto la paura per i sequestri-lampo, cinque in una settimana Picchiato e rapinato un imprenditore. La polizia: «C'è un basista locale» L'assessore alla Sicurezza scrive a Scajola: pene più severe per questi reati Alessandro Mognon VICENZA Potrebbe diventare una sorta di status symbol, un modo per stabilire chi è ricco e chi no. Ma l'unica classifica che si può fare oggi è quella della paura: negli ultimi sette giorni nel Vicentino sono già cinque le rapine in case e ville private, con consueto contomo di minacce, coltelli, pistole e botte. L'ultima, l'altra notte a Velo d'Astico, ai piedi dell'Altopiano di Asiago: picchiato e derubato da tre persone, probabilmente tre siavi, un imprenditore di 71 anni, terrorizzata la moglie. Senza contare le province vicine: da fine agosto altre due incursioni dei banditi nel Padovano, altrettante nel Trevigiano. E dall'inizio dell'anno sono almeno 50 i sequestri-lampo per rapina che hanno attraversato il Veneto, da Verona a Venezia. Così l'assessore regionale alla Sicurezza Raffaele Zanon ha deciso di inviare un raplorto al ministro dell'Interno Scajoa. Per chiedere, tra l'altro, una modifica al codice penale: «Per questi reati servono pene più severe». Si assomigliano quasi tutti, i colpi: tre o quattro uomini, a sera, aspettano in garage o fuori dal cancello delle villette, poi, quando arriva il proprietario, estraggono un taglierino (se è fortunato) q ima pistola. «Parlavano straniero, forse slavo ò albanese», scrivono ogni volta carabinieri e polizia nei verbali. In più sembra che abbiano un'irrefrenabile passione per le Mercedes: è l'auto di tutte le 'ultime vittime. E' la stessa banda? Spiega Marco Cali, capo della squadra mobile di Vicenza: «Analizzando tutti questi casi, siamo convinti che ci sia sempre un basista locale. Ma non si tratta di un'unica banda, questi sono pendolari del crimine. Vengono quasi tutti dalla Lombardia, dove ci sono forti insediamenti di albanesi e slavi. E comunque non si muovono a caso». Insomma, tra le villette e i capannoni del boom economico del NordEst, c'è chi si informa. Scopre abitudini e tenore di vita, le ville da un miliardo in su, l'auto da 50 mihoni e oltre, il fuoristrada del figlio. Non è difficile capire chi è una vittima ideale e chi no, in un territorio dove la giornata tipica è casa-lavoro-ca¬ sa, sempre alle stesse ore. Poi arrivano, si nascondono e, se serve, un po' di botte. Non occorrono anni sofisticate: con un paio di coltellini si paralizza una famiglia. E per andarsene basta farsi dare le chiavi dell'auto in garage. «Il problema è che abbiamo a che fare con una malavita con caratteristiche abbastanza nuove - dice Cab -. E' clandestina e non è stanziale. La malavita balcanica è sfuggente e, movendosi di continuo sul territorio, non ci dà punti di riferimento». BattagUa persa? Non proprio. Un albanese di 23 anni, arrestato nel maggio scorso, è già stato riconosciuto come autore con altri di almeno due rapine in case private. Ed entro questo mese la polizia è convinta di riuscire a scardinare qualche altra banda delle villette. Ma la paura resta: Gastone Trecce e la moglie Marisa hanno trovato quattro banditi nella loro villa di Zane il 26 agosto; la famiglia Pellegrini è stata aggredita da tre uomini armati di cacciavite il 1 ' settembre, a Schio; Nicolò Gancerano è stato bloccato l'altro ieri nel suo garage a Brendola da tre persone (che un'ora prima, secondo i carabinieri, avevano fatto le prove generali da un altro imprenditore del Veronese). Luigi Ciscato e la moglie Angelina, poi, sono stati rapinati di soldi, gioielli e auto da tre banditi lunedì notte. Altri blitz sono stati compiuti a Bassano in giugno e a maggio a Barbano e Zugliano. E l'elenco può continuare, piantando bandierine sulla mappa del Triveneto. Senza dimenticare il record di Nicola Carbone: due rapine con sequestrolampo nella casa di Marano a distanza di 17 mesi, l'ultima nel maggio scorso. «Adesso basta, me ne vado», disse, guardando le telecamere e i sistemi d'allarme. 1