Parte la rivoluzione dei colorì nel tetro Iran degli ayatollah di Mimmo Candito

Parte la rivoluzione dei colorì nel tetro Iran degli ayatollah UN PICCOLO, GRANDE SEGNALE DI CAMBIAMENTO DESTINATO A INCIDERE IN MANIERA PROFONDA SULLA VITA QUOTIDIANA DEL PAESE Parte la rivoluzione dei colorì nel tetro Iran degli ayatollah Il ministero autorizza le singole scuole a scegliere autonomamente la tinta delle uniformi per le ragazze Mimmo Candito L'abito delle studentesse iraniane non e soltanto un problema di sarte e sartorio. In un mondo dominato sempre più dai processi della comunicazione, i grandi mutamenti della vita collettiva sono segnati ormai dal valore simbolico dei fatti, più che dagli stessi fatti. E come la celebre partita di pingpong giocata negli anni di Nixon preparò una svolta destinata a cambiare il corso della nostra storia, non solo sulle sponde del Pacifico, anche in altri territori della geografia politica la cronaca registra nel tempo episodi che sono poi volti a incidere profondamente cioè al di là del loro peso specifico nelle scelte di fondo di una società. L'Iran degli ayatollah ò un caso esemplare: l'erosione della presa conservatrice viene sgretolata da episodi (come l'uniforme delle studentesse) che intaccano progressi vamente, a schegge, la solidità del blocco khomeinista, e ne minano la compattezza in misura irrimediabile, dall'interno. La strategia politica del presidente riformista Khatami si muove con questa consapevolezza; nel braccio di ferro con Khamanei (e con l'apparato istituzionale che ancora ne sostiene il controllo del paese) le scadenze ufficiali, come le elezioni, definiscono il ritmo dello sviluppo politico, ma sono poi i piccoli guadagni nella cultura della vita quotidiana a segnare le tappe irreversibili d'una dinamica di mutamento nella società. Il rinnovo plebiscitario del mandato a Khatami, due mesi fa, ha fissato il nuovo quadro di riferimento nella lotta tra riformisti e conservatori; i «piccoli guadagni» di territorio sono ora nel valore simbolico delle decisioni pratiche, come questa presa ieri dalla signora Fatemeli Tondgugyan, responsabile degli Affari femminili nel ministero della Pubblica Istruzione: da oggi - ha detto - ogni scuola può scegliere autonomamente il colore delle uni- fornii delle studentesse, a seconda delle esigenze psicologiche delle diverse età. Per chi ha viaggiato l'Iran di questi anni khomeinisti, con il grigiore indistinto della sua vita collettiva, il nero dominante di una uniformità repressa e depressa, incontrare ragazze e giovani donne con soprabiti e foulards (il chador) di color rosa o blu o giallo o verde o lilla sarà come sigillare che la Primavera di Teheran è cominciata. Qualche segno di rottura in verità c'era già stato, qualche ciocca di capelli era cominciata ad apparire sfrontatamente sotto la penitenza monacale dei fazzolettoni grigi e neri; ma ora la trasgressione è diventata legge ufficiale. Come ogni altra Primavera della storia politica, anche questa di Teheran dovrà lottare per radicarsi, sconfiggendo le resistenze del Consiglio dei guardiani della rivoluzione e il blocco fanaticamente conservatore del potere giudiziario-poliziesco: l'altro ieri, per esempio, era stata condannata a 22 mesi di reclusione la deputata Fatemeli Haghighatju, considerata colpevole di «propaganda contro il sistema islamico» per aver tenuto in Parlamento un discorso di dura critica contro la magistratura, dopo l'arresto di una giornalista riformista. Ma il vento della Primavera soffia fotte, e ieri 170 dei 276 deputati hanno inviato un appello a Khatami, per ricordargli come - in base all'art. 8G della Costituzione - i membri del Parlamento abbiano diritto all'immunità sulle dichiarazioni pronunciate nell'assemblea legislativa. Naturalmente, Khatami conosce bene quell'art. 86, ma il valore politico di questo richiamo supera la definizione delle competenze istituzionali e diventa un attacco diretto alla magistratura filo-khameneista. In questo drammatico gioco di simbolismi politici, va al di là delle curiosità esotiche anche la nuova campagna degli ayatollah contro i cani (considerati animali immondi) e i loro padroni, arrestati o fustigati in piazza. In realtà il Corano non vieta il possesso dei cani, mentre il codice dello Hadith offre solo qualche consiglio igienico: «Se un cane dovesse leccare un utensile, dovete lavarlo sette volte e all'ottava strofinarlo in terra». L'Hadith fissa regole di vita al tempo di Maometto; ma Maometto non conosceva il piti .^-pong. mimcan@tin.it I conservatori lanciano una campagna contro i cani, considerati «immondi»; i proprietari vengono arrestati o fustigati in piazza

Persone citate: Fatemeli Tondgugyan, Khamanei, Khatami, Nixon

Luoghi citati: Iran, Teheran