E ORA ALT ALLE LAUREE BREVI di Gigi Padovani
E ORA ALT ALLE LAUREE BREVI APPELLO ALLA MORATTI E ORA ALT ALLE LAUREE BREVI Massimo Luciani I giornali di questa settimana dimostrano che l'istruzione è tomata al centro del dibattito pubblico. In effetti, i temi di cui discutere non mancano. I primi mesi di mandato del ministro Moratti ci hanno dato un fatto, un'ipotesi e un silenzio. Il fatto è la sospensione della riforma dei cicli scolastici, ed è positivo, per almeno due buone ragioni. La prima è che, assieme a soluzioni condivisibili, la riforma presentava alcuni contenuti assai discutibili, come il nuovo regime di insegnamento della storia. La seconda è il rischio di malfunzionamento che sarebbe stato comportato da un affrettato avvio del nuovo sistema, sia per l'assenza di aggiornamento degli insegnanti, sia per l'inaccettabilità del meccanismo di assorbimento della cosiddetta «onda anomala». L'ipotesi è quella del pieno finanziamento della scuola privata, con l'intento di porre fine a quello che sarebbe l'anacronistico ((monopolio» della scuola pubblica. Francamente, riesce difficile capire cosa il ministro abbia inteso dire parlando di monopolio. In Italia, infatti, non esiste alcun monopolio, anzi, al contrario, il principio costituzionale che regge tutto il sistema dell'istruzione è quello di libertà. Libertà nella scuola, con la garanzia della libera coscienza degli insegnanti e della di- gnitàdegli studenti; libertà deZto scuoto, con la garanzia - sì - di una rete di scuole statali, ma con la facoltà dei privati di creare scuole del più vario indirizzo culturale. Pariare di monopolio è sbagliato e fuorviante, per il semplice fatto che la Costituzione lo ha esplicitamente escluso. La scelta dei costituenti di non finanziare la scuola privata è, essa pure, una scélta di libertà, perché i privati, per godere del sostegno pubblico, dovrebbero rispettare le condizioni di finanziamento imposte dallo Stato. Il silenzio è quello che è calato sulla riforma dell'università, che inizialmente sembrava dover subire la stessa sorte di quella dei cicli scolastici e che invece sta andando avanti. E' evidente che la laurea triennale è funzionale all'interesse delle imprese, che reclamano quadri intermedi in gran numero e senza eccessivi costi di formazione. Diamo pure per scontato (e non lo è) che fosse l'università il luogo e lo strumento per soddisfare questa comprensibile esigenza. Quel che non va è che le lauree «lunghe» si ottengano semplicemente appiccicando due anni supplementari a quelli richiesti per le brevi. Soprattutto per certe facoltà (come quelle umanistiche) i profili professionali connessi ai due titoli di studio sono radicalmente diversi, sicché la sovrapposizione dei due percorsi si risolve in una perdita di tempo e di professionalità per chi punta più in alto. Il risultato, per costoro, sarà esattamente opposto a quello auspicato, perché dovranno affrontare più studi supplementari di quanti non ne servano oggi per raggiungere livelli di competenza accettabili per la carriera - che so - di magistrato o di ricercatore universitario. I critici della rifonna non mancano, ma molti pensano che ormai sia troppo tardi per fermare il treno in corsa. Forse, però, sarebbe meglio provarci, piuttosto che rassegnarsi a subire gli eventi. LA TASK FORCE DEL MINISTRO Alta tecnologia e decentramento per le nomine a tempo di record Gigi Padovani A PAGINA 6
Persone citate: Massimo Luciani I, Moratti
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