«Ho nuotato negli Outer Banks regno dei delfini e dei pescecani» di Marco Zatterin

«Ho nuotato negli Outer Banks regno dei delfini e dei pescecani» IN VIAGGIO SULLA STRETTA STRISCIA CHE FIANCHEGGIA LA COSTA ATLANTICA «Ho nuotato negli Outer Banks regno dei delfini e dei pescecani» testimonianza Marco Zatterin; Lf ACQUA dell'Atlantico è calda i davanti agli Outer Banks. La spiaggia sembra senza fine, si perde all'orizzonte nel vapore della risacca. Poche persone in giro, sciami di surfisti, rare coppie di sub. Niente stabilimenti. La bella stagione regala lunghe giornate di sole, il vento porge il giusto sollievo per la calura estiva della Carolina del Nord. Quando entri nell'Oceano sprofondi all'improvviso sino alla vita. Poi risali sull'inevitabile secca a pochi metri dalla riva e ti godi un bagno di quelli che non si dimenticano. Tre settimane fa ero lì che saltavo in quelle onde gigantesche con mio figlio di cinque anni e mezzo, fra Buxton e Avon, a Sud il vecchio faro di Cape Hatteras, a Nord assolutamente nulla. Lasciate le borse vicino ad un guscio di tartaruga da un metro e rotti, un gruppo di hamish si inseguiva sul bagnasciuga con gli abiti zuppi. D'un tratto un brusio, un vociare sorpreso. «Look!», «Guardate!» A trenta metri da dove ci trovavamo l'acqua spumeggiava irregolare. Non erano le onde. C'era qualcosa che si muoveva. Ho visto una pinna. Due pinne. Tre. Di più. «Dolphins!», ha gridato uno. Delfini. I bambini hanno cominciato a urlare di felicità. Magnifico. Quella sera, in un pitcolo risto- rante ai bordi della Al2 che taglia perpendicolare gli oltre cento chilometri dei Banks, mio figlio ha detto «ho nuotato coi delfini» a un certo Gus, un pensionato della General Electric che stava tentando di insegnargli il biliardo. Ha sorriso il bravuomo, ma con malizia ha risposto: «Se ci sono i delfini, ci sono gli squali». Gli indigeni di ogni luogo amano terrorizzare i turisti che hanno visto i film di Spielberg. Eppure, riconoscendo che le coincidenze odiano la solitudine, ho notato,in mei momento che dal soffitto pendevi un'immensa mascella. Manco a I dirlo, era uno squalo. Gli Outer Banks non sono il regno di pescecani, anche se adesso guardo la carta e vedo che l'attacco di lunedi è avvenuto a pochi metri da dove ci trovavamo noi, da quella stessa spiaggia dove mio figlio ha fatto volare per ore l'aquilone del Barone Rosso. Una volta ce n'erano di più mi ha raccontato Ernie Poster, il proprietario della Albatross Fleet di Hatteras, marinaio di lungo corso come il padre che ha iniziato l'attività negli anni Trenta. «Ricordo di aver visto spesso, quando ero ragazzo, gli squali entrare nel porto di Hatteras, era una cosa piuttosto frequente». - Doveva essere strano scorgerli da quella parte dei Banchi, dal lato del grande mare intemo dove i fondali sono bassi e insidiosi. Seguivano i pescherecci in cerca di un pasto facile. A un certo punto hanno cambiato rotte. Quando Captain Ernie ha rievocato l'ultimo attacco dei Banchi, ultimo sino a l'altroieri, sembrava veramente sceso dal grande schermo. «Deve essere stato vent'anni fa. Una barca andava verso Ocracoke, nella grande bocca dove l'oceano incontra 3 Pamlico Sound. Trainava una ra¬ gazza su una specie di tavola da surf. A metà dello stretto è successo il peggio: uno squalo toro le ha azzannato una gamba. Una brutta storia». Da allora qualche avvistamento ogni tanto. La pesca dello squalo è strettamente contingetata. A Hatteras ci sono un paio di professionisti del pescecane, fermi da due settimane perché la stagione è chiusa. Strano che gli squali abbiano cominciato a colpire nel momento del riposo biologico. Sembra una vendetta. «Quando sei in mare ti capita di sentirli e non vederli - mi ha confessato Captain Ernie - talvolta ne tiri su uno. Sai che ci sono. Ma sai anche che non arrivano così vicini allo spaggia». Mai così vicini? Gh uomini che a spese della regina Elisabetta I cercarono con alterna fortuna di coloniz- zare queste sottili isole alla fine del Cinquecento non facevano mai il bagno: i velieri restavano a largo, i marinai temevano le secche eì pesci troppo grossi. Oggi gh Outer Banks sono conquistati da una civiltà di casette di legno a palafitta pensate per battere gli uragani. Ad agosto i motel sono pieni, cosa che non basta a riempire queste meravigliose spiagge. Il mare è bellissimo. Le temperature sono ideali per vivere la giornata tuffo dopo tuffo. Se sei fortunato ti fanno compagnia i delfini e senti i bambini gridare la loro felicità. Ma se hai la cattiva sorte del predestinato, dell'uno su un milione e più, di quello a cui succede la disgrazia che non dovrebbe, la pinna che incroci nell'onda più vicina può essere l'ultima immagine della tua vita. Ricorda un marinaio dei posto: «U na volta ce n'erano di più Da ragazzo li ho visti entrare fin dentro il porto di Hatteras» «Quando sei in mare ti capita di sentirli e non vederli. Sai che ci sono, ma di solito non arrivano mai così vicini alla spiaggia»

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