Wall Street boccia la nuova maxi-fusione

Wall Street boccia la nuova maxi-fusione Wall Street boccia la nuova maxi-fusione Hp -18,70Zo, Compaq -10,2oZo. La ripresa Usa salwa la Borsa e spinge il dollaro NEW YORK La sorpresa positiva della giornata, che ha animato Wall Street dopo una settimana di passione e il lunedi festivo, è venuta dal Midwest e non da Midtown a Manhattan, dove l'affare Hewlett-Packard ha conquistato l'interesse degli analisti strategici ma ha lasciato freddi i day trader. Wall Street ha infatti decretato pollice verso nei confronti del nuovo gigante dei pc: il titolo Hewllet Packard ha infatti chiuso a quota 18,87 dollari (-18,70n7o) mentre Compaq ha ceduto il 10,2807o, a 11,08. Che i mercati non abbiano gradito è dimostrato anche dalla crescita del 4,3 di Dell, il grande concorrente del nuovo gruppo. Positivo alla fine il listino generale (4-0,430Zo), con il Nasdaq che invece ha lasciato sul terreno quasi due punti, dopo il pessimo rapporto sul settore software degli analisti di Bank of American Securities: «gli affari vanno male e stanno peggiorando» Da Tempe, Arizona, la Napm, l'associazione che raggruppa i manager aziendali incaricati degli acquisti, ha invece emesso il suo responso sulle prospettive di recessione e ha concluso per un deciso «no, grazie». Il rapporto mensile della National Association of Purchasing Management è forse il tennometro più sensibUe per captare la vivacità del business, poiché l'attività dei dirigenti che rispondono al sondaggio è la traduzione concreta della voce «spese per investimenti», che indica la propensione degli imprenditori a sostenere i piani di sviluppo aziendali. Bene, dal settore manufatturiero sono arrivati segnali non trascurabili di ripresa, pur nel tredicesimo mese di fila di una contrazione che è iniziata nell'agosto del 2000 e che è evidenziata da un valore dell'indice inferiore a 50. Solo con il Napm oltre 50, infatti, l'economia è in espansione. Mentre gli economisti si aspettavano la conferma di un dato attorno a quota 44, non lontano dal 43,6 di luglio, agosto ha invece stupito tutti con un 47,9, che è la cifra più alta dallo scorso novembre e che suggerisce il riawio della ripresa. Dietro al valore che riassume tutto il business, ci sono infatti dettagli che non sono sfuggiti agli investitori, pronti a far riconquistare al Dow Jones la vetta dei 10.100 punti e a rianimare persino l'anemico Nasdaq: l'indice dei nuovi ordinativi è cresciuto al livello di 53,1, il più elevato da 16 mesi, dal precedente 46,3 di luglio, che era stato il tredicesimo di fila sotto quota 50. Anche l'indice della produzione ha varcato la significativa soglia portandosi in agosto a 52,2 punti, il miglior risultato da 13 mesi. Dagli economisti sono addirittura punti i primi commenti che danno per esaurita la politica di taglio dei tassi da parte della Federai Reserve. «Ulteriori interventi non sono necessari perché la ripresa parte da qui», ha sentenziato Jan Shepherdson, capo ufficio studi della High Frequency Economics. «Questi numeri sono chiari e compatibili con la prospettiva del ritorno a ima robusta crescita a breve termine della produzione industriale». Anche la Goldman Sachs vede nel dato il rafforzarsi di quel partito, all'interno del Comitato dei tassi della Banca Centrale, che sta frenando l'aggressività di Alan Greenspan, determinato a rianimare l'economia con ulteriori altri tre tagli nei tre prossimi appuntamenti del 2001, se necessario. Ora le forbici della Fed potrebbero limitarsi magari ad una sola limatura di assestamento entro dicembre. Puntualmente, mentre l'euro subiva la reazione del dollaro che è volato sotto quota 90 (un balzo dell'l,80Zo a 89,20) alla notizia delle aziende in ripresa e nella prospettiva di una crescita americana in rimonta su quella europea, i contratti sui futures dei Fed funds che registrano le chance dei tagli nei tassi di interesse hanno evidenziato il cambio di aspettative del mercato: dall'80% di probabilità di una riduzione al prossimo meeting del 2 ottobre si é passati nella mattinata a poco più del 600Zo. con un crollo del 250Zo. Ma il clima a Wall Street è cambiato a proposito dell'accoglienza da dare alle riduzioni dei tassi. Sono finiti i tempi in cui la brutte notizie dell'economia reale davano la spinta alle azioni perché preannunciavano le manovre di immissione di liquidità da parte di Greespan. Ora, con i tassi al 3,507o e l'apprensione crescente che il rischio recessione potrebbe non essere ancora stato debellato, ben vengano le buone notizie dalle fabbriche che fanno intravedere il riawio dell'espansione. Non è insomm a più la fase della speculazione finanziaria che trae beneficio dalle ristrutturazioni aziendali e dai tassi calanti, ma quella in cui la preoccupazione principale di tutti, investitori martoriati dai cali dei profitti in testa, è che l'esplodere della disoccupazione finisca con l'impattare pesantemente i consumi. E' contro questo timore che ha parlato oggi Norbert Ore, presidente del comitato del Napm che cura la ricerca: «11 dato di agosto suggerisce una crescita del PIL, prodotto interno lordo, pari all'1,9%. Ben 12 dei 20 comparti industriali hanno migliorato nel mese gli ordinativi, guidati dalla vecchia economia: pellame, minerali, legname, stampa e alimentari. Sette di queste hanno riportato anche aumenti nella produzione». [gla.mag.l

Persone citate: Alan Greenspan, Greespan, Hewlett, Norbert Ore, Shepherdson

Luoghi citati: Arizona, Manhattan, New York, Usa