Cronaca di una giornata di vendette
Cronaca di una giornata di vendette Cronaca di una giornata di vendette Un ebreo e un palestinese «giustiziati» da estremisti dei due campi TEL AVIV Quattro palestinesi e un israeliano sono rimasti uccisi nei Territori in una serie di eventi efferati nella giornata in cui la diplomazia intemazionale ha cercato di raggiungere un accordo parziale di cessate il fuoco in una stretta vallata compresa fra Gerusalemme (Ghilò) e Betlemme (Beit Jalla). L'accordo verbale è giunto solo grazie a febbrili consultazioni diplomatiche, dopo che anche ieri a Ghilò erano caduti due colpi di mortaio e dopo che nel campo profughi di Aida (Betlemme) erano rimasti feriti sette palestinesi. E in serata, quando l'intesa doveva entrare in vigore, lunge raffiche di arma automatica sono stato di nuovo udite fra Ghilò e Beit Jalla lasciando gli israeliani incerti se ritirare o meno i propri mezzi blindati dalla cittadina palestinese. A quanto pare, si è trattato di un'iniziativa di militanti del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, decisi a vendicare la uccisione del loro leader Abu Ali Mustafa. Per fare il punto della situazione, il premier Ariel Sharon ha convocato la scorsa notte nel suo ufficio i ministri Shimon Peres (Esteri) e Benyamin Ben Eliezer (Difesa). In precedenza il premier aveva assicurato al Parlamento che non cadrà assolutamente nella trappola tesagli da Yasser Arafat. «I palestinesi vorrebbero che entrassimo in forze a Betlemme, per metterci contro l'intero mondo cristiano. Ciò - ha garantito - non avverrà». «Al tempo stesso - ha aggiunto - non consentiremo più che i palestinesi sparino contro i sobborghi di Gerusalemme. Nessuno Stato tollererebbe di vedere la propria capitale bombardata». Da Arafat, Sharon, dice ormai dì non avere alcuna aspettativa. In un incontro con il partito laburista, Peres ha rilevato che se il banco di prova di Beit Jalla avrà successo, la settimana prossima incontrerà il presidente palestinese. Ma per il premier israeliano si tratta di fatica sprecata. «Nei Terri¬ tori - afferma - ormai tutto brucia». A suo parere, l'attizzatore principale è proprio il presidente palestinese. Che nei Territori le fiamme della violenza siano altissime lo dimostra la cronaca: un agente della sicurezza palestinese morto a Rafah (Gaza) in uno scontro con reparti israeliani. Un ragazzo dì Tullcarem morto in un conflitto a fuoco con una pattuglia israeliana. A Hebron, la scorsa notte, un agente di Forza 17 ucciso in battaglia. A Nablus, un camionista israeliano assassinato in un feroce agguato. E a Hizma, alla periferia di Gerusalemme, un manovale palestinese assassinato, a quanto pare, da estremisti ebrei. I feriti, secondo calcoli approssimativi, sarebbero una cinquantina. Uno degli episodi più brutali è stata l'uccisione del camionista, un ebreo immigrato di recente dalla Russia ed entrato con un camion israeliano in un villaggio palestinese delle provincia di Nablus per distribuire bombole di gas agli abitanti che erano rimasti bloccati a lungo dall'assedio militare. Giunto nel villaggio di Kuchin, Oleg Stopianov è stato colpito dal fuoco di militanti palestinesi delle Brigate al Aqsa, vicine ad al-Fatah. Rimasto ferito, ha cercato di uscire dal veicolo e ha tentato la fuga. E' stato allora raggiunto e crivellato di colpi. Il brutale delitto ha scosso il deputato palestinese Hussam Khader (al Fatah), secondo cui l'azione è deprecabile sotto tutti ì punti di vista. Perché la vittima non era un colono né un militare israeliano, ha spiegato, perché dà una brutta immagine della Intifada e perché nella zona di Nablus c'è penuria di combustibile e se i camion israeliani non giungeranno la popolazione palestinese sarà la prima a soffrirne. Da parte sua, anche l'agenzia di stampa palestinese «Wafa» ha ieri invitato israeliani e palestinesi a riflettere sul fatto che la spirale di violenza non giova a nessuno. «Dobbiamo abituarci a vivere gli uni accanto agli altri», ha concluso l'editorialista politico considerato molto vicino ad Arafat. [a.b.l ,JS| Asinistra, accanto a un'autobotte, il sacco dentro il quale è stato chiuso il corpo del camionista israeliano assassinato ieri mattina in Cisglordania dal fuoco palestinese. Nella seconda Immagine agenti israeliani coprono il corpo del palestinese assassinato da un cecchino israeliano mentre transitava con la sua auto in una strada presso Ananot, a Nord di Gerusalemme
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