I commissario Freud indaga a Copacabana di Maurizio Assalto

I commissario Freud indaga a Copacabana ROMANZO-RIVELAZIONE DEL BRASILIANO GARCIA-ROZA, TEORICO DELLA PSICANALISI CHE A 60 ANNI SI SCOPRE GIALLISTA I commissario Freud indaga a Copacabana Maurizio Assalto DALLA cima del Corcovado-il cono di roccia e vegetazione tropicale raffigurato in tutti i dépliant di Rio de Janeiro, quello su cui svetta il colossale Cristo Redentore che dal 1931 sorveglia (ma non redime) una delle megalopoli più febbrili e peccaminose del pianeta - il quartiere-mito di Copacabana appare come una sottile striscia bianca, intarsiata fra l'azzurro-verde dell'oceano e il verde cupo dei morros a ridosso della costa. In quel microcosmo lungo all'incirca quattro chilometri e profondo meno di uno può accadere che un bambino scompaia nel nulla mentre si accompagna a un commissario nella trafficatissima avenida Atlàntica, che un altro bambino sia bruciato vivo davanti a un albergo di lusso, che un altro commissario venga pestato in una galleria in pieno centro, che un killer professionista si aggiri dove vuole e colpisca a viso scoperto. È tutto in questo spazio un po' claustrofobico, percorso compulsivamente da un capo all'altro, a piedi e in auto, con rari sconfinamenti nella contigua Ipanema o al Gatete, che si addensa l'intrico di uno straordinario giallo del brasiliano Luiz Alfredo Garcia-Roza. L'editore Rizzoli, che lo pubblica nella agile traduzione di Adelina Aletti, punta molto sul fascino carioca, con la sagoma scura del morrò do Corcovado in copertina, a fare da sfondo al titolo - un po' insulso - Il teorama di Rio (pagine 249, lire 28 mila). Ma nel libro di Garcia-Roza la città cartolinesca è assente, poche concessioni alla malia dei luoghi, niente frutti tropicali e churrascarìas e caipirinhas, bensì dura realtà metropolitana, caseggiati popolali, educatori di strada e polizia corrotta, birra, hamburger e patatine. .11 titolo originale, poi, è ben più ricco di sottintesi: Achados e perdidos, corrispondente capovolto dell'inglese «lost fr found», è l'insegna che si incontra, dai grandi magazzini agli aeroporti, davanti a tutti gli uffici oggetti smarriti, ina è anche un'insinuante allusione al destmo dei personaggi che si incrociano nel romanzo. La storia prende l'avvio come una staffetta, in cui il «testimone» è rappresentato da un portafoglio che dalle tasche di un vecchio commissario in pensione, Vieira, uscito ubriaco da un ristorante con la prostituta Magali, sua amante, finisco accidentalmente nelle mani di un menino de ma che dorme in uno scatolone, e quindi, alleggerito delle banconote, in quelle di un balordo che comincia a servirsi del tesserino da poliziotto per sequestrare droga ai piccoli spacciatori e rivenderla a prezzo ribassato. Intanto Magali è stata trovata uccisa nel suo monolocale, con la testa'infilata in un sacchetto di plastica, le braccia avvinte alla spalliera del letto e i piedi legati con una cintura di cuoio appartenente proprio a Vieira, che diventa il primo indiziato. Dieci pagine e il congegno narrativo è ben delineato, tutti gli elementi in campo, il lettore catturato. L'autore è un giallista molto particolare, che tre anni fa usciva nelle librerie brasiliane con questo romanzo e contemporaneamente con un severo saggio su Palavra e Verdade, Parola e verità. Professore di Teoria psicanalitica alTUniversidade Federai do Rio de Janeirof specialista nel campo dell'analisi freudiana, Garcia-Roza si è scoperto romanziere alle soglie dei sessant'anni (adesso ne'ha 65): con un amico avvocato ha cominciato a girare tra i commissariati e l'Istituto di Medicina legale, e subito si è messo a scrivere con la maturità, il piglio, la sicurezza di un Chandler o di uno Hammet (due dei suoi auctores, sebbene il suo «eroe» abbia poco in comune con Philip Marlowe e Sam Spade). Tre polizieschi finora (questo è il secondo, anche gli altri usciranno da Rizzoli), lusinghiero successo in patria, finché un anno fa si è accorto di lui il JVew York Times, attirando l'attenzione degli editori stranieri. Protagonista dei gialli di GarciaRoza è il quarantenne commissario Espinosa, 12" Distretto di ma Hilàrio Gouveia: chiamato così in omaggio a uno dei maestri del razionalismo moderno, Baruch Spinoza. Ma, sotto la superficie logica, il poliziotto coltiva una insidiosa tendenza alla fantasticheria, che qualche volta lo svia dalle indagini, facendogli smarrire il contatto con i dati reali, e qualche volta lo aiuta a integrarne l'insufficienza, avvicinandolo tortuosamente alla verità. Espinosa non ha mai sopportato le maniere grossolane dell'ex collega Vieira (lui è tutto l'opposto: colto, problematico, introverso), ma è convinto fin dal principio - più di quanto non sia l'interessato, afflitto da una perdurante «amnesia etilica» - che con la fine di Magali non c'entri nulla. Nella precaria collaborazione fra i due, la vicenda si allarga per cerchi concentrici, sullo sfondo di una boccheggiante Rio che si prepara alla festività di fine anno fra puntate in spiaggia e improvvisi acquazzoni estivi. Gli omicidi si susseguono, il mistero si complica, ma più che per la trama gialla, densa e incalzante, la scrittura di Garcia-Roza affascma per la capacità di scandagliare a fondo le situazioni e i personaggi, spalancando voragini sulla loro psiche. Sulla disperata veccliiaia di Vieira, vedovo consolabile ma profondamente solo, che non smette di bere perché altrimenti gli rimarrebbero solo il cibo e il sesso, e il primo sa che presto o tardi gli verrà limitato da un medico, mentre il secondo sospetta che abbia i giorni contati. Sull'ansia di riscatto sociale dell'ambigua Fior dal nome amadiano, una prostituta amica dell'uccisa che si offre in eredità a Vieira, «bellezza indigena con echi asiatici e la forza dell'ancestralità», ossessionata dalla cura del proprio corpo e dalla necessità di sedurre. Sulle melanconie di Espinosa, orfano presto e divorziato da tempo, che ogni anno, all'approssimarsi del Natale, diventa più sensibile («niente a che vedere con la religiosità, quanto piuttosto con un libro che aveva letto da bambino e con i film americani»), e trova infine conforto nel rapporto tenero e esitante con la giovane Kika. Garcia-Roza è convinto assertore della superiorità della letteratura sulla psicanalisi: «Questa pretende sempre di mettere ordine nella realtà estema e nel soggetto, la narrativa invece possiede un potenziale liberatorio di infrangere le regole». È qualche cosa che «guarda avanti, producendo 0 nuovo, mentre la teoria guarda all'indietro, tentando di catturarlo entro schemi e spiegazioni». Il teorema di Rio ha un finale palpitante: i due commissari e il killer chiusi al buio in un ascensore che sale, e nessuno può sparare per primo per non rischiare di colpire l'amico o per non rivelare la propria posizione, e pure lutti sanno che qualcosa dovrà accadere prima che le porte si spalanchmo... Che poi non è il vero finale, perché l'ultima pagina riserva ancora un colpo di scena, e il giallo si scioglie ritornando in un certo senso al punto di partenza. In mezzo c'è stata una striscia di delitti, si sono intuiti sporchi giochi e sfiorati turpi segreti, ma tutto è stato conseguenza di un accidente imponderabile, che ha origmato una «logica» catena di equivoci. La vita non segue le regole, ma questola psicanalisi non può capirlo. Una prostituta uccisa nel suo monolocale, un bambino bruciato vivo per strada, i giochi sporchi della polizia corrotta, un poliziotto colto e melanconico, un ex poliziotto alcolizzato Il libro cattura per la capacità di scandagliare le ansie e la solitudine di uomini e donne Una catena di omicidi (e di equivoci) nella Rio accaldata che si prepara al Natale La spiaggia di Copacabana, con l'avenida Atlàntica e a destra il profilo del Pan di Zucchero. A lato Luiz Alfredo Garcla-Roza