Un set per la spericolata Mini

Un set per la spericolata Mini TRENT'ANNI FAATORINO Un set per la spericolata Mini IHER PAOLO BENEDETTO ~1 Sono più di trent'anni che Torino è città «per il cinema». Del resto certe vocazioni non possono morire, semmai si trasformano, si adeguano ai tempi e alle circostanze: ciò che conta è che le radici non muoiano. E le radici si sa, del cinema e delle sue varianti, sono qui, in questa città un po' mutriosa ma si vede adatta a farsi culla della nuova Musa come della nuova industria, ai primi del secolo scorso quando tutto lo sperimentabile era targato Torino. Poi, si sa, l'industria del cinema è finita altrove come tante altre cose emigrate non per dispetto ma per destino. Salvo poi rientrare magari modificate dai tempi per essere rivedute e corrette in questo laboratorio apparentemente sonnacchioso e quindi riallontanarsi. Così è stalo per il cinema che ora ritoma nel senso che la città da qualche anno fa da quinta a film di successo per cui l'immagine di Torino nel mare delle immagini che raccontano storie varie, circola per il mondo. Il capitolo del rinnovato interesse della nostra città e per la nostra città dei produttori cinematografici s'inizia con una pellicola di cui si è persa memoria: «Italian Job», anno 1969. Nella Torino già percorsa dai brividi della contestazione viene girato un film d'azione, una storia di rapina venata d'umorismo, con alcune spettacolari sequenze di inseguimento divenute un clas¬ sico del genere. Tre «Mini», ima rossa, una bianca, una blu (a simboleggiare i colori della bandiera inglese) fuggono tallonate dalle auto della polizia e dei carabinieri. Una fuga strabiliante lungo percorsi inverosimili: dalla pista del Lingotto, s'inerpicano sul tetto arcuato del Palazzo a Vela, poi le vetture irrompono nel centro città percorrendo il sottopasso di Porta Nuova, salgono e scendono lo scalone juvarresco di Palazzo Madama, percorrono i portici di via Roma, sfrecciano sui marmi della Galleria San Federico, seminano panico lungo i portici di piazza Castello. Sempre con l'acceleratore schiacciato i rapinatori percorrono i portici di via Po, salgono e scendono la scalinata della Gran Madre proprio men¬ tre sta uscendo dalla navata un corteo nuziale, quindi si tuffano nel cornicione della diga del Po, escono sui Murazzi e via verso il finale. Le scene mozzafiato del film interpretato da Michael Calne, Noel Coward, Benny Hill e, tra gli altri, da Raf Vallone e Rossano Brazzi, sono state riordinate da un consulente d'eccezione, il pittore Ugo Nespolo per trarne pochi minuti di presentazione, avrete capito, della nuova Mini, nipote della piccola auto che ha da un pezzo il suo posto nel Paradiso dei motori, come la torinese «600», la francese «2C» o il tedesco «Maggiolone». Una minivettura capace delle acrobazie richiamate e di vincere anche un Rally di Montecarlo come ci ricorda. Marco Bossi, appassionato cultore di storia automobilistica (a lui si deve il recupero insperato di «Italian Job»). Abbiamo scritto tutto ciò per sottolineare come un'operazione commerciale può, se gestita in un certo modo, diventare scrigno di memoria, frammento di cultura e raccor- do colto tra passato e presente, tra antiche e nuove emozioni. Lo spettacolare inseguimento evidenziando le caratteristiche della minivettura ripropone anche lo spaccato di un'epoca: l'arredo urbano, le Alfette (storiche anche quelle) della polizia, le divise ormai dismesse degli agenti, le «Guzzi» dei carabinieri, il traffico ordinato lungo i viali a far da contrasto alla spericolata guida di Michael Calne e dei suoi compagni. La Mini riedita (Nespolo ha anche interpretato il marchio che è stato riprodotto su T-shirt d'autore) verrà provata, vista, ammirata dagli invitati alla presentazione, domani, dalle 19,30 in poi a Villa Sassi, per iniziativa della concessionaria Bmw, «Autocrocetta». I registi cercano ispirazione sotto la Mole, ma la città già neh 969 fu lo sfondo nel film «Italian Job» riesumato in questi giorni Una scena del film «Italian job» interpretato da Michael Calne, Noel Coward, Benny Hill, Raf Vallone e Rossano Brazzi. Spettacolare la scena della fuga dopo la rapina: tre Mini si lanciano sulla pista del Lingotto, sul tetto del Palazzo a Vela, per poi irrompere In centro da Porta Nuova, a Palazzo Madama, al portici di via Roma e piazza Castello per poi assaltare la scalinata della Gran Madre e sparire dai Murazzi Sotto: Ugo Nespolo che ha riordinato le scene del film per l'evento di Villa Sassi

Luoghi citati: Montecarlo, Torino