«Aspettiamo una proposta» di Francesco Grignetti

«Aspettiamo una proposta» FRA LE RICHIESTE ANCHE QUELLA DEL SERVIZIO DI CATERING «Aspettiamo una proposta» Il direttore dell'agenzia Gnu detta le condizioni retroscena Francesco Grignetti ROMA SORRISI accattivanti e idee chiare. Il signor Jacques Diouf, direttore generale della Fao, laureato in agraria, banchiere, già. ministro del suo Paese, all'incontro con Silvio Berlusconi è arrivato sfoderando le sue migliori arti diplomatiche. Uno spostamento di sede? L'ipotesi non piace al direttore generale, e infatti nella sua conferenza stampa di ieri pomeriggio non traspare una sola parola di incoraggiamento al trasloco, ma, come insegnano nelle scuole di diplomazia, la risposta è all'insegna della massima disponibilità: «Siamo pronti a studiare le possibilità alternative». Le decisioni che il governo voleva prendere già oggi, insomma, slittano. Tutto è rinviato a una commissione tecnica paritetica, tra esponenti della Fao e del governo italiano (Viminale e Farnesina). Il direttore generale si mette alla finestra e attende: «Quando il governo italiano ci farà la sua proposta, la prenderemo in esame. Ho letto anch'io i giornali e so di molte sedi. Ma non c'è nulla di ufficiale. E io imparato a non esercitarmi sulla fantapolitica». Se non fosse che il vertice internazionale della Fao si apre il 5 novembre, esattamente tra due mesi, si potrebbe pensare anche a schermaglie di routine. Ma i tempi incalzano. E sulle date Diouf è irremovibile: «Non si possono toccare. E' un anno e mezzo che lavoriamo al vertice. I Capi di Stato hanno messo in agenda l'impegno. Impossibile rinviarlo». A pranzo, incontrando il premier e il ministro degli Esteri, i tre hanno dunque parlato e si sono capiti. «Il governo italiano mi ha fatto presenti le sue preoccupazioni per Roma, una città così importante per l'arte e l'antichità. Berlusconi mi dice che c'è il rischio che si sviluppino manifestazioni simili a quelle di Genova. E la Fao si intende di agricoltura, non di sicurezza. E' il governo ospitante che ha la polizia, e i servizi segreti, per valutare i rischi dell'impatto delle manifestazioni. Però...». Cosa? «Però se si tratta di manifestazioni pacifiche non vediamo quale effetto negativo possano avere. Al contrario. Vediamo che molte richieste sono nel senso di avere più giustizia nel mondo, di sfamare a gente, di impedire che la globalizzazione non dia più ingiustizie. Non è un'attività ne- gativa». Il Diouf simpatizzante dei no-global, poi, ha i suoi problemi organizzativi. «Abbiamo fatto presente al presidente del consiglio italiano che l'alloggio dev'essere adeguato al livello delle delegazioni che giungeranno. Abbiamo l'esigenza di luoghi di riunione per alcune migliaia di persone più diverse sale meeting ristrette. La sede del vertice dev'essere vicina (entro il raggio di cento chilometri) a un aeroporto dove possano atterrare gli aerei personali dei capi di Stato e di governo. E siccome è un vertice mondiale, serviranno molte sale per interpreti. In ultimo, ma per noi è fondamentale, serve un libero accesso ai giornalisti, telefoni, fax, accessi a Internet». Finito? «No, c'è il problema del catering. E poi la sicurezza. Il cerimoniale. L'accreditamento. Non entro nei dettagli. Dico solo che il 4 agosto il govemo italiano ci aveva chiesto di studiare la possibilità di uno spostamento della sede. La stessa richiesta è stata reiterata il 21 agosto. Dico stu-dia-re. E noi così abbiamo fatto. Abbiamo preso in esame la possibilità che il vertice si facesse in Italia e fuori. A Roma o lontano. Abbiamo elaborato i nostri criteri. Noi siamo pronti e già da domani siamo pronti a vagliare le possibilità che il governo italiano vorrà avanzare». Questo significa che il trasloco si farà? «Ripeto: noi siamo disponibili. Ma i tempi sono stretti. Bisogna fare in fretta. Abbiamo già capito che è impossibile spostare il vertice fuori dall'Italia. Non ci opponiamo a uscire dalla nostra sede. Ma tocca al governo italiano fare le sue proposte e noi valuteremo. Poi però toccherà al consiglio dell'Organizzazione, che è l'organo supremo, decidere». Insomma, se non proprio impervia, la strada dello slittamento è molto in salita. Ma l'Onu non ha dato il via libera al trasloco? Moto di orgoglio di Diouf: «Il direttore generale della Fao sono io. Sulle questioni Fao è mia la competenza». E se non si raggiungesse in tempi rapidi una decisione? «Prego, la decisione è già stata presa. Fino ad oggi una comunicazione ufficiale dall'Italia non era arrivata. Oggi il problema è stato posto. Studieremo da domani. A tutt'oggi la soluzione è quella approvata dal governo della Fao. Il vertice è stato indetto». Ma lei, Diouf, è contento o scontento di tutta questa storia? Ride: «Felice. E' un mese che su tutta la stampa mondiale non si parla altro che del nostro vertice. Un lancio mediatico eccezionale». «Però se le manifestazioni sono pacifiche non vedo che effetto negativo possano avere Comunque sono felice di questa storia: da un mese siamo sui giornali di tutto il mondo» «Il presidente del Consiglio mi ha fatto presenti le sue preoccupazioni per i monumenti e l'arte della Capitale. Che cosa dovevo rispondere? lo mi intendo di agricoltura non di sicurezza» Il ministro degli Esteri Renato Ruggiero

Persone citate: Berlusconi, Diouf, Jacques Diouf, Renato Ruggiero, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Genova, Italia, Roma