«Non usiamo il nome di Dio per insanguinare la Palestina»

«Non usiamo il nome di Dio per insanguinare la Palestina» «Non usiamo il nome di Dio per insanguinare la Palestina» dall'inviato a BARCELLONA Sant'Egidio osa parlare di pace, e riunisce a Barcellona possibili avversari a discutere sulle difficili «Frontiere del dialogo: religioni e civiltà nel nuovo secolo». Dall'incontro di Assisi, nell'86, quando intomo a Papa Wojtyla si riunirono - facendo alzare in Curia più di un sopracciglio - i leader religiosi del mondo, la Comunità non smette di tessere fili di dialogo. Un'opera che ha permesso, nel recente passato di tenore aperti spiragli di fiducia. Ce ne dà una testimonianza il rabbino Capo di Israele, Askenazita, Israel Meir Lau: «Vengo da una situazione molto difficile, nella mia patria, nel mio paese, in Israele. Ho forse anche pensato di cancellare ia mia presenza qui, a causa dei problemi che viviamo in Israele. Alla fine ho deciso di venire, per dimostrare che la vita deve continuare, di fronte alle ceneri, e a dispetto di tutto il sangue versato; ho deciso di venire con un messaggio di amicizia e di pace. Perchè voglio sottolineare una cosa: la religione non deve essere \m fossato fra uomini e paesi: esattamente il contrario. Religione e fede devono essere un ponte di comprensione fra persone, popoli e razze. Spero che questa sarà la conclusione del convegno». Gli abbiamo chiesto se pensa che questo sia possibile in Terrasanta oggi; ha risposto: «Non solo possibi- le, ma necessario, non c'è nessun'altra scelta. Usare il nome di Dio, dell'Onnipotente per uccidere, per fare del male, è un peccato in sé, prima ancora che un crimine. Dobbiamo usare il nome dell'Onnipotente per la fratellanza». E ha aggiunto: «Noi veniamo da una storia di quattromila anni. I nostri cugini, i popoli arabi, hanno una storia di millecinquecento anni. Abbiamo imparato a essere pazienti, a non perdere la speranza. All'inizio di un nuovo secolo, dopo il ventesimo secolo, così pieno di sangue, guerra e incomprensioni devo imparare dal passato per costruire un futuro diverso, e far sì che diventi il presente, prima possibile. Siamo pronti a dimenticare molte cose del passato, a sederci a un tavolo, dopo aver chiuso con ogni genere di violenza». Anche se Azmi Bishara. deputato arabo alla Knesset, non è venuto, però Mohammed Amine Smalli, teologo musulmano e marocchino ha parlato con commozione: «chi di noi non ricorda il momento in cui a Gerusalemme il Papa Giovanni Paolo n ha posto la sua lettera nel muro tra la grande sinagoga, la grande cattedrale e la grande moschea? Avevo le lacrime agli occhi nel guardarlo percorrere da solo il breve tragitto». Smaili ha voluto tendere una mano, e forse unirsi a un «mea culpa»: «un grande rabbino mi ha rivelato una volta a proposito della coabitazione umana. i retroscena della storia e delle guerre di religione: noi uomini religiosi e saggi siamo molto timidi di fi-onte alla creazione di una civiltà della coabitazione fra gli uomini». Ha posto ieri il sigillo sull'impegno dei figli spirituali di Abramo Abuna Paulos, Patriarca Ortodosso di Etiopia, sfolgorante nel lungo abito bianco, su cui brillava l'oro della croce pettorale e di due pendagli sacri: «è doveroso che le principali religioni del mondo, le religioni monoteistiche abramitiche, si impegnino nel dialogo per la ricerca della pace». Il convegno correrà per due giorni lungo linee parallele. Jordi Pujol, Presidente della Generalitat de Catalunya discuterà con il card. Etchegaray e Ahmadou Kourouma, scrittore ivoriano, de «Il sistema del mondo fra ordine e caos», mentre di «Mass media fra conflitto e globalizzazione» dibatteranno Mario Soares, Xaier Vidal Folch, direttore di «El Pais» e Gianni .Riotta, condirettore de «La Stampa». Altrove Amos Luzzatto, Presidente delle Comunità Ebraiche Italiane, Suor Emmanuelle, e Denton Lotz cercheranno di rispondere alla questione: «Chi è per me Dio?», con interventi di altre personalità cristiane e musulmane. Balcani, Mediterraneo e dialogo fra Islam e cristianesimo sono fra gli altri punti caldi, mentre all'elenco non manca l'ecologia, con una tavola rotonda dedicata a «Stili di vita ecocompatibili e salvezza del pianeta», [m. tos.] Il rabbino capo di Israele Meir Lau al convegno di Barcellona organizzato da Sant'Egidio per discutere il dialogo tra le fedi «Noi ebrei abbiamo una storia di quattromila anni, i nostri cugini arabi una storia di millecinquecento anni. Siamo pronti a dimenticare il passato e sederci a un tavolo» Il rabbino capo di Israele Meir Lau, alla estrema sinistra, alla conferenza di Barcellona su «Religioni e dialogo»