A Pebble Beach kermesse dei motori di Piero Bianco

A Pebble Beach kermesse dei motori A Pebble Beach kermesse dei motori Tanti applausi per Sergio Pininfarina e la Ferrari mondiale Piero Bianco inviato a MONTEREY Il rito, pagano e molto trendy, si consuma ogni anno dopo Ferragosto. Per tre giorni il bel mondo dei motori emigra in California. La penisola di Monterey, due ore d'auto da San Francisco, si anima dei personaggi e dei veicoli più pazzi e pittoreschi che si possano immaginare. Ma anche di vetture dall'eccezionale valore storico e di gioielli più che mai attuali (centinaia di Ferrari, come se l'intera produzione di Maranello si fosse trasferita in California). La ricca kermesse è un cocktail di emozioni da gustare a rate: prima il "Concorso Italiano" al Quail Lodge di Carmel, poi la competizione storica sulla pista di Laguna Seca, infine l'affascinante "Concours d'Elegance" a Pebble Beach. I più celebri campi da golf sulla costa del Pacifico incorniciano il Grande Evento che assembla mercanti e facoltosi collezionisti, manager e designer illustri, soprattutto una marea di seguaci in delirio, tutti fedeli al mito di quella «religione» chiama ta automobile. Nell'estate 2000 fu la Maserati a dominare la scena, non a caso è rimasta molta attesa, negli Usa, per l'imminente sbarco della nuova Spyder (esordio a Francoforte, poi anteprima americana in gennaio a Detroit). E nel weekend si è celebrato un altro emblema del lusso, con la proclamazione della Bentley a «marca dell'anno». Alla Casa inglese il compito di gustarsi la gloria e dirigere i giochi, con il contributo di un anfitrione eccezionale: Phil Hill, il primo americano a vincere un mondiale di Formula 1 nel '61 con la Ferrari 156 (lo stesso anno trionfò anche a Le Mans). Lui qui è davvero rimasto un idolo. Il Made in Italy non recita mai da comparsa nella fantastica tregiomi californiana. Quest'anno il «Concorso Italiano» è diventato un inno alla gioia per Sergio Pininfarina e per i cinquant'anni di collaborazione del grande Carrozziere con Maranello. Le sue creature negli States rappresentano mia sorta di autentico mito. Sul green vellutato di Carmel, dove tra aste miliardarie e tenta- zioni forti hanno cambiato padrone anche numerose Lamborghini, Alfa, Lancia e perfino una Multipla, le Ferrari più belle sono state applaudite dai fans. Con Pininfarina (accompagnato dal capo del centro Studi Ramacciotti, dalla figlia Lorenza e dalla moglie Giorgia) è stato festeggiato Piero Ferrari, in rappresentanza della casa madre. Sette concept Ferrari-Pininfarina, con la Rossa in testa, sono sfilate sul palco d'onore e il presidente del¬ l'azienda di Grugliasco le ha «raccontate» tutte, dedicando a ciascuna un aneddoto curioso o divertente. «Le linee cosi belle? In qualche caso sono nate per caso: oggi si lavora al computer, una volta invece nascevano su carta e poi si dovevano testare per strada. L'ho fatto, personalmente, molte volte. Se qualche dettaglio ai 200 l'ora volava via, meglio cambiare...». Succedeva di rado. Dopo i prototipi, in passerella sono salite altre 32 Ferrari «firma¬ te», compresa la bella 550 Barchetta che Maranello ha voluto battezzare proprio Pininfarina: omaggio affettuoso a ima straordinaria collaborazione. Un felice destino ha fatto coincidere il trionfo mondiale di Schumacher e del Cavallino con l'ultima giornata di kermesse a Pebble Beach. Così tra i prototipi in mostra al «Concours d'Elegance», domenica nel regno di Tiger Woods sono volati sguardi speciali d'ammirazione per le tante «rosse» esposte, in particolare per la seducente Ferrari 212 Inter Cabriolet (nera) messa a disposizione da Bob Lee, promotore dei «Pininfarina Days» americani che hanno impegnato l'ingegnere torinese (giurato d'elite tra i Vip di tutto il mondo) in un tour de force di dibattiti e conferenze. Lo stile italiano, a Pebble Beach, è stato rappresentato anche da Fabrizio Giugiaro (lui pure in giuria) che ha portato in vetrina due saggi dell'Italdesign: la recente cabriolet Twenty Twenty e il singolare Touareg con struttura tubolare in vista. Tanto Made in Italy brilla in California. aja&ABMHIMgHaMflMro^mfff^^ftK^»*'^ La Speed Six del 1928 e la Continental «te Mans Series»: passato e presente della Bentley