Moon e il Vaticano Il «Grande Duello»

Moon e il Vaticano Il «Grande Duello» BLUFF E ACCORDI PIETRO LE QUINTE DI UNA GUERRA DI COMUNICATORI Moon e il Vaticano Il «Grande Duello» ta fine della telenovela preceduta da un estenuante negoziato per controllare i fedeli dell'Africa. Gli unificazionisti puntavano a strappare a Roma il sì alla legittimità del doppio credo religioso retroscena Francesco Grignetti ROMA E finalmente venne D giorno dell'incontro più atteso. La coppia Milingo-Sung ha avuto modo di parlarsi a quattr'occhi. E forse la telenovela dell'estate si avvia a conclusione. Molto più dei matrimoni reali, o dei divorzi delle star, o degli amori estivi dei calciatori, quest'anno era di scena il matrimonio del monsignore. Che però non può essere considerato soltanto una variante del genere rosa. E dagli Usa è il «New York Times» a ricordarci che la vicenda MilingoSung è stata soprattutto una battaglia di pubbliche relazioni, una «guerra di comunicatori più che una soap-opera di sentimenti». E infatti, una volta di più, i protagonisti veri di questa infinita vicenda diplomatico-matrimonialreligiosa sono stati i media e chi li scatenava. Quel Philip Shanker, ad esempio, portavoce e vicedirettore (come se si trattasse di un'azienda) della Chiesa dell'Unificazione, ovvero la setta del reverendo Moon, decisa a espandarsi tra i fedeli d'Africa legati all'arcivescovo di Lusaka e a strappare a Roma un sì sulla legittimità del doppio credo. Molti lo considerano il vero regista dell'operazione. Quantomeno del secondo round dello scontro «Moon versus Vaticano», sviluppatosi nell'estenuante negoziato tra la setta e il Vaticano, con la donna che talora sembrava voler uscire dagli schemi che le venivano imposti. E' toccata a Shanker, infatti, l'ultima parola, ieri sera, quando ha spiegato l'atmosfera di quelle interminabili tre ore faccia a a faccia all'hotel Arcangelo: «Un incontro molto intenso, molto espressivo. Tutti erano commossi e ognuno ha potuto esprimere i propri sentimenti». Il primo tempo del «Grande Gioco» risale a prima dell'estate. Era il 27 maggio quando, con cerimoniachoc tenuta a New York, il reverendo Moon celebra le nozze di Milingo e di sessanta altre coppie. Non è solo sorprendente scoprire che un vescovo della chiesa cattolica, sia pure l'estroso Emanuel Milingo, che è in perenne rotta con la Curia romana, canta e balla a Sanremo, raduna folle alle sue celebrazioni, tiene esorcismi osteggiati dalle gerarchie regolari, ha deciso di sposarsi. Ma lo farà addirittura nel corso di una celebrazione tenuta da un'altra chiesa. Non quella cattolica. E gli italiani leggono sbigottiti le modalità; Milingo non conosce la sua futura sposa, il matrimonio è stato combinato dal reverendo coreano, la vedrà solo al momento del fatidico «sì». E finalmente si conosce anche il nome della fortunata, Malia Sung, 43 anni, nazionalità coreana, medico specializzata in agopuntura. Lo scandalo è immenso. Su scala mondiale. Se Milingo voleva colpire le gerarchie cattoliche, l'ha fatta veramente forte. Ha picchiato sotto la cintura. Il Vaticano sembra davvero tramortito. Soltanto il 17 luglio arriva da Oltretevere un ulti¬ matum: il 20 agosto arriverà la scomunica se non lascerà la moglie, non romperà con la setta Moon, non dichiarerà la sua fedeltà al celibato e la sua obbedienza al Papa. Comincia qui il secondo round di questa partita che sarebbe riduttivo leggere come un divorzio, sia pure atipico tra un monsignore e una sconosciuta signora coreana. Passano i giorni. I protagonisti si trasferiscono in Italia e comincia l'assedio mediatico al Vaticano. E' il 6 agosto quando il vescovo ribelle riesce finalmente, dopo un iter assai misterioso, ad avere un colloquio con il Pontefice nella residenza di Castelgandolfo. Raccontano che è stata un'operazione degna di agenti segreti, sia giocare la sorveglianza della setta, sia avvicinare il Papa. Ma forse, visti gli sviluppi, era interesse anche di Moon dare 0 via al secondo tempo della storia. Se Milingo fosse andato a vivere con la sua Maria, e magari fosse scattata la scomuni-, ca, saremmo qui (e su tutti i giornali del mondo) a parlarne? La battaglia di pubbliche relazioni che ha drammatizzato al massimo la vicenda e lia innalzato una setta semimisteriosa a rango di interlocutore del Vaticano avrebbe avuto la stessa risonanza senza gli ultimi diciotto giorni di conferenze stampa della signora Sung? Difficile. Fatto sta che monsignor Milingo cade nella trappola dei tentennamenti, dei dubbi, delle paure. Altro che ostaggio della Chiesa, come dicono quelli di Moon. E' la Chiesa che precipita lentamente in ostag¬ gio della vicenda. Se pensava di cavarsela conunalettera.si sbagliava di grosso. Maria Sung si precipita a Roma. Inizia un rituale di passeggiate in piazza San Pietro, sospiri al cielo, conferenze stampa, interviste dal letto dove soffre i morsi della fame. Comincia un estenuante, e logorante (quantomeno per l'immagine) braccio di ferro sulle modalità dell'incontro. Il portavoce della Santa Sede, Navarro Valls, usa la sua notoria abilità di comunicatore per tamponare i danni. Ma dall'altra parte c'è un professionista, l'ispirato Shanker, già yuppie di successo nel mondo della finanza, che sa il fatto suo. Ed è subito una girandola di invenzioni, la più perfida delle quali è il test di gravidanza in diretta televisiva. Sfuma la vicenda interconfessionale e viene in primo piano la donna disperata che ha perso il suo uomo. Che poi il 26 maggio scorso Maria Sung nemmeno conoscesse Milingo, questa è un'altra storia. li vescovo Emanuel Milingo all'uscita dell'hotel Arcangelo dove ha incontrato la moglie Maria Sung