Storie di solitudine nel formicaio di Monte Mario di Francesco Grignetti

Storie di solitudine nel formicaio di Monte Mario GLI IMPIANTI DEGLI ALLOGGI NON ERANO A NORMA, C'ERANO PERDITE DI ACQUA , GLI ASCENSORI SI BLOCCAVANO Storie di solitudine nel formicaio di Monte Mario Mini-appartamenti di dieci metri quadrati a seicentomila lire al mese reportage Francesco Grignetti ROMA LO chiamano già il Formicaio di Monte Mario: 300 microappartamenti in via Pieve di Cadore, a pochi metri dalla tristemente famosa via Fani. Ed effettivamente l'immagine è calzante: centinaia di formiche operose che lavorano durante il giomo nel quartiere - quante colf filippine o cuoche etiopi o facchini rumeni o giardinieri albanesi - e che al tramonto si ritirano nelle loro cellette a riposare. Perché questo era (è) il Residence Pordoi: un agglomerato di trecento monolocali da dieci metri quadri, dove entrano a malapena un letto matrimoniale, un angolo cottura, una televisione, un bagnetto. Il tutto per seicentomila lire di affitto al mese. Ma il Formicaio è anche una moderna Terza classe del Titanio. Un edificio immenso, di cmque piani, decoroso all'esterno, con un portiere che saluta e controlla. il verde ben curato sulla strada. Le sue stive con gli impianti malandati, senza estintori, con le grate alle finestre, sono nascoste. Dove gli ascensori si bloccavano spesso e ora il comandante dei vigili del fuoco romani. Luigi Aliate, dice: «Venivamo chiamati spesso dagli abitanti perché rimanevano incastrati negli ascensori o perché c'erano perdite d'acqua. Gli impianti non sono a nonna ed è normale che dessero problemi». Già, nonnaie. Trecento appartamenti, trecento vite. Comune denommatore: la disperazione. C'è il signor Angelo, sessantanni suonati, romano «de Roma» da sette generazioni, che nasconde la sua disperazione dietro una coltre di cinismo: «Io al residence mi ci trovo bene. Sto in pensione da due anni, prima lavoravo al Poligrafico dello Stato. Con mia moglie so' litigato. Nel senso che siamo separati in casa. Allora qualche mese fa ho fatto le valigie e me ne sono venuto qua. L'avevo fatto pure qualche anno fa. Per una coincidenza mi hanno dato lo stesso appartamento. Piccolmo, non c'è che dire, ma secondo me (300 mila al mese è un prezzo giusto. Per uno che vive solo va pure bene. Chiaro che se è mia coppia si sta stretti. Comunque io esco la mattina presto e rientro per pranzo. Mi cucino qualcosa, mi guardo un filmetto, poi riesco e vado a giocare a carte all'osteria dagli amici di Borgo Pio. Chi se l'immaginava che eravamo cosi tanti?». E mentre parla si guarda attorno con vero stupore. Tutt'intomo è un accampamento di famiglie sedute per terra. Una babele di lingue. Ci sono rumeni, filippini, albanesi, etiopi. Tanti dialetti italiani. Molti sono gli uomini separati, come il signor Angelo, che hanno fatto la valigia e sono usciti sbattendo la porta di casa. Anche Marco De Marco, la vittima, l'altra notte aveva cenato a casa sua con la ex moglie e il figlio. Separato da quattro mesi. Li aprono, questi residence, sicuri che siano un buon affare. In città c'è ima grande fame di monolocali. E poi basta poco: una concessione per uso alberghiero, anche se poi non sono affatto alberghi ma abitazioni di uno o al massimo due vani. Tanto, chi controlla? Proprio perché strutture alberghiere, non dovrebbe essere consentito cucinare in stanza. Tantomeno inst aliare bombole a gas. Ma al Residence Pordoi le cucine non hanno mica l'allaccio alla rete del metano. Monica Nastasi, la giovane donna morta neU'mcenclio, arrivata a Roma qualche anno fa dalla Sardegna, era una ragazza madre. Ma il figlio, di tre anni, viveva con i nonni perché «lei diceva sempre che non voleva che crescesse in quello schifo di situazione». Ora i sopravvissuti guardano il palazzo con un misto di rabbia e di fatalismo. Sanno che è pericoloso. Racconta un inquilino, Armando Eutieri, 30 anni, vigilantes: «Qua dentro gli impiantì del gas non sono a norma. Avevo già protestato con l'agenzia perché le manopole si aprivano con poco. Bastava una piccola botta». Però non sanno dove andare altrimenti. E quindi non vedono l'ora che i pompieri diano il via libera per tornare al proprio appartamento. Conclusione di Eutieri: «Appena ho dei soldi, se ancora non l'hanno fatto, mi compro una cucina nuova». An-iva intanto Dino Frisullo, presidente dell'associazione Senza Confine, e racconta: «E' una tragedia annunciata. Avevamo sporto una denuncia nel '95 contro questo residence per i contratti strangolatori. Quando ci sono condizioni simili di convivenza è strano che passino cinque o sei anni senza una tragedia simile». Arriva in massa anche la polizia e dà una controllata generale ai documenti degli immigrati. Nell'ultimo anno per ben tre volte il residence era stato bloccato e rastrellato a fondo

Persone citate: De Marco, Dino Frisullo, Monica Nastasi

Luoghi citati: Borgo Pio, Norma, Roma, Sardegna