All'Aja nuovo show dell'attore Milosevic di Pierangelo Sapegno

All'Aja nuovo show dell'attore Milosevic All'Aja nuovo show dell'attore Milosevic L'ex presidente jugoslavo ripete, come nella prima udienza: l'atto d'accusa contro di me è falso e illegittimo, come questo Tribunale Dopo 10 minuti il presidente stacca l'audio: «Basta con i proclami» Pierangelo Sapegno inviato all'AJA Quando esce scortato dall'aula, tiene la mano sinistra in tasca e con l'altra fa segno alla guardia: «Prego». Però, la testa è alta e la faccia seria, da presidente. Dm-ante l'udienza. Slobo si beve il suo caffé nero bollente che gli ha servito il marcantonio alla sua destra, senza distrarsi un attimo: non lo fa mica per finta. Slobo oggi non sembra un imputato. Sembra uno spettatore. Ascolta attentamente la Corte e il Procuratore che dibattono sul suo avvocato d'ufficio, se bisogna darglielo o no, o se è meglio un «amicus curiae», un esperto che sorvegha il processo. Meglio l'amicus, dice il presidente Richard May. Lui ha la faccia serissima, come se gli raccontassero una disgrazia successa all'amico d'infanzia, altro che curiae: «ma guarda, chi l'avrebbe detto...». Ogni tanto si gira da una parte e dall'altra, seduto sulla sua sedia blu, con il suo vestito blu, e la sua cravatta rossa bianca e blu. Una volta sobbalza quando sente Carla Del Ponte che chiede nuovi tempi per l'accusa: strabuzza gli occhi platealmente. Un'altra volta li alza al cielo appena avverte la parola .Onu: le sole concessioni allo spettacolo. Poi gli danno la parola. Era un momento di stanca. Niente paura, entra in scena il prim'attore. Come se fosse a un congresso: «Vorrei fare ima presentazione orale di 40 minuti sull'illegalità di questo tribunale, ma se preferite ve la lascio per iscritto». Mancava la prefazione: compagne e compagni, amici, colleghi. Richard May, stanco, rassegnato: forse, scritto è meglio... Milosevic, istrionico, paterno, curiale: «Dobbiamo comunicare come persone educate qui dentro, non usare la forza o toghermi l'audio». Amichevole: «Mettiamoci d'accordo, siamo tra persone civili o no? Mi volete lasciare parlare o mi togliete il microfono come l'altra volta?». Richard May è disperato. In teatro sarebbe una grande spalla. Fa cenno di sì. Via: «Quello che ho sentito finora è interessante e prova ciò che ho sempre detto, che quell'atto di accusa contro di me è falso e illegittimo. Se non mi lasciate parlare darò alla stampa le motivazioni per cui ritengo illegittimo questo Tribunale». Stringe nella mano destra un plico di fogli arrotolati. «Le accuse sono false anche perché riguardano un periodo in cui stavo difendendo il mio Paese dall'aggressione Nato». May non è ancora spazientito. Sembra solo annoiato: «L'avete già detto l'altra volta...» Milosevic, provocatorio, sceneggiante: «Allora ditemi voi quello che posso fare o che non posso fare. Ditemelo voi». Altro show. Silenzio mussoliniano. Mascella dura. Poi cambia spartito. Mite e ironico: «Ho sentito qui che si chiede altro tempo perché la Del Ponte non è ancora pronta ad andare al processo dopo oltre due anni dalla prima incriminazione. Sono stato incriminato la prima volta il 26 maggio 1999, al 60" giorno dell'aggressione Nato contro la Jugoslavia. Dopo due anni e mezzo non siete ancora in grado di .completare le accuse. E' un tempo molto lungo per mettere agli atti accuse false». Refrain: ((A dimostrazione che le vostre accuse sono false. E il Tribunale illegittimo». Richard May sta crollando. Testa china. Milosevic, tono da maestro elementare, persuasivo: «Vi faccio io una domanda sulla mia persona, sulla mia detenzione illegale. Perché io sono isolato dalla mia famiglia? Perché sono isolato dalle persone che vogliono parlare con me? Perché questa differenza di trattamento illegale? Perché vengo isolato dalla stampa e non posso neanche fare una telefonata? Perché i colloqui vengono controllati anche quando parlo con mio nipotino che ha due anni e mezzo? Perché non posso parlare con persone di cui ho bisogno per discutere aspetti legali del caso?» Richard May risorge: «Il problema è che non ha nominato un legale, se lo avesse fatto tutto sarebbe risolto. Le regole di detenzione valgono per tutti». Carla Del Ponte trattiene a stento l'esultanza. Piega il microfono: così lui potrà vedere meglio il suo sorriso. I grandi attori capiscono al volo quando la platea comincia a stancarsi. Slobo accelera: «Visto che questo tribunale è illegale, come dimostrano varie argomentazioni giuridiche, non vedo perché dovrei difendermi da un'istituzione falsa e da accuse false». Ormai, il Presidente s'è ridestato del tutto: «Eviti proclami pohtici, si limiti alle questioni legali». Milosevic di corsa: «Perché non posso comunicare con la stampa quando ogni giorno sento e vedo menzogne contro di me?» Filosofo: «Nessuno deve avere paura della verità». Adesso non gliene importa più niente dei giudici. Sta parlando alle televisioni, alla sua gente. In fondo, i dittatori del popolo sono tutti uguali, tutte vittime: «Da un lato c'è tutto il vostro macchinario, i vostri servizi segreti. Dall'altro ci sono io, isolato, con la verità. Ma la verità è la verità...» Tac: Richard May ha staccato il bottone. Lo spettacolo è finito. Lui continua, come se il pubblico lo richiamasse oltre quelle tende abbassate. Non importa quel che dice, le solite accuse. May s'è levato in piedi: «Non staremo qui ad ascoltare i suoi proclami». Udienza 29 ottobre. In questi secondi però c'è il vero Milosevic. Ha vinto il suo spettacolo, ma ha la faccia stanca come se gli fosse costato troppo. Valli a capire i grandi attori. Poi si infila la mano in tasca e ritoma lui. «Vorrei fare un'esposizione di tre quarti d'ora Mettiamoci d'accordo siamo tra persone civili Mi volete lasciar parlare o mi togliete il microfono?» «Perché sono isolato? Perché i miei colloqui vengono controllati anche quando parlo con il mio nipotino di due anni e mezzo?» «Chiedete altro tempo per andare al processo La prima incriminazione è del maggio 1999 E' un tempo lunghissimo per mettere agli atti imputazioni non vere» Milosevic, qui accanto, durante l'udienza di ieri all'Aja. Nella foto sopra, il procuratore Carla Del Ponte

Luoghi citati: Aja, Jugoslavia