Dopo le ferie trovano i lucchetti alla fabbrica di Patrizio Romano

Dopo le ferie trovano i lucchetti alla fabbrica Dopo le ferie trovano i lucchetti alla fabbrica Grugliasco: senza lavoro i settanta dipendenti Patrizio Romano GRUGLIASCO Continuava a ripetere a tutti, dipendenti e fornitori, che i problemi si sarebbero risolti dopo le ferie. Ed è stato di parola. Leopoldo Scarrone, amministratore delegato della legatoria Fes di via Podgora 15 a Grugliasco, ha messo un lucchetto al cancello e sta per portare i libri contabili in tribunale. E così ieri mattina, quando i dipendenti si sono presentati al lavoro dopo le vacanze hanno trovato l'ingresso bloccato. «Erano mesi che le cose non andavano bene - dice Rosa Semeraro -. Non perché mancasse il lavoro, ma sembrava ci fosse una mancanza di liquidità». Infatti, dall'aprile scorso, gli stipendi non venivano più pagati regolarmente e circa una decina di lavoratori si erano licenziati cercando un impiego altrove. Ma veni¬ vano immediatamente rimpiazzati. «Sono stata assunta a luglio - spiega Elena Giannone. Mi aveva promesso che avrei fatto carriera. Gli ho creduto: ho lasciato un posto sicuro e ora eccomi qui». Davanti alla legatoria, una delle più note del torinese, attiva da più di quarant'anni, arrivano anche i fornitori. «Certo che sono preoccupato ammette Tommaso Berardi, titolare della cartotecnica Guormosa di Grugliasco -. Avanzo più di cento milioni e con un colpo così corro dei seri rischi. Mi ha fregato, aveva giurato che mi pagava dopo le ferie». Sempre dopo le ferie. Il problema sembra sia stato una forte esposizione finanziaria, dovuta anche all'acquisto di numerosi macchinari nuovi. «E' stato vent'anni senza rinnovare nulla e ora spende quasi cinque miliardi quando ha 67 anni» sbotta uno dei fornitori delle macchine. E gli operai stanno a sentire. A loro quegli acquisti sembravano la garanzia del lavoro. Però, quando hanno visto portar via dei mobili dagli uffici si sono preoccupati. «Mi ha detto che qui voleva creare un certo ambiente racconta Claudio Rizzioli un operaio -.E' stato di parola». Adesso i circa settanta dipendenti fanno i conti con il futuro. E sono soprattutto le donne, molte tra i quaranta e i cinquant'anni, a temere. «Io sono vedova e con due figli a carico spiega Felicia Raffaeli -. Ho sopportato che mi trattassero male per paura, ma adesso cosa posso fare?». Già, perché alla Les sembra regnasse un bel clima. «La parola più gentile che usava con noi era "parassiti"» ricorda una dipendente. «Era ansioso e nervoso, ci cronometrava le pause - spiega Rosalba Argirò -. Noi dava¬ mo il massimo e a lui non bastava mai». Ma questo è il passato. La parola ora passa ai sindacati, che hanno chiesto un incontro con l'Api e con il titolare. «Chiederemo la cassa integrazione e speriamo si crei una cordata che rilevi la ditta - precisa Nino Scianna della Cgil -. Tuttavia ci preoccupa questo nuovo stile dell'imprenditoria, che tratta i lavoratori come oggetti: li usa finché a bisogno e li butta via quando non servono». Ma l'Api è perentoria: «Non si può dipingere una categoria con un caso isolato che ha sorpreso e colpito anche noi». Davide Savio e Laura Toscano ascoltano un po' in disparte. «Lavoravamo tutti e due qui e ci dobbiamo sposare tra due domeniche - dicono -. Adesso? Beh, ci sposiamo lo stesso, però con un bel po' di problemi in più» e guardano lo striscione davanti al cancello con scritto «Grazie Scarrone».

Luoghi citati: Fes, Grugliasco