«Israele è uno Stato razzista e criminale» di Fiamma Nirenstein

«Israele è uno Stato razzista e criminale» «Israele è uno Stato razzista e criminale» Attacco frontale a Durban di 3000 organizzazioni non governative Fiamma Nirenstein inviata a DURBAN E' strano lo sbocco verbale sulla questione mediorientale di cui sono state protagoniste nel loro documento conclusivo le tremila organizzazioni non governative che a Durban fiancheggiano i lavori della Conferenza dell'Onu contro il Razzismo: Israele ne esce come imo Stato criminale, gli ebrei come razzisti inveterati. Risultato: la Conferenza è sempre più a rischio; Israele minaccia di andarsene e forse anche la delegazione americana; la parte estremista del convegno recita un suo eccitato soliloquio con la benedizione di Fidel Castro oltre che di Arafat; le organizzazioni non governative si spaccano. E' stata una giornata tormentosa quella di ieri per la delegazione israeliana e per le organizzazioni non governative ebraiche. Davanti, nella sede ufficiale della Conferenza, la solita elegante sfilata di leader neri sul podio, alcuni discorsi di prammatica sul razzismo con sorprese improvvise, come la richiesta del ministro degli Esteri della Tanzania, Jakaya Kikwete, di immediate compensazioni in denaro all'Africa per lo schiavismo di cui sono stati vittime i suoi abitanti. Ma dietro, fra lo Stadio del Cricket in cui si sono riunite per vari giorni sotto tendoni le diverse aree geografiche e d'interesse delle organizzazioni di base, e i palazzi dei congressi, si è svolto un autentico psicodramma che è continuato incessante per 24 ore. La nottata di sabato è stata rotta da pianti, urla e minacce. Una ragazza ebrea si è sentita male, molti piangevano, le organizzazioni non governative ebraiche sono state costrette ad andarsene. Ora la spaccatura si sta allargando all'interno delle Ong: il gruppo europeo, per esempio, prepara un documento di dissociazione e di protesta per il linguaggio e per il contenuto. Dalle donne, alle minoranze etniche, alle caste, ai disabili, il mondo è tutto quanto attraversato dalle Ong: sarebbe stato difficile immaginare, solo un po' di tempo fa, che dalla loro somma assise mondiale, riunitasi a lato dell'Onu per trattare un tema così largo come il razzismo, sarebbe uscito un documento invece così ristretto, così specifico, la cui violenza anti-israeliana è tale da sfociare direttamente nell'antisemitismo. «Tant'è vero - dice un delegato italiano in forte dissenso. Massimo Pieri - che verso le 11 di notte, quando al massimo della discussione un giovane del Kenya ha proposto di rimuovere dal documento l'unica parte positiva per gli ebrei, quella che denunciava l'antisemitismo nel mondo, la sua mozione è stata approvata venti contro uno. Ora, quindi, per le Ong non esiste l'antisemitismo e su Israele il docu- mento contiene una serie di affermazioni false dal punto di vista dei fatti e orribili moralmente». «Chi non era d'accordo -:dice l'italiano Antonio Stango pi isidente della federazione intemazionale di Helsinki - non aveva nessuna possibUità di esprimersi: le procedure farraginose per l'iscrizione a parlare hanno fatto sì che le organizzazioni di ispirazione islamica, presenti in ogni gruppo, rappresentassero la totalità o quasi degb interventi sul tema, e noi, le altre organizzazioni, siamo rimasti allibiti, stupefatti, isolati. Gli israeliani, molto irati, tuttavia hanno tenuto una conferenza stampa di basso profilo: non riescono a comprendere come sia potuto accadere un simile rovesciamento di temi, stanno valutando se andarsene, dicono anche che sperano ancora che il documento ufficiale dell'Onu si allontani decisamente da quello delle Ong. «Non è nostra intenzione - ha detto l'ambasciatore Mordechai Yadid - boicottare una conferenza su un tema che per noi è molto importante ed è un leit-motiv della storia ebraica, e tuttavia il dibattito sul razzismo qui non c'è più, si è trasfonnato in politica. Ci sono altre sedi per parlare del conflitto, degU insediamenti, del terrorismo, di politica insomma: ma il razzismo con noi non c'entra niente». Dunque, se non cambia la musica gli israeliani tornano a casa: lo ha detto anche dalla sua patria il ministro degli Esteri Shimon Peres: «Si tratta di una risoluzione più vergognosa per chi l'ha sottoscritta che per noi». Questa risoluzione trasferisce tutta la discussione sul conflitto israelo-palestinese sui temi dei diritti umani, facendo di Israele un nuovo Sudafrica e forse peggio. Israele è accusata di «perpetrazione sistematica di crimini razzisti, crimini di guerra, atti di genocidio, pulizia etnica... e altro. Di volere «espandere i confini ed espellere la popolazione indigena palestinese». Afferma che questa «dominazione aliena» è colonialista. Dichiara Israele come Stato razzista e di apartheid e l'accusa di atti disumani. Mary Robinson, commissario dell'Onu per i diritti umani presente a Durban, ha detto che si augura che il documento finale del summit non rifletta i toni contenuti nella risoluzione firmata dalle Ong. E' difficile tuttavia immaginarsi che ci possa essere un documento finale scevro dai toni dei due interventi di Arafat, anche non volendo considerare il documento delle Ong. Talvolta, come nell'intervento di Christopher Obure, ministro degli Esteri del Kenya, c'è la sorpresa di un raro tono lieve, come quando ieri ha detto ^he i due popoli devono vivere fianco a fianco e trovare ima soluzione di pace in Medio Oriente. E' lapalissiano? A Durban non lo è affatto. L'assemblea a margine del summit è stata dominata dai delegati di ispirazione islamica presenti in ogni gruppo Gli europei invece hanno presentato un testo in cui si sono dissociati Ira dei rappresentanti ebraici che con quelli degli Stati Uniti minacciano di lasciare il vertice. Peres: «Si tratta di una risoluzione più vergognosa per chi l'ha sottoscritta che per noi» L'abbraccio Ieri a Durban tra l'ex presidente sudafricano Nelson Mandela e il leader cubano Fidel Castro