«Il mìo rifugio, un damuso» di Alain Elkann

«Il mìo rifugio, un damuso» «Il mìo rifugio, un damuso» Ferri: l'ispirazione per le foto nasce a Pantelleria Alain Elkann IN queste settimane si è discusso molto di un progetto di ristrutturazione che Fabrizio Ferri tenta di realizzare in una caserma abbandonata, a Pantelleria: vorrebbe trasformarla in un centro creativo e culturale per lui e per gli amici. Si oppongono gli ambientalisti. Il ministero dei Beni culturali, che ha già ordinato un sopralluogo, non è contrario. Invierà a Pantelleria un ispettore col compito di verificare se le preoccupazioni degli ambientalisti possano aver fondamento. Ai bordi di una piscina, accanto a un damuso, Fabrizio Ferri, alto, abbronzato, con la barba, parla di sé e dei suoi progetti. A Pantelleria l'accusano di portare troppe modelle, troppa gente famosa, di cambiare la natura dell'isola. E' vero? Perché lo fanno, sono gelosi? «Alcuni, per fortuna pochi, ci accusano. In realtà i panteschi sono tranquilli, reagiscono alle star che vengono qui con dignità, non chiedono mai autografi. Il fatto è che questa isola è un paradiso per difendere la privacy di persone che pur non avendo nulla da nascondere vengono qui proprio per nascondersi». Qui dove? «A casa mia, al "monastero", piccolo villaggio di sei damusi che abbiamo ristrutturato con l'architetto Gabriella Giuntoli in sei anni di restauro. Non avevamo un progetto preciso se non quello di fare un esempio di come si potevano ristrutturare vecchi damusi, affrontando il problema che la creazione di un cantiere è una soluzione di continuità nella magia di questo luogo. Rispettando il patrimonio architettonico». Perché allora questo progetto è contestato? «Per disinformazione. Chi contesta questo progetto o non è informato delle finalità o non conosce la normativa che regolamenta quello che si può e non si può fare in zona. Non capisco di che cosa si preoccupano, visto che ci sono le leggi che proteggono le riserve». Sono gli ambientalisti? «Si definiscono ambientalisti in realtà scambiano l'abbandono della natura per il rispetto dell'ambiente». Chi spinge questi ambientalisti, secondo lei? «Nessuno. Semplicemente una certa vogha di visibilità». E lei che cosa vuole fare? «Non intendo costruire nulla. Voglio fare solo una ristrutturazione semplice di una caserma abbandonata il cui tetto è crollato. Voglio che i miei ospiti abbiano uno spazio, soprattutto in inverno, dove poter svolgere le loro attività creative, come scrivere musica, questo per esempio lo fa Sting; recitare, come fanno i miei amici Card Bouquet e Depardieu; o fare yoga. Quasi tutti i personaggi del mondo dello spetta¬ colo viaggiano con un maestro di yoga. Ospito anche Madonna e Isabella Rossellini». A lei piacciono solo le star? «Ho occasione di incontrarli spesso per lavoro, le star sono persone che lavorano duramente e hanno bisogno di rigenerarsi al riparo dalla mondanità indiscreta. Pantelleria è ideate Per le caratteristiche della sua terra agricola e per la discrezione assoluta». Perché ha scelto Pantelleria? «Perché l'uomo per vivere in una terra così ricca di contrasti ha dovuto usare la sua arma migliore, cioè l'intelligenza. Per sopravvivere ha dovuto inventare is"damusi" che sono un'architettura speciale». Qltre a lei, quia Pantelleria vivono personaggi noti, come Armani, Visco, Albanese, Muti, Ferruccio Barbera... vi frequentate? «No. Albanese, però, ogni settimana fa una proiezione cinematografica per 300 persone e quindi una cena. Io sono più riservato e con i miei ospiti siamo appartati. E credo che lo stesso si possa dire per Armani. A Pantelleria ci si incontra nelle case, è una cosa d'altri tempi». Lei nasce come fotografo? «Sì». Però la fotografia non le basta... «A un certo punto ho scoperto che ci sono tanti modi per esprimere un punto di vista. Mi è venuta voglia di accostarmi ad altre attività. Lavoravo molto come fotografo, cominciavo a guadagnare un po' di soldi; e mi sono posto il problema di farmi, come tutti i grandi fotografi sognano, uno studio. A Milano e poi a New York ho creato "Industria Superstudio", un complesso di studi fotografici attrezzati con le strutture più avanzate». Chi sono i fotografi che usano i suoi studi? «Tutti i più famosi. Da Avedon a Bruce Weber...». E quali modelle sono venute a farsi fotografare? «A Pantelleria scoprii Kate Moss. Ho fatto anche riesplodere Linda Evangelista portandola a Tahiti per una serie di foto. Negli ultimi tempi è stata a Milano Giselle; a New York è stato ospitato il lancio del libro di Madonna, "Sex". L'immagine più visibile è quella di Bulgari, vi lavoro da 10 anni. Ho un contratto con la rivista americana Talk, con Esquire, con GQ. Faccio i calendari dell'Oreal». Le modelle sono cambiate? «Sì, e cambiano continuamente. Mentre negli anni passati avevano dei generi di bellezza molto ben definiti, per la prima volta nel 2001 sono caduti questi riferimenti e le modelle possono essere come vogliono». La sua modella prediletta com'è? «Ho lavorate con tutte. Da Naomi Campbell a Claudia Schiffer, da Carla Bruni a Giselle. Sono bravissime, non tanto perché professioni¬ ste ma perché hanno grande sensibilità. Riescono in un istante a capire che cosa vuoi da loro. E' un fatto di estrema sensibilità». Ferri, quando lascerà Pantelleria? «La lascerò domani perché vado a Milano e poi in Toscana a trovare Sting che incide un disco dal vivo; poi a New York due giorni a lavorare per Talk e da lì tomo in Italia, a Ninfa, per fare le fotografie del calendario dell'Oreal; quindi ritomo a Milano per GQ e chiuderò il mese a Marrakech, al compleanno di Sting. Più, evidentemente, mille altre cose...». Quando tornerà nella sua isola magica? «In ottobre. E poi ci passerò il Natale». «Questo è un paradiso ■per difendere la privacy di vip che non hanno nulla da nascondere ma vengono nell'isola proprio per nascondersi» Fabrizio Ferri, celebre fotografo con studi a Milano e a New York, ospita spesso nella sua casa di Pantelleria amici come Sting, Madonna e Depardieu