Rocca: che fatica essere glamour
Rocca: che fatica essere glamour LA MADRINA DEL FESTIVAL VORREI PORTARE FORTUNA AGLI ITALIANI Rocca: che fatica essere glamour , «Ho paura del pubblico ingessato» inviata a VENEZIA LA proposta di essere la madrina di questa 58" edizione della Mostra del Cinema a Stefania Rocca è arrivata ai primi di luglio, tramite il suo agente. Avrebbe dovuto pensarci e ragionarci sopra come fa di solito, invece ha detto subito sì: «E' un festival internazionale ma è anche il nostro festival: essere un segno di augurio per i registi italiani mi faceva piacere». Le prove da lunedì dalla mattina alla sera, tra gli isterismi abituali di chi fa televisione, la stanno affaticando più di quanto sospettasse. Occorre imparare bene i nomi di quelli che salgono sul palco, non volgere mai le spalle alle telecamere, recitare come si fosse in teatro, essere sé stessi come si fa ne cinema, ma soprattutto rispettare un cerimoniale che assai poco le appartiene per stile di vita e tendenza caratteriale. «Hanno scartato tutte le mie proposte più ardite», dice con un sospiro. Voleva scendere dal soffitto vestita da hacker come in «Nirvana» o magari dialogare con un computer come faceva in «Viola»? «Meno. Molto meno. Comunque non è andata». Dunque vestito tradizional minimalista disegnato per lei da Miuccia Prada: nero e basta, perché quello scelto a disegni bianco e nero si confondeva col fondale bianco rendendo lei, che è un filo, larga quanto il teleschermo; capelli castano rosso che non ha potuto tingere come sua abitudine di colori stravaganti perché dal giorno 30 torna a Ferrara sul set di «La vita come viene» di Stefano Incerti; scarpe tuttora in discussione: lei che porta gli scarponcini da montagna vorrebbe un paio di pianelle, gli altri insistono per i tacchi che fanno gala. E' rilassante o frustrante essere alla Mostra senza un proprio film? «Né l'uno né l'altro. E' una cosa nuova». Perché «Hotel» di Mike Figgis, la commedia nera che ha girato proprio a Venezia, non è alla Mostra? «E' un lavoro in digitale di 60 ore: il regista vuol farne una versione per Internet, una per le sale, un cd-rom. Non era pronto». Tra le attrici italiane lei è quella che lavora di più all'estero, spesso in pellicole sperimentali: non le piace il nostro cinema? «Mi piace, ma credo che gli italiani dovrebbero osare di più. So che è un rischio, ma se va bene hai aperto una strada nuova. Per questo ammiro Salvatores che non fa mai lo stesso film». Quella che è stata definita la Primavera del cinema italiano, quindi, l'ha emozionata poco? «Sì, non lo vedo rinato perché non l'ho mai visto morto». Però vuole debuttare nella regia: scarsa fiducia negli altri o sfrenata ambizione personale? «Tanti anni fa mi sono innamorata di un libro, "Lila dice": avrei voluto farne un film ed esserne la protagonista. Non ci sono riuscita. Adesso che non ho più l'età per fare l'adolescente ho pensato di girarmelo in coppia con il mio compagno, Bernardo Barilli, che fa il regista di mestiere. Cerchiamo i soldi». E' morettiana o anti moret- tiana, lei? «Non lo so: mi piace Moretti quando non è egocentrico. "Caro Diario" e soprattutto "Aprile" non mi piacciono affatto. Personalmente non lo conosco: mai visto Moretti in vita mia. Venezia, sarà l'occasione per incontrarlo». L'idea di Barbera di un doppio concorso con doppio Leone la trova d'accordo? «Se serve ad invogliare qualche giovane autore sì, ma mi pare arduo classificare i film e ancora più arduo collocarli in sezioni differenti». Si dice che l'anno prossimo la Mostra sarà di destra: come se lo immagina un festival berlusconiano? «Non riesco a immaginarlo. Ci saranno i generali? Dovremo cantare l'Inno di Mameli? Non ' so. L'artista per sua natura è un essere libero che non appartiene ai partiti». «Fratelli d'Italia» lo conosce? «L'ho canticchiato nel film di Figgis e quindi ho dovuto impararne le parole. A scuola non ce lo facevano studiare: cantagamo i jingle dei cartoni animati giapponesi». Che film vuol vedere qua? «Prima di tutto "Intelligenza artificiale" di Spielberg. Gli italiani, tutti. "Abril despedacado" del brasiliano Salles perché mi aveva interessato molto "Central do Brazil". E "Dust" di Manchevski». Che cosa le fa più paura di questa serata? «Mah. Sono stata nuda in scena, a teatro, con "Le polygraphe". Ho retto lunghi monologhi con "Giovanna d'Arco". Ho appena girato un "Dracula" per la tv. Parlo l'inglese e quindi non ho voluto l'interprete sul palco, con me. Che mi fa paura? Il pubblico ingessato delle manifestazioni ufficiali». «Apprezzo Moretti quando non è egocentrico "Caro Diario" e soprattutto "Aprile" non mi piacciono affatto. Qui vedrò "Intelligenza artificiale" di Spielberg Gli italiani, tutti. E "Abrii despedacado" del brasiliano Salles » LA MADRINR Stefania Rocca: «La cosa che più mi preoccupa della serata è mettere i tacchi alti»
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